martedì 16 dicembre 2014

LORIS ANDREA STIVAL: IL BAMBINO SCOMPARSO E RITROVATO - 3 parte - Il movente


La vittima, Loris Stival, anni 8

In questi giorni, in queste ore, i commenti sul delitto del povero Loris si concentrano su un probabile complice di Veronica Panarello. I più dicono che abitando gli Stival al terzo piano, essendo lei piccola e minuta, le sarebbe stato impossibile trasportare il corpo del bambino sino al piano terra. L'osservazione è pertinente ma solo per un motivo: sarebbe stato rischioso per lei scendere tutte le scale con il rischio che qualcuno del palazzo potesse sorprenderla in questa operazione. Presumo che non ci siano ascensori nel palazzo altrimenti tale dubbio non sarebbe venuto a nessuno.
Veronica pare che pesi 50 kg, non è che avrebbe dovuto sollevare qualcosa di peso equivalente. Il bambino era gracilino, sarà pesato una ventina di chili. Forse venticinque. Non è che avrebbe dovuto sollevare una montagna. Però, effettivamente poteva costituire un problema per lei ridiscender tre rampe di scale con un cadaverino. Quindi c'è davvero un complice? Ma neanche per sogno. le telecamere non hanno ravvisato altre persone entrare o uscire dal portone nei minuti in cui avveniva la tragedia. Allora? Come si sono svolti i fatti? L'ipotesi più probabile è che Veronica abbia ucciso il figlio proprio nel garage. Sono scesi insieme e una volta giunti alla macchina lo ha strangolato. 
Escludo un complice perché non vedo proprio chi poteva avere un interesse a sopprimere il bambino in correità con lei. Un amante? E perché un amante avrebbe dovuto aiutarla in un gesto tanto scellerato? che vantaggi ne avrebbe avuto? cosa ne avrebbe ricavato? 
In ogni caso non ci sono prove di un complice. Neanche i tabulati telefonici confermerebbero una tale ipotesi.

LE MANI LEGATE
La presunta assassina, Veronica Panarello, anni 26
Pare che il piccolo avesse le mani legate da una fascetta stringicavo, simile a una di quelle utilizzate per ucciderlo.Che utilità poteva avere legargli i polsi? Bisogna capire se ciò è avvenuto prima o dopo lo strangolamento, sempre che questo particolare corrisponde a verità. Se i polsi sono stati legati prima allora era per rendere il bambino del tutto inoffensivo, non dargli nessunissima possibilità di difesa. Ma non credo sia avvenuta una cosa del genere altrimenti forse Loris avrebbe urlato. Non sembra che nessuno abbia udito nulla. Questo non esclude che non abbia comunque urlato senza che nessuno lo abbia sentito. Invece, è molto più probabile che i polsi siano stati legati dopo lo strangolamento perché le braccia erano ciondoloni e davano fastidio, inoltre le mani così ravvicinate potevano rappresentare una valida maniglia per trasportare meglio il corpo.

IL CACCIATORE
Il cacciatore
Si sono fatte illazioni anche su Orazio Fidone, il cacciatore che ha scoperto il corpo. Pochi credono che abbia avuto un'intuizione, il dubbio è che qualcuno gli abbia dato un'imbeccata per cui lui sarebbe andato a colpo sicuro al Mulino Vecchio. Se così fosse stato non si capisce quale interesse avrebbe avuto l'uomo a non dichiararlo alla polizia. Tacere una simile informazione lo espone al rischio di favoreggiamento nei confronti di un assassino. E poi chi avrebbe dovuto imbeccarlo? Il presunto complice di Veronica? Ma se ha aiutato la donna nell'omicidio o nell'occultamento del cadavere perché poi si sarebbe prodigato per far scoprire il corpo con il serio rischio di venire scoperto? Ovviamente tutto questo non ha senso.

IL CASTELLO
Il movente
La verità è che non si vuole ammettere che Veronica ha fatto tutto da sola poiché non sembra "normale" che una madre possa decidere scientemente di sopprimere un proprio figlio. Ipotizzare un complice, trovare un movente in una probabile tresca amorosa dà più sollievo poiché ci libera dal pensiero che una madre possa compiere un gesto così sacrilego senza una vera ragione. Allora i nostri figli sono tutti in pericolo? Qualunque madre potrebbe compiere un gesto così crudele.
Ma è l'esatto contrario. Proprio la mancanza di un movente nella logica delle nostre azioni quotidiane rende questo caso unico. E' del tutto inutile cercare un movente plausibile poiché non esistono moventi plausibili. Veronica è prigioniera di un proprio castello fatto di paure, timori, ansie, depressioni, sogni, incubi, speranze costruito sulle fondamenta della sua esistenza, del suo vissuto. Noi certamente la rinchiuderemo in galera, molti la vorrebbero morta. Ma il dovere della società non è quello di punirla bensì di capirla. Noi dobbiamo entrare nel suo castello adesso, dove lei si è rifugiata, dove si nasconde e dove ha covato il delitto ai danni del figlio. Quando avremo capito la struttura di questo castello tenebroso, quando ne avremo varcato le porte, quando saremo entrati in tutte le stanze, solo allora potremo cercare di prevenire che altre madri possano uccidere con lucida follia i propri figli.
Entrare nel castello e tirare fuori Veronica è la parte più difficile di questo oscuro, tetro dramma.

domenica 14 dicembre 2014

LORIS ANDREA STIVAL: IL BAMBINO SCOMPARSO E RITROVATO - 2 parte - La premeditazione




Il caso dell’omicidio di Loris Stival, di anni 8, appare ormai risolto: abbiamo l’assassino, l’arma del delitto, il percorso effettuato. Ma non abbiamo il movente. Ad uccidere il bambino è stata la madre, Veronica Panarello, di anni 26. I sospetti, per quel che mi riguarda, erano immediatamente caduti su di lei per il fatto che non ritenevo possibile un rapimento in pieno centro urbano alle 8:30 del mattino nei pressi di una scuola in un paese dove tutti si conoscono.
A Veronica non crede più nessuno, neppure i suoi stessi familiari come dimostrano le intercettazioni telefoniche riportate dai vari mass media. A tal proposito mi domando se sia lecito pubblicare conversazioni private che dovrebbero far parte esclusivamente delle indagini.

LINEA TEMPORALE DELLA MORTE
Schema ripreso da Agenzia Ansa
In questo schema vengono messe a confronto la versione di Veronica e la ricostruzione degli inquirenti. Le contraddizioni sono evidenti.

L’ORA DEL DECESSO
L’ora della morte è stata stabilita fra le 10 e le 10:30. Però attenzione, stiamo parlando della morte biologica, ovvero della cessazione di ogni attività vitale. La morte cerebrale, in realtà, dovrebbe essere avvenuta prima, al momento in cui il bambino è stato strangolato. Quindi, tecnicamente quando Loris è stato gettato nel canale di scolo era ancora vivo anche se clinicamente morto. In sostanza, non era ancora cadavere quando è stato lasciato al Vecchio Mulino, è morto circa 30 minuti, un’ora dopo. Per cui la stima del medico legale circa l’ora del decesso, che si basa su varie considerazioni, tipo la temperatura corporea del cadavere, i processi putrefattivi, le macchie ipostatiche, non corrisponde all’ora in cui è avvenuto il delitto. L’assassino si è disfatto del corpo del bambino credendolo morto quando in realtà era ancora vivo, nel senso che il cervello era ormai privo di attività tuttavia il suo piccolo cuore batteva ancora.

LE TELECAMERE
Schema ripreso da Agenzia Ansa modificato dall'Autore
Le telecamere sparse per il paese vedono Veronica muoversi nei pressi di casa (in rosa), in località Vecchio Mulino (in azzurro) e a Donna Fugata (in giallo). Ma nessuna telecamera la inquadra nei pressi della scuola come lei sostiene di essere stata quella mattina.

OMICIDIO LORIS STIVAL VERSUS OMICIDIO SAMUELE LORENZI
Se prendiamo a paragone il delitto di Cogne con questo ravvisiamo degli elementi in comune e delle differenze che ci fanno comprendere come il primo forse è stato dovuto all’impeto del momento mentre questo appare molto premeditato.  

ARMA DEL DELITTO E MODALITÀ OMICIDIARIE
La Franzoni ha utilizzato un oggetto contundente per uccidere il proprio figlio infliggendogli 17 colpi che lo hanno devastato sporcando l’intera camera di sangue e materia cerebrale. Lei era ancora in pigiama. La Panarello invece si è servita di una fascetta stringicavo per fili elettrici. Era vestita. Nel primo caso sembra proprio che la donna fosse incapace di intendere e volere al momento del fatto poiché se avesse premeditato il delitto lo avrebbe effettuato in maniera più pulita. Insomma, la Franzoni ha utilizzato la prima cosa a portata di mano ed ha infierito contro il bambino.
In questo caso, invece, aver usato una fascetta stringicavo fa pensare alla premeditazione. L’oggetto, così come una pistola, va armato, nel senso che per utilizzarlo va prima infilato un capo nell’occhiello apposito, quindi bisogna stringere.
Come si arma una fascetta. Queste sono piccole  ve ne sono di diverse misure.
Per cui tale operazione non è compatibile con un momento di rabbia. Inoltre, porre il cappio attorno al collo del bambino fa pensare a un inganno da parte dell’assassina. Loris aveva 8 anni, quindi avrebbe potuto opporre un minino di resistenza. Bisogna vedere se il cappio stringeva davanti, lateralmente o posteriormente. Se l’assassina si è posta dal di dietro ha infilato in modo veloce e di nascosto la fascetta attorno al collo del povero bambino. Un particolare in più per escludere un momento di obnubilazione dovuta alla rabbia.

PREMEDITAZIONE
Ma forse l’elemento che inchioda la donna alla premeditazione è aver parcheggiato l’auto nel garage. Alle 08:32 Veronica, Loris e l’altro figlio escono per andare alla macchina. Un minuto dopo, però, si vede ricomparire Loris che rientra. Dunque, questo bambino non è mai salito sull’auto di sua madre. Rientrando con nessuno in casa deve averlo fatto da solo. Dopo 17 minuti rientra anche Veronica. ATTENZIONE:la donna non parcheggia davanti casa, dove le telecamere fanno vedere che c’era posto, ma entra in casa, apre il garage e porta la macchina dentro. Quindi richiude la porta del garage. In sostanza il garage comunica con l’interno della casa. Come mai Veronica non aveva le chiavi del garage? Lei dice che è entrata nel garage passando dalla casa perché da mesi aveva smarrito le chiavi della saracinesca. Ma il marito la smentisce, le chiavi erano nella macchina insieme ad altre di casa. Quindi, queste chiavi sono state utilizzate da Loris perché potesse rientrare, e con queste che il bambino ha aperto il portone.
Veronica esce nuovamente alle ore 09:45 per recarsi a un corso di cucina a Donna Fugata. Rimane dunque in casa per 36 minuti, durante i quali uccide Loris. Domanda: se doveva nuovamente uscire perché infila la macchina in garage? La mette perché non si possa vedere mentre colloca il corpo del bambino nel bagagliaio, ovviamente. Ma quando ripone la macchina nel garage facendo anche diverse manovre Loris è ancora in casa vivo! Dunque, quando ha parcheggiato in garage ella già sapeva che avrebbe ucciso il figlio.
La telecamera A è quella che ha incastrato Veronica Panarello (fotogramma Ansa rielaborato dall'Autore)
Veduta di casa Stival dalla parte della telecamera A (da Google Maps, elaborazione originale dell'Autore)
Visuale aerea della telecamera A (da Google Maps, elaborazione originale dell'Autore)

Visuale telecamera A (da Google Maps, elaborazione originale dell'Autore)
AZIONI ANTE DELICTUM E POST DELICTUM
Ritornando a Cogne, non sappiamo se anche lì ci fu premeditazione poiché non conosciamo le azioni dell’assassina prima del delitto. Nel caso di Veronica, sì. Il bambino esce con la madre ma poi rientra subito dopo. Evidentemente, la madre ha già progettato il delitto poiché inganna il figlio. Lo fa uscire per non insospettirlo ma poi con qualche scusa lo fa rientrare subito dopo.
Le azioni post delictum in entrambi i delitti smentiscono che dopo l’omicidio le rispettive madri abbiano dimenticato cosa hanno fatto cancellando dai loro ricordi l’assassinio dei figli. In tutti e due i casi, infatti, si sono preoccupate di costruirsi un alibi. La Franzoni si è rivestita e lavata. Ma non si sa dove abbia messo i vestiti sporchi di sangue e l’arma del delitto, ragion per cui, in mancanza di questi elementi, che sembrano scomparsi nel nulla, potrebbero ancora sussistere dubbi sul fatto che sia stata veramente lei l’assassina di Samuele. Veronica, invece, si sbarazza del corpo del figlio e va a Donna Fugata per costruirsi un alibi.

LO SLIP E LO ZAINETTO
Loris è stato ritrovato completamente vestito ma senza slip. Come mai? L’idea è quella che Veronica abbia fin da subito pensato che doveva far credere a un rapimento da parte di un pedofilo assassino. Questo particolare la inchioda ancora di più alla premeditazione poiché se ella ha vestito il bambino prima del delitto senza mettergli lo slip significa che sapeva già cosa stava per fare. A meno che, dopo averlo strangolato, non lo ha spogliato e poi rivestito. Ma se aveva in animo di ucciderlo non aveva senso sobbarcarsi tutta questa ulteriore incombenza. Semplicemente quella mattina Loris non ha mai indossato nessuno slip.
Dello zainetto Veronica se ne è disfatto, molto probabilmente, nel tragitto fra Donna Fugata e Santa Croce Camerina perché nella fretta di liberarsi del cadavere ha dimenticato lo zainetto in macchina. Infatti, sarebbe stato logico farlo ritrovare dove ha lasciato il piccoletto. Probabilmente, mentre era al corso di cucina deve aver ripercorso mentalmente i suoi movimenti e si è ricordata dello zainetto.

MOVENTE
Solo lei lo conosce. Si tratta di un delitto premeditato ai danni di un proprio figlio. Non è la prima volta che una madre uccide un figlio per ragioni che non necessariamente hanno una motivazione nella malattia mentale. Certo, compiere un gesto così efferato non è da mente normale. Ci sono state madri che hanno sterminato i propri figli per futili motivi. In questo caso scoprire il perché sarà molto più difficile che scoprire il come.
Questo delitto entrerà negli annali della Cronaca Nera come uno dei più spietati omicidi di una madre ai danni di un proprio figlio.Veronica Panarello si è conquistato un posto d'onore nella storia del Crimine.

giovedì 4 dicembre 2014

LORIS ANDREA STIVAL: IL BAMBINO SCOMPARSO E RITROVATO - 1 parte - I sospetti


I FATTI
Santa Croce Camerina (Ragusa)
29  novembre 2014
Ore 8:35
La signora Veronica Panarello, 25 anni, accompagna il figlio Loris di anni 8 a scuola, che si trova in via Fratelli Cervi.

Ore 12:45
Veronica va a riprendere il figlio a scuola. Ma le viene comunicato che non è mai entrato. Gli insegnanti hanno creduto che fosse rimasto a casa. Scatta immediatamente l'allarme, vengono impiegati cani molecolari per la ricerca del piccolo.

Ore16:55, un cacciatore, tale Orazio Fidone, scopre il corpo del bambino a Scoglitti, in contrada Vecchio Mulino. Il corpo  è stato buttato in un canalone di cemento da un'altezza di circa 3 m.

L'autopsia stabilirà che il piccolo è stato strangolato con un filo tipo quelli di corrente.Non reca tracce di violenza sessuale. Non vengono rinvenuti gli slip né lo zaino. Il bambino però appare vestito.

INTERPRETAZIONE
Gli eventi mi hanno superato poiché fin dal primo momento i miei sospetti sono ricaduti sulla madre. Il motivo è abbastanza semplice. Non mi è mai parso probabile che un bambino venisse rapito alle 8:30 del mattino nei pressi di una scuola dove brulicano scolaretti, genitori, nonni e insegnanti. Quando porti un figlio a scuola puoi avere due possibilità: o arrivi in orario allora lo lasci insieme agli altri bambini, oppure giungi in ritardo, in questo caso lo accompagni sino all'entrata. Nella prima evenienza Loris avrebbe dovuto stare in un bel gruppo e come avrebbe potuto qualcuno avere l'audacia di intercettarlo e poi trascinarlo via? Nella seconda possibilità la madre avrebbe quanto meno dovuto accertarsi che il piccolo fosse veramente entrato a scuola. Comunque, per capire meglio la situazione ho fatto una ricerca sul paese in questione.


Il tragitto da casa Loris a scuola è di circa 850 m. Dalla scuola al luogo del ritrovamento del corpo ci sono circa 3,7 km. La madre dirà che dopo aver accompagnato i figli a scuola si è recata a Donna Fugata che, come si vede, è in direzione opposta a contrada Mulino Vecchio.
 Quello che balza subito agli occhi è che la scuola non si trova alla periferia del paese ma in pieno centro. Questo comune ha circa 10 mila abitanti, certamente si conoscono tutti fra loro. Nessuno ha visto Loris dopo che sarebbe stato lasciato nei pressi della scuola. Né è mai stato inquadrato da nessuna telecamera.

OMICIDIO E OCCULTAMENTO DEL CORPO
Secondo il medico legale la morte sarebbe avvenuto circa alle 09:30, quindi dopo un'ora che il bambino sarebbe stato lasciato a scuola. A parere degli inquirenti l'omicidio è avvenuto dove è stato scoperto il cadavere, almeno a quello che si legge dai giornali. Non sono d'accordo. L'omicidio deve essere avvenuto in un luogo chiuso, non certo all'aperto. Il fatto che il corpo sia stato buttato in piena campagna fa presumere che l'assassino avesse un problema, liberarsene il primo possibile. L'omicida non doveva avere un terreno di proprietà poiché altrimenti avrebbe potuto usarlo per seppellirlo. Tutto sommato, non è stato neppure portato molto lontato dall'abitato, questo farebbe presumere che l'assassino avesse necessità di un rapido rientro per non destare sospetti.

IL CACCIATORE
L'uomo che ha trovato il corpo al momento risulta l'unico indagato. Ovviamente gli investigatori hanno fatto bene a fare ciò poiché accade spesso che il testimone di un delitto risulta poi esserne l'autore. Orazio Fidone, come tutti, si è messo alla ricerca del bambino, ha ritenuto che quel posto potesse essere adatto per occultare un cadavere. Per gli inquirenti due sono le cose: o costui ha avuto una buona intuizione oppure è l'assassino. Bisogna dunque verificare la sua posizone.
Personalmente, se il bimbo veramente è stato rapito, reputo contraddittorio che un predatore scaltro e audace rapisca un bambino in pieno giorno e poi si tradisca in modo stupido facendo finta di aver trovato il corpo. Quest'uomo è del tutto estraneo alla famiglia, se ho ben capito, quindi nessuno sarebbe mai arrivato a pensare a lui. Quindi perché avrebbe dovuto progettare un buon rapimento e poi andarsi a ingarbugliare in questa maniera stupida quando non era neppure lontanamente nella rosa dei sospetti? 

LA MADRE
I dubbi su Veronica, ripeto, per parte mia, sono insorti perché trovo illogico che un rapitore agisca in pieno giorno davanti a una scuola affollata nel centro di un paese dove più o meno tutti si conoscono. Quindi, la prima cosa che avrei fatto è verificare se questo bambino sia mai veramente giunto a scuola. Ed è proprio ciò che gli investigatori stanno accertando. Al momento non c'è riscontro di ciò.
Tuttavia, la modalità dell'omicidio appare molto fredda, una madre non uccide strangolando il proprio figlio. Ma semmai sotto un impeto. Loris invece sembra essere stato freddamente giustiziato. Eppure, questa donna non esce dai miei sospetti. Potrebbe aver fatto finta di accompagnare il figlio a scuola poiché altri vedessero la macchina lungo il percorso ma con dentro il bambino forse già cadavere. Oppure, lo aveva lasciato forse vivo o forse morto a casa, dove è ritornata a riprendere il corpo dopo aver accompangato l'altro figlio di 4 anni alla ludoteca.
Il fatto che l'assassino lascia in fretta e furia il cadavere non distante dal paese farebbe pensare che non potesse tenerlo troppo a lungo con sé poiché gli necessitava crearsi un alibi che non richiedesse buchi di tempo troppo ampi. Quindi, compiuto l'omicidio immediatamente scatta la necessità di costruirsi un buon alibi. E' questa necessità sarebbe proprio della madre, se fosse lei l'omicida.

GLI SLIP E LO ZAINO
La mancanza dello slip ma la non avvenuta violenza sul bambino suggeriscono l'idea di un depistaggio, si vorrebbe far credere a una violenza o ad un tentativo di violenza da parte dell'assassino. Lo zaino verrà prima o poi ritrovato poiché potrebbe essere legato alla fretta da parte dell'omicida di liberarsi del corpo. Dopo aver lasciato il cadavere in contrada Vecchio Mulino, l'assassino riparte immediatamente via salvo rendersi conto in un secondo tempo di aver dimenticato di disfarsi dello zaino che è rimasto nell'auto. Per cui nel percorso fra il Vecchio Mulino e la nuova destinazione si disfa dell'oggetto. Quindi, probabilmente verrà ritrovato a metà strada fra il Vecchio Mulino e il paese, oppure, se è stata veramente la madre l'artefice di tutto questo, fra Donna Fugata e Santa Croce Camerina.

MOVENTE E ARMA DEL DELITTO

Fascetta da elettricista

Abbiamo detto che il bambino  non ha subito violenza sessuale. Quindi un rapitore perché avrebbe dovuto strangolarlo? L'aver usato una fascetta di plastica da elettricista appare un omicidio premeditato. Non sembra, sinceramente, in linea con un gesto impulsivo di una madre. Anche la stessa arma appare sofisticata. Più da predatore sessuale. Se vogliamo proprio pensare a un pedofilo assassino, la fascetta da elettricista è perfetta come arma per un delitto. Tuttavia, se la sua intenzione fosse stata quella della violenza, l'avrebbe usata per immobilizzare il bambino, stuprarlo e poi eventualmente ucciderlo. Invece, la fascetta è stata usata solo per strangolare il bambino. Non sembra ci sia mai stata intenzione di violenza da parte dell'assassino. Il che farebbe pensare a un movente che nulla ha a che vedere con una matrice sessuale. Ma fa anche pensare che il bambino non sembra essere stata una vittima casuale. Quindi perché ucciderlo? Una vendetta? Qualcuno ha suggerito che il piccolo Loris potrebbe aver visto qualcosa che non doveva vedere. Personalmente escludo una simile teoria perché farebbe presupporre un'organizzazione. Eppure, l'omicidio appare legato a un singolo autore. Più persone non avrebbero avuto bisogno di trovarsi un alibi in tutta fretta e di certo il bambino sarebbe stato occultato in maniera tale che difficilmente sarebbe stato ritrovato.
Al momento, per quanto possa sembrare abietto persino pensarlo, va indagata la madre. Poiché molte cose conducono a lei. Anche il fatto che l'omicidio è avvenuto quando il marito era fuori per lavoro, nei pressi di Roma per la precisione. Tuttavia, è difficile capire perché avrebbe dovuto uccidere un figlio e salvare l'altro. Ciò non toglie, a mio parere, che l'ipotesi di un rapitore non sembra molto proponibile per i motivi sopra esposti. Perché qualcuno avrebbe dovuto rischiare così tanto? Se lo avesse fatto, e se la vittima non era casuale, non c'era motivo di tentare goffamente di occultare il cadavere. Anzi, se voleva farlo ritrovare, lo metteva esposto. Invece, così come è stato ritrovato, sembrerebbe piuttosto un modo per prendere tempo. Più tempo possibile. Per questo non pare possibile che il cacciatore sia poi l'assassino.
Aspettiamo gli eventi e speriamo che il nostro sia stato un errore grossolano.







sabato 27 settembre 2014

DELITTO 1968: seconda parte. IL FIGLIO DELLA NOTTE: capitolo secondo. L’ENFANT PRODIGE.



Se Natalino ha mentito proteggendo l’assassino di sua madre lo possiamo ben definire un enfant prodige. Difatti questo bambino non avrebbe rilevato il vero nome dell’assassino né ai primi soccorritori, né a suo padre, né ai suoi parenti, né ai carabinieri, né ai giudici, né agli insegnanti, né agli istitutori del collegio dove poi è finito. A nessuno. Si è tenuto questo segreto per sé vincendo le resistenze di tutti. 
STEFANO MELE
Il padre di Natalino, abbiamo detto, non può essere stato l’omicida della propria moglie e del suo amante poiché la pistola con la quale avrebbe sparato ha continuato a mietere vittime sino al 1985 uccidendo in tutto 16 persone. L’assassino non ha utilizzato solo la medesima pistola ma anche gli stessi proiettili Winchester calibro. 22 L.R. prodotti prima del 1968. Per cui, se pure Stefano avesse ucciso gli amanti di Signa resterebbe da spiegare come l’arma e le relative cartucce siano poi passate ad un altro soggetto che guarda caso ha continuato a uccidere nelle stesse modalità dell’omicida di Signa. Infatti, il delitto del 1968 è identico agli altri commessi successivamente dal soggetto noto come Mostro di Firenze con la differenza che non ci sono state mutilazioni e pugnalate post mortem. Ma neppure nel 1982 e nel 1983 abbiamo la presenza di arma da punta e taglio. Allora neanche questi delitti sono da attribuire al MdF? Si obietterà che in questo caso l’assassino aveva delle buone ragioni per non utilizzare il coltello: nel 1982 non ha fatto in tempo perché sono arrivati subito delle persone, inoltre la macchina delle vittime era finita ai bordi di una strada trafficata; nel 1983 le vittime erano due maschi di nessun interesse per lui. Si sarebbe sbagliato scambiando uno dei due per una donna. E cosa ci impedisce di pensare che nel 1968 non ci sia stata una ragione che lo ha fatto desistere? Ricordiamoci come era la macchina al momento in cui è stata ritrovata dai carabinieri.

Posizione di Natalino nella macchina al momento dell'assalto (Elaborazione grafica originale dell'Autore)

Cosa possiamo dedure da questa situazione? La cosa più probabile è che l’assassino dopo aver ucciso i due amanti, con molta calma dopo aver manipolato la borsetta della donna, averla spostata, averle strappato con violenza la catenina, si accingeva forse a fare qualcosa sul cadavere di Lo Bianco che era sdraiato sul sedile del passeggero completamente reclinato. Sotto questo sedile erano le ciabattine di Natalino per cui il bambino non poteva arrivarci. Forse il bambino non sapeva neppure che fossero lì. Quindi l’SI (il Soggetto Ignoto) apre lo sportello posteriore sinistro per raggiungere meglio l’uomo. Può darsi che volesse rifilargli delle pugnalate sul collo, per cui gli veniva comodo agire da quello sportello. Oppure aveva altre intenzioni. In ogni caso ecco che come apre lo sportello con suo sbigottimento si ritrova questo bambino che dorme sdraiato sul divanetto posteriore con la testa rivolta verso di lui. A questo punto i piani dell’SI cambiano del tutto. Uccidere bambini non è nelle sue corde, forse lo avrebbe fatto se fosse stato sveglio per non lasciare un testimone. Ma questo bambino dorme, non è un pericolo per lui. Allora, lascia tutto come sta e fugge via lasciando lo sportello aperto e la freccia accesa.  
Adesso ragioniamo sulla possibilità che Natalino abbia mentito e che qualcuno lo avrebbe accompagnato dai De Felice.

NATALINO IL MENTITORE
Se accettiamo questa possibilità ci troviamo di fronte a un ventaglio di scenari e non si sa davvero dove cominciare. Vediamo chi potrebbe essere l’accompagnatore. Consideriamo tutte le possibilità.
(Elaborazione grafica originale dell'Autore)

Un SE (soggetto estraneo)
Partiamo dall’ultima possibilità, ovvero che l’accompagnatore fosse un soggetto del tutto estraneo all’omicidio, ciò per non lasciare nulla di intentato. In questa ipotesi ovviamente non capiamo perché un SE avrebbe dovuto trasportate Natalino lontano dalla SdC raccomandandogli anche di stare zitto. In ogni caso dovremmo comunque capire se costui avrebbe pure assistito all’omicidio oppure sarebbe giunto a cose fatte. Non solo. Dovremmo anche stabilire se Natalino avrebbe o meno assistito all’omicidio. Ci sembra che uno scenario del genere sia improponibile, nessuno di fronte a un duplice omicidio del quale non è neppure coinvolto si assumerebbe una tale responsabilità con il rischio di venire pure accusato di esserne l’autore.

Un CI (complice ignoto)
Se accettiamo che un CI abbia accompagnato il bambino, dobbiamo ipotizzare che l’omicidio era stato preparato da almeno due individui, uno che uccide e l’altro che si occupa di Natalino. Fare una simile supposizione però ci porta a ritroso per capire chi potevano essere gli interessati e vedere la SdC finale alla luce di questa prospettiva. L’ipotesi più probabile è che il complice potesse essere proprio Stefano Mele. Vediamo i possibili scenari.
(Elaborazione grafica originale dell'Autore)
Questo primo scenario vedrebbe come banda due o più persone, di conseguenza il delitto è premeditato. Si vuole uccidere proprio questi due. La conseguenza è che tutti i coinvolti devono procurarsi degli alibi. Ora, la polizia verificò gli alibi e l’unico che ne era sprovvisto era Stefano Mele. Vediamo la posizione di Mele in qualità di complice.
(Elaborazione grafica originale dell'Autore)
Come si vede le conseguenze a ritroso ci inducono a pensare a un progetto criminale di almeno qualche giorno. I cospiratori dunque si sarebbero organizzati per entrare in azione proprio quella sera, ovvero sfruttando la prima occasione nella quale i due amanti si sarebbero certamente appartati. Quello che non si comprende è perché avrebbero agito nonostante la presenza di Natalino. Dobbiamo ipotizzare dunque che i congiurati abbiamo progettato l’omicidio alla presenza del bambino già immaginando di fargli una manipolazione del cervello nel giro di un’oretta, giusto il tempo di portarlo dalla SdC a casa di perfetti sconosciuti. Quindi hanno progettato un duplice omicidio prevedendo già di porre il loro destino nelle mani di un fanciullo di sei anni.  Tutto questo non appare per nulla logico. Come possono gli assassini prevedere che la reazione di un bambino di sei anni sarà perfettamente consona ai loro progetti? Chi mai farebbe una cosa del genere? Qui stiamo parlando di ergastolo. E non penso che nessuno al mondo, nel rischio di una tale prospettiva, farebbe una scommessa del genere giocando le sue carte su una simile variabile.
CASUALITÀ E CAUSALITÀ
Ponendo questi attori sulla SdC vediamo le conseguenze delle loro azioni. Dunque dobbiamo ipotizzare che uno della banda ha impugnato la pistola sparando sulla coppia incurante della presenza del bambino. Quest'ultimo ha assistito oppure no all’omicidio della madre? In ogni caso osserviamo le mosse di costoro. Mettiamoli nella condizione migliore, ovvero che Natalino non ha assistito all’omicidio. Tuttavia la mamma è lì, morta. Questo lo vede. Come si svolge il dialogo fra gli assassini e il bambino? Cosa gli dicono? Proviamo a immaginare. Mettiamoci ancora una volta nella migliore condizione per loro e diciamo che Natalino ha visto solo il padre. Natalino è nella macchina. Stefano lo fa uscire, lo rassicura, gli parla. Ma quali parole magiche usa per calmare il figlio? Mele ha un QI basso eppure riesce a essere persuasivo. Gli raccomanda di dire di essere uscito dal finestrino. Gli fa vedere che è abbassato per metà. Neanche tutto abbassato. Per metà. Come mai non gli suggerisce di dire di aver aperto lo sportello che è la cosa più naturale da credersi? Oppure, non sarebbe stato meglio far trovare del tutto abbassato il finestrino per corroborare la bugia del bambino così da non porre dubbi negli investigatori? Non si sa. Poi non gli mette le scarpe. Se lo carica sulle spalle per circa due chilometri. Si avventurano nel bosco, nel buio. Gli raccomanda di dire ai primi soccorritori che lui è a casa ammalato. A quanto pare questo bambino deve essere molto leggero, perché due chilometri con un peso sulle spalle non è poca cosa. Il ragazzino non sembra avere paura della notte, non pare preoccupato per la sorte della madre, no, ascolta da buono scolaro la lezione paterna. Se la strada era accidentata e Natalino non avrebbe potuta percorrerla a piedi nudi come mai il suo accompagnatore lo fa agevolmente senza mai inciampare e ruzzolare con il ragazzino per terra? Sta camminando in condizione precarie tutto sommato, con un peso sulle spalle, concentrato a ripetere al ragazzino la storiella che dovrà rifilare ai suoi soccorritori. Ma va tutto liscio. Non si capisce in realtà dove lo stia portando. A casa De Felice si accende una luce e lui decide che quella casa va bene. L’una vale l’altra. Lo lascia poche decine di metri prima e lo fa avviare da solo. Natalino si comporta da perfetto scolaretto. Certo il padre ha rischiato perché il ragazzino riesce a suonare il campanello più in basso solo perché si mette sul gradino e a malapena ci riesce. Se tutto questo vi sembra normale allora sono io che non sono normale perché per me niente di tutto questo ha senso. Forse avrò una resistenza mentale molto forte ma proprio non accetto una storia del genere. Mai un assassino si metterebbe nelle mani di un bambino, mai un bambino proteggerebbe l’assassino di sua madre.
Comunque, il finestrino abbassato, la freccia accesa, lo sportello socchiuso sono stati architettati dai congiurati. Hanno curato ogni minimo particolare. Soprattutto hanno previsto che il bambino avrebbe tenuto il segreto per sempre. Certo Natalino dirà che è stato il padre ad accompagnarlo quella sera. Ma Mele non sa neppure come è fatta casa De Felice. Crede che sia una fattoria, una masseria, una casa di campagna. È il giudice Rotella che lo annota nella sua sentenza. Quando nel 1985 lo portano sulla SdC e gli chiedono di rifare il percorso sbaglia tutte le case, e quando si ritrova d fronte al caseggiato di De Felice non lo riconosce. Eppure, osserva Rotella, la casa dal 1968 non è cambiata affatto. Inoltre, sottolinea Rotella, non si spiega come mai Natalino nell’immediatezza del fatto non abbia accusato il padre e due giorni dopo lo fa. Il dubbio del giudice è che Natalino copre qualcun altro… l’assassino.

L’SI (IL SOGGETTO IGNOTO)
Quindi, il marito si accorda con un altro soggetto per uccidere la moglie e il suo amante. Ma così ragionando finiamo nelle ipotesi già prospettate dal giudice Rotella che indagò sulla cosiddetta pista sarda. Il giudice si pone la domanda chi potesse essere il correo di Stefano e perché costui avrebbe dovuto uccidere la moglie. Si dovrebbe escludere quale complice di Stefano un altro amante di Barbara, ovvero molto probabilmente uno dei fratelli Vinci, perché non sembra probabile che per eliminare un amante Stefano si serva di un altro amante. Come dice Rotella in questo caso il complice avrebbe avuto un interesse autonomo in conflitto con quello di Stefano. Né pare probabile che un amante della moglie chieda proprio al marito di eliminarla. E perché questi dovrebbe farlo? Perché dovrebbe sopprimere la moglie per compiacere un suo amante? Che guadagno ne avrebbe lui? Tuttavia, forziamo il ragionamento e consideriamo vera questa possibilità, nasce un altro problema di non poco conto: gli assassini sapevano che Natalino era a bordo della macchina oppure no? Se ipotizziamo Mele come complice certo che lo sapevano. Se il piano è preordinato devono dunque aver già previsto la presenza di Natalino. Tuttavia, se il complice è Stefano non si comprende perché costui piuttosto che mandare il figlio con i due amanti non se lo sia tenuto in casa evitando così uno scomodo testimone. Infatti, in questa ipotesi, le parole di Natalino agli estranei erano funzionali all’alibi dello stesso Mele. Ma se è stato un altro a sparare quale era il ruolo di Stefano sulla SdC? Poteva essere solo quella di manipolare l’unico testimone, ovvero suo figlio. Allora ritorniamo al punto di partenza, perché rischiare e non tenersi Natalino in casa? La complicità del Mele sarebbe stata molto più produttiva ed efficace se fosse rimasto in casa con il figlio. Ricordiamoci che fra i tanti sospettati l’unico a non avere un alibi per le ore dell’omicidio è proprio Stefano. Ma Stefano era a casa ammalato. Nell’ottica però di un suo coinvolgimento nell’omicidio la malattia era un alibi precostituito. Però questo ha senso se vediamo il solo Mele come assassino. Nella veste di complice quale ruolo avrebbe avuto sulla SdC? Nessuno, se non quello di occuparsi del bambino. E ritorniamo al solito punto, tale ruolo lo avrebbe svolto meglio restando a casa con il figlio.

Allora forse l’SI è un perfetto sconosciuto che nulla a che vedere con Stefano Mele. Sarebbe stato costui a portate Natalino dai De Felice. Ma in questa caso sia il comportamento dell’assassino sia quello del bambino arrivano ai limiti dell’assurdo. Poniamo che uno sconosciuto ammazzi i due amanti e poi si accorga del ragazzino. Senza nessuna ragione apparente corre un bel rischio. Prende questo bimbo, se lo mette sulle spalle e strada facendo lo convincerebbe a non parlare usando la lusinga e le minacce. Ma parlare di che se il bambino neppure lo conosce? In ogni caso, deposita Natalino e poi si riavventura nel sentiero del ritorno.
L'SI avrebbe perso due ore di tempo fra andata e ritorno dalla SdC a casa De Felice. Avrebbe lasciato il proprio automezzo incustodito tutto questo tempo solo per portare Natalino a casa di sconosciuti. Un rischio che non ci sembra si sarebbe accollato nessun assassino sano di mente. (Elaborazione grafica originale dell'Autore)

Per andare dalla SdC a casa De Felice l’assassino ci impiega circa un’ora, e poi deve ritornare. Quindi per mettere in salvo un bambino che neppure conosce rischia di venire catturato. Non è logico. Ma se pure fosse stato così pazzo da fare una cosa del genere, il comportamento del bambino apparirebbe ancora più assurdo poiché non si comprende per quale motivo non abbia parlato di costui né ai De Felice appena giunto a casa di costoro, né ai carabinieri che sono arrivati subito dopo, né a suo padre la notte successiva. Ricordiamoci che Stefano Mele dopo aver trascorso la notte con suo figlio, il mattino seguente accuserà Salvatore Vinci e la sera Francesco Vinci e Carmelo Cutrona. Se Natalino gli avesse detto chi era stato ad accompagnarlo egli avrebbe accusato con certezza matematica solo un soggetto e per sempre. Invece, successivamente, negli anni a venire, accuserà il fratello Giovanni e il cognato Pietrino, poi un fantomatico soggetto che nessuno conosce. 
(Elaborazione grafica originale dell'Autore)

Persuade una simile situazione? Può essere verosimile? Non mi pare affatto.

LA FRECCIA ACCESA
Mio fratello Fosco è dotato di una spiccata intelligenza per cui ho chiesto un parere su questo episodio. Mi ha fatto riflettere sulla questione della freccia, credo che abbia dato una spiegazione molto razionale. Lui non reputa che sia un gesto di umanità dell’assassino per permettere il recupero di Natalino. Né crede che sia stato un gesto non intenzionale dovuto alla fretta di andare via dato che si era accorto che c’era un bambino che dormiva in macchina. Secondo Fosco la freccia serviva all’assassino per dissuadere altre coppiette a immettersi nello sterrato. La macchina era infatti a cento metri dalla strada. Non si poteva vedere per cui se un’altra coppietta si fosse messa lungo lo sterrato sarebbero potuti arrivare fin quasi sulla SdC e sorprenderlo mentre era lì. Ma se avessero visto la freccia accesa avrebbero desistito di immettersi lungo la stradina. In effetti mi sembra un’ottima interpretazione. Tale gesto dimostra l'intelligenza, l'audacia e il perfetto sangue freddo di questo sofisticato assassino.

SVOLGIMENTO DEI FATTI
I due amanti prendono lo sterrato per appartarsi. Natalino dorme sul sedile posteriore. Arriva l’assassino e li uccide senza avvedersi del bambino poiché era sdraiato sul divanetto posteriore. Quando l’SI apre lo sportello posteriore lato passeggero si avvede finalmente di questo ragazzino. Rimane sorpreso. Non rappresenta un pericolo poiché dorme quindi non compie azioni violente su di lui. Per non svegliarlo non richiude lo sportello. Non potendo più rimanere sul posto decide di andarsene. Se Natalino si fosse svegliato al momento degli spari e avesse visto l’assassino altro che venire accompagnato dai De Felice. Probabilmente non sarebbe sopravvissuto.