lunedì 7 marzo 2011

Il Collezionista di Ossa: un inquietante mistero nella Roma di oggi




Tutte le foto e le ricostruzioni sono prese dalla trasmissione televisiva di Rai 3 "Chi l'ha visto)


Il tutto inizia il 26 luglio 2007 quando… Anzi, no, la storia in verità comincia qualche anno prima…

Il signor Libero Ricci  è un pensionato di 77 anni che vive nella zona Portuense alla Magliana. Tutte le mattine è abituato a fare una passeggiata. Il 31 ottobre 2003, però, verso le 10 del mattino, scompare misteriosamente nel nulla.
Già di per sé ciò sarebbe un mistero: eppure, persone che scompaiono, anzi che svaniscono, ve ne sono in quantità incredibile. Bambini, adulti, anziani. Per i primi possiamo ipotizzare un rapimento, per i secondi una fuga volontaria, ma gli anziani come fanno a sparire così? Qualche demente potrà perdere la strada ma quanti chilometri potrà fare? Eppure, pare che le risorse umane siano molteplici: poiché anche gli anziani, nonostante gli acciacchi, la mancanza di soldi, il disinteresse che il prossimo prova nei loro confronti, sono capaci di scomparire in questo orizzonte oscuro.

Il 27 luglio 2007 scoppia un incendio in via Pescaglia, zona della Magliana: sono le 15:30. Si tratta di un canneto, una zona brulla e selvaggia sulla quale si affacciano diversi palazzi. Roma è fatta così: ti abbacina sorprendendoti con la meravigliosa Fontana di Trevi e ti sgomenta per l’incuria dei suoi quartieri periferici. Comunque, arrivano i vigili del fuoco, domano con i loro potenti getti d’acqua le fiamme, quindi scendono a perlustrare la zona. Trovano un marsupio all’interno del quale rinvengono delle chiavi e un portafogli. Nel portafogli c’è un documento. Poco più in là, a ridosso di un muro trovano qualcosa che non avrebbero invece dovuto trovare in quel luogo: uno scheletro. Chiaramente, certamente, incontrovertibilmente umano.
Arriva la polizia, arriva il medico legale, arriva la scientifica. Anche se il teschio è spostato di qualche metro, forse per via dei getti d’acqua che lo hanno spostato, il resto delle ossa mantengono i loro normali rapporti anatomici. Il medico legale stabilisce che si tratta di un singolo individuo poiché non vi sono ossa in sovrannumero.
Intanto, analizzando il documento, si scopre che appartiene a un tale Libero Ricci. Una rapida ricerca e si viene a sapere che un certo Libero Ricci è effettivamente scomparso più o meno in zona, il 31 ottobre 2003.
La quadratura del cerchio. Il povero signor Ricci è stato ritrovato, non può che essere di lui lo scheletro in questione, tanto più che la chiave rinvenuta apre l’uscio della sua abitazione.
Viene comunicata la notizia ai familiari. Questi trovano assai strano che il loro congiunto sia andato a finire in quel canneto, cosa doveva andarci a fare? Come ci sarebbe arrivato poi? Eppure, per qualche oscuro motivo, quella mattina è sceso in quel canneto, si è portato sotto quel muro e vi ha trovato la morte. Lo si può seppellire. Ma i familiari trovano strana un’altra faccenda, ovvero che i vestiti e le scarpe rinvenuti, o meglio quel che ne è restato dopo l’incendio, non corrispondono  a quelli indossati dal signor Ricci il giorno della sua scomparsa. Voglio vederci chiaro, e chiedono la prova del DNA. Il giudice trova giusta la richiesta e l’accorda.
Sembrerebbe un’ esame di routine, quello scheletro, vestiti o meno, appartiene allo scomparso Ricci. Lo dice la logica: il marsupio è suo, lo scheletro è lì, lui è scomparso proprio in quei luoghi… Andiamo!
La genetista che deve eseguire l’esame crede alla solita routine: il riconoscimento, anzi l’attribuzione di una identità a un mucchio di ossa.
La polizia, nel frattempo, ha stabilito che l’incendio molto probabilmente è stata di origine dolosa. Dei ragazzini che hanno giocato con i fiammiferi, se li pesco!

Ci sono tanti problemi in quell’estate romana più urgenti, lo scheletro del signor Ricci non è fra le priorità.
La genetista, con i suoi moderni alambicchi, intanto lavora alacremente. Ha da confrontare il DNA dello scheletro con quello dei figlio del signor Ricci, Claudio. Ma ecco che succede un’altra volta! A una genetista certe cose accadono, e anche spesso, sono imbarazzanti ma accadono. I due DNA non corrispondono. Magari, Claudio non lo sa, ma Libero non era il suo papà biologico. Insomma, lo pensi, no? È una possibilità. Proviamo con il DNA della sorella di Claudio.

Intanto a Roma la solita routine: spaccio, furti, omicidi… il consueto stress, mai che succeda nulla di nuovo o di diverso!
Ma qualcosa di nuovo e di diverso accade alla genetista: neppure il DNA della figlia corrisponde con quello del signor Ricci! Insomma, o il pover’uomo era un becco felice, o i figli erano adottati e non lo sapevano oppure… lo scheletro non è quello di Libero Ricci. Questa ultima possibilità appare alla genetista l’ipotesi più probabile.

Quando al giudice arrivano i risultati fa un salto sulla sedia:
“Come non è lui?”
“Non è lui” insiste la scienziata.
“Non si starà sbagliando?”
“Non penso proprio, però proviamo con altro reperto osseo, poi le farò sapere, ok?”
“Ok!”

Mentre le volanti sono impegnate a pattugliare, inseguire, scortare, la genetista nel suo laboratorio moderno crede di essere precipitata nell’antro di un romanzo gotico di Mary Shelley.
“Allora, questi risultati?”
“Ce li ho signor giudice, ce li ho!”
“È il signor Ricci oppure no?”.
“No!”
“Va beh, rassegnamoci, non è lui. Comunichiamolo alla famiglia e cerchiamo di capire chi era quel poveraccio!”
“Quale poveraccio?” chiede la genetista.
“Di chi stiamo parlando? Dello scheletro, no?”
“Allora dovrebbe dire, quella poveraccia.”
“Ma come, non si tratta neppure di un uomo?”
“No, signor giudice, non si tratta di un uomo. E neppure di una donna.”
“Ma cosa farnetica?”
“Farnetico che prima era un uomo e poi è diventato una donna.”
“Lei ha bisogno di una vacanza! Non capisco un’acca di ciò che mi sta dicendo!”
“Le sto dicendo” risponde la scienziata con pazienza “che il primo esame del DNA corrispondeva a quello di un uomo, il secondo a quello di una donna.”
Il giudice osserva sbigottito la signora che le sta di fronte, poi il suo sguardo si fa serio: “Credo che dovrebbe eseguire un terzo test!”
 “Perché immaginavo che me l’avrebbe chiesto?” replica la donna.

Roma; Roma e i suoi misteri insoluti e controversi; la scomparsa di Emanuela Orlandi; il delitto dell’Olgiata; l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Però, tutto sommato, misteri comuni: gente che scompare e donne che vengono uccise. Non si trova il colpevole, ma si tratta comunque di crimini normali.
Ma la nostra genetista non è dello stesso avviso…

“Dunque, cosa mi dice: uomo o donna?”
“Donna”
“Visto che abbiamo fatto bene a ordinare un terzo test?” esclama il giudice con fare comprensivo e paterno.
“Certo, certo” si affretta a confermare la genetista.
“Ora dovremo cercare di capire chi era questa donna!” sospira il giudice.
“Quale donna?”
Il giudice squadra la scienziata con un certo timore: “Cosa diavolo vorrebbe dire? Se ne sta uscendo con un’altra bizzarria? Stiamo parlando sempre dello scheletro rinvenuto alla Magliana, spero.”
“Ah, ecco!”
“Perché cosa aveva capito? Dicevo, bisognerà indagare per sapere a chi appartengono quelle povere ossa. Dare un nome a questa donna”
“Ripeto: a quale donna? Perché egregio signor giudice: il primo test ha stabilito che il DNA era maschile, il secondo è risultato femminile, il terzo è risultato ugualmente femminile ma di un soggetto diverso. Vuole che ne faccia un quarto e un quinto?”
Ed è proprio così che è andata a finire: vengono eseguiti altri due test che risulteranno l’uno maschile e l’altro femminile, ma con un corredo genetico diverso da quelli estrapolati dai precedenti test.

Alla nostra genetista le gira la testa. Non sa più che pensare: è andata in stato confusionale. Ma arriva il settimo cavalleggero sotto le sembianze di un antropologo, il quale sollecitato a dare un parere su quelle ossa, come le vede esclama: “Cosa è un nuovo gioco di società?”
“Cosa vuoi dire” chiede la scienziata.
“Cos’è un puzzle? Mi state facendo un test attitudinale?”
“Non ti capisco”
L’uomo si avvicina al tavolo anatomico e fa: “Quest’osso appartiene a una femmina; questo a un maschio; questo a un altro maschio; questa una femmina; quest’altro pure…”
La genetista non crede alle sue orecchie! Non avrebbe mai sospettato che la felicità potesse essere racchiusa nelle parole di un antropologo che gioca con un mucchio di ossa.

Nonostante l’occhio esperto dell’antropologo abbiano confermato i test della genetista, il giudice vuole sapere se è possibile stabilire l’epoca della morte dei singoli soggetti e l’età approssimativa. Perché i giudici sono così, sono tignosi quando ci si mettono.

“Ci vorrebbe un mago” fa la genetista.
“Oppure una maga” suggerisce l’antropologo.
“Lo dici come se ne conoscessi per davvero una”
“Infatti, ne conosco una” risponde l’uomo prendendola di sorpresa.

A Napoli sono maestri nella contraffazione: imitano le grandi firme con vera perizia tanto che pure il falso è diventato d’autore ed ha un suo costo. Ma è proprio nel regno del falso che si trova la tana del vero. Un laboratorio di fisica, dal nome evocativo di Circe, proprio come la maga dell’Odissea, studia con eccellenza il decadimento del Carbonio 14 (14C) nell’atmosfera. Tutti gli esseri viventi hanno una concentrazione di 14C che è uguale a quella presente nell’atmosfera. Alla loro morte, il processo termina. Quindi, sapendo la concentrazione atmosferica di 14C in un determinato lasso di tempo è possibile sapere approssimativamente l’età della morte di un essere vivente. Considerando che gli esperimenti nucleari nel dopoguera hanno elevato questa concentrazione, la datazione ai nostri giorni è più precisa. Ed ecco cosa hanno stabilito gli scienziati del Circe, la genetista e l’antropologo:

Lo scheletro è composto da cinque individui: 3 femmine (F1, F2, F3) e 2 maschi (M1,M2).


Età al momento della  morte
Epoca della morte
F1
45/55 anni
Novembre 2002/Novembre2006
F2
20/35 anni
Novembre 1992/Febbraio 1998
F3
35/45 anni
Aprile 1995/Dicembre 2000
M1
40/50 anni
Febbraio 2002/Ottobre 2006
M2
25/40 anni
Febbraio 1986/Ottobre 1989
tabella 1



Catalogando cronologicamente per epoca della morte avremo




Età al momento della  morte
Epoca della morte
M2
25/40 anni
Febbraio 1986/Ottobre 1989
F2
20/35 anni
Novembre 1992/Febbraio 1998
F3
35/45 anni
Aprile 1995/Dicembre 2000
M1
40/50 anni
Febbraio 2002/Ottobre 2006
F1
45/55 anni
Novembre 2002/Novembre2006
tabella 2



Catalogando per età dal più giovane al più vecchio avremo


Età al momento della  morte
Epoca della morte
F2
20/35 anni
Novembre 1992/Febbraio 1998
M2
25/40 anni
Febbraio 1986/Ottobre 1989
F3
35/45 anni
Aprile 1995/Dicembre 2000
M1
40/50 anni
Febbraio 2002/Ottobre 2006
F1
45/55 anni
Novembre 2002/Novembre2006
tabella 3



Vediamo in dettaglio la composizione dello scheletro


Reperti anatomici corrispondenti
Particolarità
F1
Teschio, vertebre ed emicostato dx
Denti usurati
Esiti di fratture costali.
Il dna mitocondriale risulta appartenere a una parente della mamma di Libero Ricci
F2
Tibia dx

F3
Fibula dx

M1
Scapola e arto superiore dx

M2
Femore destro

tabella 4

La cosa strana, inquietante, assurda è che nessuna delle ossa analizzate risulta appartenere a Libero Ricci! Tuttavia, non tutte le ossa sono state sottoposte all’esame del DNA. Ma un fatto ancora più oscuro, indecifrabile, enigmatico è che l’esame del DNA mitocondriale ha stabilito che F1 sarebbe in rapporto di parentela con la mamma di Libero Ricci: la signora Rebecca Moscato, morta nel 1987!

 F1: sovrapponibile a M1 per età ed epoca della morte. Sono quelli più recenti come epoca della morte. Ma i più vecchi come età all'epoca della morte.

F2 - Le ossa dell'individuo più giovane 



F3 - La fibula o perone dx appartiene a lei. Chissà se per simmetria anche il sn era suo


M1 - Potrebbe essere  morto per cause naturali o essere stato ucciso più o meno all'epoca della scomparsa di Libero Ricci, Così come F1

M2 - Il più vecchio come epoca della morte ma giovane come età al momento della morte

In questo schema vengono ben rappresentati i veri segmenti ossei cadavere per cadavere. Il lato sinistro dello scheletro è tutto da valutare. Quasi macabre sorprese ci aspettano ancora?

Da notare l'estremo grado di combustione delle ossa. Mancano mani e piedi. 

Vediamo adesso di tracciare un’analisi criminologica del caso
Propongo innanzitutto la sequenza temporale degli eventi.

Catena degli eventi

Incendio del canneto
È
Ritrovamento del marsupio con documento di L.R.
È
Rinvenimento dello scheletro
È
Richiesta prova del DNA da parte del figlio di L.R.
È
Scoperta che lo scheletro è composto da ossa di diversi individui

La cascata degli eventi è stata innescata da un incendio. Orbene, se tale incendio è scoppiato per combustione spontanea gli eventi si sono succeduti tutti in maniera casuale, se però l’incendio è di origine dolosa forse questi avvenimenti sono stati pilotati.
Partiamo dall’incendio del canneto: abbiamo detto, doloso o casuale? Parrebbe doloso. Ma lo scopo era quello di far rinvenire lo scheletro? A pensarci bene appare un po’ strano perché le ossa per poco non sono rimaste carbonizzate, infatti l’emisoma sinistro dello scheletro è molto danneggiato dalle fiamme. Però possiamo anche credere che il tipo non abbia saputo gestire bene l’incendio. Sia andato al di là delle sue intenzioni. Per capirlo forse bisognerebbe comprendere se lo scheletro era in qualche modo protetto da una barriera che però non ha funzionato.
Lo scheletro viene composto praticamente a ridosso di alcune abitazioni in un canneto. Strano posto a dire il vero. Poteva qualcuno scorgere l’autore? Oppure le canne erano talmente alte da nasconderlo alla vista? Parrebbe di sì, dal momento che il collezionista ha comunque attuato il suo delirio senza che nessuno lo abbia mai notato. Ma perché andare a fare questo lavoro all’aperto? Perché ricostruire uno scheletro intero in mezzo a delle sterpaglie? Non sembrerebbe logico che lo abbia fatto già con l’idea di appiccare poi un incendio in modo da far scoprire il suo capolavoro? Se rispondiamo affermativamente a questa domanda dobbiamo spingerci oltre: dove voleva arrivare? Quanto tempo prima ha attuato il suo piano, quando ha iniziato a comporre lo scheletro? Mi chiedo, se quelle ossa fossero appartenuto veramente a Libero Ricci, in quattro anni le forze della natura non avrebbero sconvolto il disegno originale del suo scheletro? Voglio dire, l’erba che cresce, la pioggia che scava la terra, gli animali che transitano, non ne avrebbero sovvertito l’ordine anatomico? Tali presupposti non dovrebbero valere anche per chi ha costruito questo scheletro? Se lo avesse lasciato lì da molto tempo tali forze non avrebbero agito anche sulla sua macabra costruzione? Ma noi abbiamo trovato lo scheletro in maniera ordinata. Allora, forse, egli vi andava spesso e aggiustava le proporzioni aggiungendovi di volta in volta nuovi elementi. Però, così non rischiava di essere avvistato prima o poi? Tuttavia, la mancanza delle dita delle mani e quella dei piedi suggerirebbe che l’architettura era in fase di elaborazione.
Insomma,vi sono elementi che porterebbero a concludere che il collezionista non è l’autore dell’incendio mentre altri fattori farebbe presupporre di sì. Una cosa è certa: il muro pare sia stato costruito nel 2001, prima di allora sicuramente lo scheletro non c’era.

Scoperta dei documenti di Libero Ricci. Se il rinvenimento dello scheletro non sappiamo se attribuirlo ad una volontà, cosa ne pensiamo del marsupio del Ricci ritrovato a pochi metri dallo scheletro? Si trovava lì per caso? Sinceramente si fa fatica a pensarlo. Possibile che il collezionista si trova lì a comporre il suo bello scheletro e non abbia mai notato questo oggetto, non abbia avuto la curiosità di vedere cosa contenesse? Per lavorare bene deve aver creato un “campo operatorio”, cioè ripulito dalle sterpaglie una fascia abbastanza grande da contenere lo scheletro. Si è mosso parecchio per comporlo. Il marsupio era lì. Deve averlo visto.
Ma a domanda inquietante è un’altra: che ci faceva il marsupio di Ricci vicino allo scheletro? E soprattutto, dov’è finito Libero Ricci? Ovvio che si pensi che il collezionista possa aver avuto qualcosa a che fare con la sua scomparsa, tanto più che apprendiamo che F1 aveva un rapporto di parentela con la madre di Ricci. Insomma, gli oggetti personali di un tizio scomparso si trovano a pochi metri da uno scheletro composto da persone forse anch’esse scomparse… la cosa fa venire i brividi. Quante probabilità c’erano che i documenti di Ricci andassero a finire per puro caso proprio vicino al teschio di una sua parente, della quale tra l’altro nulla sappiamo se non che sarebbe deceduta poco prima o poco dopo la sua stessa scomparsa? Non sono un matematico ma penso siamo nel’’ordine di una cifra con tanti zeri. Molto più facile, e statisticamente più credibile, che il collezionista abbia posizionato lì i documenti al fine di farli rinvenire insieme allo scheletro Ma dove li ha presi? E perché farli ritrovare? Comunque, se lui voleva far trovare i documenti di Ricci, deve aver fatto in modo che il fuoco non li distruggesse, come infatti è accaduto. La medesima cosa doveva averla programmata anche per lo scheletro. Tuttavia, per poco il suo piano non andava in fumo, è proprio il caso di dirlo.

Sino ad ora la catena degli eventi si è svolta come ha voluto lui: incendio, rinvenimento dello scheletro. Già, ma si accontenta di questo? Far trovare il suo capolavoro e basta? Non vorrà anche stimolare la polizia a fare l’analisi del DNA? Deve essersi chiesto se la scientifica sarebbe stata così brava da capire che lo scheletro era una composizione di più cadaveri. Magari arriveranno a stabilire il sesso basandosi sulla forma del bacino ma anche se giungono comprendere questo perché fare l’esame del DNA? Oppure, forse lo eseguiranno ugualmente ma non potendolo confrontare non arriveranno a nessun risultato. Anzi, forse non effettueranno neppure il test se non c’è un bel niente da confrontare. Allora, ecco l’idea: porrà dei documenti vicino allo scheletro così da indurre la polizia a farlo questo benedetto test del DNA per capire se il proprietario del documento è il medesimo dello scheletro. Ma forse non aveva previsto che proprio la presenza del documento stava per evitare la prova del DNA. O forse sì, per cui ha lasciato degli indumenti che non appartenevano a Libero Ricci in modo da indurre i familiari a dubitare delle certezze della polizia. Cosa che poi è accaduta.
Comunque, state pur certi che nessun osso dello scheletro appartiene a Libero Ricci. Infatti, se la prova del DNA avesse dato esito positivo nell’attribuzione della sua identificazione altri test non sarebbero stati effettuati. E nessuno si sarebbe accorto che quelle ossa appartenevano come minimo a cinque individui diversi. Ma il test del DNA ha dato un risultato negativo per cui è stato  effettuato un ulteriore esame… Era ciò nelle sue previsioni?
La catena degli eventi, dunque si è verificata proprio come l’ha programmata lui. Rimangono però delle domande inquietanti: chi sono questi cadaveri? Chi erano in vita? Dove ha preso le loro ossa? Soprattutto, chi è questo individuo e cosa vuole?

Pare che le ossa non contenessero particella di legno e zinco e che siano presenti anche tracce di morsi di roditori. Questo porterebbe a pensare che il materiale non provenga da tombe profanate. Insomma, i soggetti se li sarebbe procurati personalmente  quando erano in vita. Siamo forse in presenza di un serial killer? Se analizziamo la tabelle 2 e 3, noteremo infatti che gli individui più giovani sono anche quelli che sono morti prima. Come se, trovandoci di fronte a un aggressore, con il passare dell'età ha scelto individui meno giovani perché anche lui era meno in vigore. Inoltre, fra il 2002 e il 2006 la frequenza aumenta, e non sappiamo se in questo lasso di tempo anche Libero Ricci sia stata una sua vittima. 

Mi chiedo chi possa essere la donna apparentata con i Ricci. Sarebbe deceduta fra il 2002 e il 2006. Un arco temporale di 4 anni. Costei doveva essere di bassa estrazione sociale se non aveva modo di curarsi i denti nonostante non fosse una persona anziana, l’età oscilla infatti fra i 45/55 anni. Presenta fratture costali. E’ andata a corredare lo scheletro del collezionista. Ma i Ricci non ricordano una loro parente con tali requisiti. Forse perché pensano a una persona morta mentre loro credono sia ancora viva. Voglio dire, è scomparsa ma non sanno che è scomparsa. Pensano che si sia allontanata, abbia cambiato indirizzo o città. Infatti, il mio sospetto è che nella cerchia amicale e/o parentale dei Ricci che si potrebbe annidare tale psicopatico. Lo credo perché forse ha dato un suo contributo nel suggerire che il test del DNA andava effettuato. Perché certamente abita in quel quartiere. Perché pare implicato tanto nelle scomparsa di Libero Ricci quanto nella scomparsa o morte o profanazione della misteriosa F1.

La mattina che è scoppiato l’incendio lui era là a osservare la scena.
Quanto pericoloso è costui? Dove può arrivare? Che fine hanno fatto gli altri pezzi di cadavere non utilizzati? Quanti cadaveri sono stati usati? Quanta responsabilità ha nella loro morte?
Quanti di voi faranno sonni tranquilli dopo tutto questo?

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