giovedì 30 dicembre 2010

Sfida all'OK Corral a Filandari, Calabria

Certo per chi come me vuole commentare le notizie di nera, la Calabria è un'ottima fonte. Prima abbiamo visto sette ciclisti rasi al suolo a Cosenza, ora assistiamo alla mattanza di un'intera famiglia. Ma vediamo come sono andate la cose

Il pluriomicidio in una masseria di Scaliti, una frazione di Filandari, nel Vibonese

Strage in Calabria, uccisi un padre e 4 figli: arrestato il vicino e tre suoi parenti

L'agguato per contrasti sulla proprietà di alcuni terreni. Ercole Vangeli si era costituito e aveva confessato

  • Il pluriomicidio in una masseria di Scaliti, una frazione di Filandari, nel Vibonese
Strage in Calabria, uccisi un padre e 4 figli: arrestato il vicino e tre suoi parenti
L'agguato per contrasti sulla proprietà di alcuni terreni. Ercole Vangeli si era costituito e aveva confessato

Il luogo della strage (LaPresse)
Il luogo della strage (LaPresse)
VIBO VALENTIA - Non ci saranno funerali pubblici per le cinque vittime della strage nella masseria di Filandari. È la decisione presa, per motivi di sicurezza, dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto di Vibo Valentia. «In una situazione come questa meglio essere prudenti», ha commentato il prefetto. Un'intera famiglia di agricoltori e pastori è stata sterminata lunedì dal proprietario di una vicina masseria Ercole Vangeli e da tre suoi parenti: tra i fermati c'è infatti il fratello dell'uomo, Franco, il figlio di quest'ultimo Piero e il genero Gianni Mazzitelli. All'origine del gesto ci sarebbe stato l'ennesimo diverbio avuto tra i due nuclei familiari per questioni di invasione di terreni e vecchi attriti personali.
LA STRAGE - Cinque persone, padre e quattro figli, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco a Filandari, nel vibonese, nella frazione di Scaliti. L'agguato è avvenuto intorno alle 17 di lunedì. A rimanere sotto i colpi dei 4 killer sono Domenico Fontana, 61 anni, e i suoi quattro figli: Pasquale di 37, Pietro di 36 anni, Emilio di 32 e Giovanni di 19. Il padre e due dei figli sono stati trovati all'esterno della masseria di proprietà della famiglia Fontana, mentre le altre due vittime della strage sono state trovate all'interno del locale. Gli assassini hanno utilizzato due pistole, una calibro 9 e una 7,65, cogliendo di sorpresa i cinque. Tre delle vittime, Domenico, Emilio e Pasquale Fontana, erano stati arrestati nel luglio del 1998 con l'accusa di avere gestito una coltivazione di canapa indiana composta da circa duemila piante.
«SONO STATO IO» - Ercole Vangeli, 42 anni, si è presentato nella caserma dei carabinieri di Vibo Valentia assumendosi la responsabilità della strage. Vangeli è il proprietario di una masseria che si trova nelle vicinanze di quella della famiglia Fontana. Il movente sarebbe legato, come detto ad anni di litigi per futili motivi e, forse, anche a una questione d'interessi. Vangeli ha detto di avere agito da solo, ma su questo punto i carabinieri non gli hanno creduto. Dopo alcune ore infatti hanno arrestato tre suoi familiari con l'accusa sempre di omicidio plurimo.
«Ero stanco dei soprusi continui che subivo dai Fontana. Mio padre è stato anche schiaffeggiato da loro. Alla fine non ce l'ho fatta più » ha spiegato Vangeli. Interrogato dal pm, l'uomo ha parlato di una serie di episodi che si sono susseguiti nel tempo e che lo avrebbero portato all'esasperazione.

INSOSPETTABILE - Una persona perbene, dedito alla famiglia ed al lavoro: così i suoi amici definiscono peraltro Ercole Vangeli. Anche chi lo ha visto la mattina della strage lo ha descritto come una persona tranquilla, che non sembrava stesse meditando di compiere un gesto come quello del quale si è accusato. Titolare di una ditta di serramenti situata sulla strada provinciale per Tropea, Vangeli ha una figlia che si è iscritta quest'anno alla facoltà di Giurisprudenza di Cosenza e un figlio più piccolo. Poco prima di costituirsi l'uomo parlava dei problemi che le famiglie affrontano quando hanno i figli all'università e manifestava attaccamento sia alla famiglia che al lavoro.

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LA DINAMICA - Secondo la ricostruzione dei carabinieri i sicari sono arrivati nel tardo pomeriggio nella masseria dei Fontana senza dare dell'occhio oppure approfittando del fatto di essere conosciuti dalla vittime. E quando sono stati abbastanza vicini hanno fatto fuoco. Domenico Fontana è stato ucciso nello spiazzo antistante la masseria insieme a due figli. Gli altri due sono stati uccisi nel grande ovile posto dall'altro lato dello spiazzo. Emilio non è morto subito. Il suo fisico ha retto più di quello dei fratelli e del padre. Ma quando l'ambulanza che l'ha soccorso stava per partire, anche lui ha ceduto. Nelle vicinanze del luogo della strage si trovava anche la moglie di Domenico Fontana, impegnata in lavori agricoli. La donna, però, non ha visto nulla. 
fonte http://www.corriere.it/

Commento: Diciamoci la verità, non è che i Fontana sarebbero stati per noi tutti i migliori vicini di casa. Ma certo neppure il signor Vangeli sarebbe un auspicabile buon signore della porta accanto. Costui ha sbagliato epoca. Se fosse vissuto nel Texas o nell'Arizona di 150 anni or sono oggi sarebbe un eroe del mito: il buono che stermina i cattivi. Su di lui romanzi, fumetti, film, telefilm, persino un museo e la rievocazione da parte dei locali del famoso fatto di sangue. Purtroppo, Vangeli è figlio del nostro tempo e di questi tempi l'ammazzatina è un tantinello vietata. Risolvere i problemi con le armi la Legge lo vieta. Ovviamente è la Legge che non è al passo con i tempi. Vangeli si sente perfettamente a suo agio nelle vesti dell'angelo sterminatore. Beh, meglio rivolgergli il saluto quando lo si incontra. Però... cazzuti 'sti calabbrisi! 

lunedì 13 dicembre 2010

Provaci ancora Sam

La pazienza è la virtù dei forti... e anche di certi criminali. Una volta arrestati mostrano il lato migliore di sé ingannando operatori penitenziari, psichiatri e giudici. Forse le perizie dovrebbero farle i detenuti ai detenuti. Sono convinto che certuni possono menare per il naso tutti ma non i loro compagni di cella. La verità è che il fenomeno dello stalking, almeno in Italia, è giuridicamente un fatto nuovo. Ma il reato è vecchio come il cucco. Solo che prima si chiamava delitto d'onore perché se una "femmina" veniva ammazzata da un "masculo" la colpa era certamente sua, della femmina, in un modo o nell'altro. Nonostante non sia un partigiano della Mara Carfagna, tuttavia l'ammiro per aver affrontato una volta per tutte questo annoso problema dello stalking. Ma avere una legge non basta. Bisogna avere anche persone addestrate a capire il fenomeno. I casi riportati ci inducono ad una amara riflessione. Dei luridi, fottuti bastardi non sono riusciti a compiere quello che per loro è il principale scopo della loro vita: uccidere la propria ex. Sono finiti dietro le sbarre ma per poco. Le porte delle patrie galere si sono riaperte come se qualcuno accompagnandolo verso la libertà  gli abbia dato una pacca sulle spalle dicendogli: "Hai ancora un'altra possibilità. Provaci ancora Sam"

Basilicata / Matera, uomo uccide a coltellate ex convivente
09:03 - CRONACA-08 DIC 2010


Tento di assassinarla nel 2005 dopo il mancato affido della Figlia.
Matera, 8 dic. (Apcom) - Un uomo di Matera di 53 Anni, Paolo Chieco, ha ucciso a coltellate la ex convivente, Anna Rosa Fontana, 39. E 'accaduto Ieri in tarda serata davanti alla casa della donna, alla periferia della città lucana. Chieco ha colpito Fontana con diverse coltellate e poi è tornato a casa della madre dove è stato arrestato. L'uomo aveva già tentato di uccidere la sua ex nel 2005 quando, dopo la separazione, la figlia che allora aveva un anno fu affidata ai nonni materni. Per il ferimento della ex convivente Chieco, il 7 novembre 2006 fu condannato dal GUP di Matera a otto Anni e quattro mesi di reclusione per tentativo di omicidio. Attualmente Chieco era libero ma doveva rispettare una misura interdittiva secondo la quale non poteva avvicinarsi alla Fontana. L'uomo si trova nella questura di Matera. Le indagini sull'omicidio sono coordinare dal PM Alessandra Susca. 

Il 21 dicembre 2009 le cronache riportano il seguente fatto di nera.

NAPOLI, CACCIA APERTA ALL'EX FIDANZATO CHE HA FERITO EMILIANA FEMIANO
NAPOLI, 21 DIC.  - Sta bene e potrebbe essere dimessa dall'ospedale entro mercoledì Emiliana Femiano, la Giovane di 24 Anni che ieri mattina è stata accoltellata a Napoli dal suo ex Fidanzato nell'androne di uno Stabile di via Cosenza, nel quartiere Vicaria-Mercato, dove risiede la vittima.
La giovane è stata sottoposta a intervento chirurgico d'urgenza, i sanitari hanno detto che ha trascorso una notte tranquilla e che dopo gli ultimi accertamenti strumentali ai quali sarà sottoposta, potrebbe tornare già a casa.
L'aggressore è sempre ricercato. Secondo la ricostruzione dalla Polizia, ha atteso la Giovane nell'androne e qui l'ha colpita al collo più volte sfiorando con il coltello l'aorta. La giovane è riuscita a scappare per strada. Qualcuno l'ha soccorsa portandola in ospedale. L'aggressore, che abita a pochi metri di distanza, non si era rassegnato alla fine del fidanzamento durato circa anno delle e mezzo.
Era Stata lei a decidere di lasciarlo e lui aveva cominciato a ossessionarla. La pedinava, le inviava sms. Sarebbe Stata la stessa giovane, prima di essere sottoposta all'intervento chirurgico, a dire chel'aggressore era l'ex fidanzato.

Il 22 Novembre 2010 neanche, un anno dalla notizia su riportata ...

TERRACINA, UCCIDE LA EX CONVIVENTE
CI AVEVA GIA PROVATO UN ANNO FA
ROMA (22 novembre) - Sono decine le coltellate inferte, con un coltello da cucina, a Femiano Emiliana, 25 Anni. Io colpi non hanno risparmiato neanche il volto. L'omicidio è avvenuto nella notte a Pochi Passi Dal Centro Storico di Terracina. Luigi Faccetti, 24 Anni, si trovava agli arresti domiciliari per aver tentato, un anno fa a Napoli, di uccidere Emiliana che fu raggiunta da quattro coltellate: stavolta ci è riuscito. Domenica sera si sono incontrati nell'appartamento, forse per l'ennesimo chiarimento. Nella notte è nato un violento litigio che ha scatenato la furia omicida di Faccetti.
Dopo aver colpito la donna, il ragazzo è fuggito raggiungendo il Pronto Soccorso di Villaricca, dove si è fatto medicare per una  ferita alla mano. Poco dopo è scattato l'Allarme alle Forze dell'Ordine della Provincia di Napoli. Dopo un lungo interrogatorio l'uomo ha confessato di aver ucciso la ex convivente nel suo appartamento di Terracina. I carabinieri della Compagnia hanno quindi raggiunto l'abitazione di via Capirchio, all'interno di residenza hanno trovato Il corpo martoriato della ragazza.

«E Stata attirata in trappola». Ne sono convinti i familiari Che chiedono ai carabinieri di visionare i filmati delle telecamere   collocate in via Enrico Cosenza Napoli, dove abitava la ragazza. «Si è allontanata da casa verso le dieci di sera dicendo che sarebbe andata con alcune amiche a ballare. Amiche. Era contenta perché da quando il 20 dicembre scorso fu accoltellata non usciva quasi mai. Soprattutto aveva Paura di quell'uomo », racconta la madre, Luisa Falanga. «È probabile - spiega la Falanga - che qualche amica, complice di Faccetti, l'abbia convinta ad uscire e l'abbia condotta a Terracina. Alle quattro di mattina non era rincasata e allora ho chiamato, ma Il telefono squillava a vuoto. Alle otto di stamattina mi hanno telefonato i carabinieri per darmi la notizia della morte ». 

Esemplare cecità della Legge in proposito e il caso di Luca Delfino

Uccise la ex e minacciò la suocera:: 16 Anni di carcere e 85 euro di multa

La condanna di euro 85 per minacce alla madre dell'ex fidanzata assassinata a Sanremo, e giunta dopo che l'imputato era gia stato condannato per l'omicidio della ragazza. È Tornata così tristemente alla ribalta la storia di Antonella Multari, uccisa l'8 agosto 2007, con una quaranta di coltellate dall'ex Fidanzato Luca Delfino.
Ieri il Giudice monocratico Paolo Luppi, del Tribunale di Ventimiglia, ha confermato, in appello, la condanna di Luca Delfino al Pagamento di 85 euro per le minacce rivolte a Rosa Tripodi, madre di Antonella.
La condanna di Primo Grado inflitta era Stata Il 5 dicembre 2007 dal Giudice di Pace . La Conferma della condanna in appello è giunta, dopo una breve discussione delle parti - il Pubblico Ministero Barbara Bresci, l'avvocato di Parte civile Marzia Ballestra, per Rosa Tripodi e l'avvocato della Difesa Riccardo Lamonaca .
La vicenda riguardava, in particolare, la Frase «Ve la farò pagare », che Delfino aveva rivolto al citofono alla madre di Antonella che la vigilia di Natale del 2006 era rifiutata di farlo salire in casa. Per l'omicidio di Antonella il Delfino è stato condannato in via definitiva a 16 Anni e Otto Mesi.
Per il Delfino il PM genovese Enrico Zucca ha chiesto il rinvio a Giudizio per l'uccisione di un'altra ex fidanzata, Luciana Biggi, accoltellata a morte in uno dei vicoli del Centro Storico di Genova il 28 aprile 2006.
13 novembre 2009 

Commento: non era scritto nel destino che queste donne dovessero morire. Semplicemente i loro assassini non dovevano uscire dal carcere. Nel caso degli stalking un tentato omicidio è solo un appuntamento rimandato. Non devono avere alcun beneficio di Legge. Nel caso di Luca Delfino c’è anche precedente per il quale si sta oggi celebrando il Processo in Corte di Assisi: l’omicidio di Luciana Biggi. La Biggi viene uccisa nel 2006 nel pieno centro di Genova. Era la ragazza di Delfino. Antonella Multari verrà uccisa l'anno dopo in pieno centro di San Remo. Il suo fidanzato si chiamava Luca Delfino. Questo pericolosissimo criminale ha avuto uno sconto del terzo della pena perché si è avvalso del rito abbreviato. La Legge non può e non deve essere uguale per tutti. Il rito abbreviato non può e non deve essere concesso a individui come questi al altissima recidività. Non ce ne frega nulla di risparmiare, preferiamo spendere per un dibattimento normale ma vedere condannato all'ergastolo uno come Luca Delfino, al cui confronto un serpente a sonagli pare un'innocua lucertolina. 
Allego un articolo che interesserà preso dalla rete

Donne uccise da uomini,
nel 2010 già 115 vittime


Gli uomini che odiano le donne non sono né stranieri, né clandestini. Non uccidono in strada ma fra le mura domestiche. Perché sono quasi sempre uomini di cui le donne si fidano: mariti, conviventi o ex. Allarmante, e in costante crescita, il dato sui “delitti di genere”, i cosiddetti “femicidi”: ovvero casi di donne uccise in quanto tali, per ragioni di genere. Il parziale del 2010 è già vicinissmo al totale delle donne uccise in tutto il 2009: 115 contro 119 vittime. Ad aggiornare l’elenco è un gruppo di volontarie della Casa delle Donne di Bologna.
Più casi al Nord che al Sud
Secondo l’indagine - diffusa per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebrerà domani - dal 2006 al 2009 le donne uccise sono state 439. L’allarme riguarda, in particolar modo, la violenza domestica, perché le relazioni famigliari e tra i sessi risultano essere quelle di maggior pericolo per la donna. Nel 2009, il 76% degli assassini è stato costituito da italiani: nel 36% dei casi mariti, nel 18% amanti o conviventi, nell’11% ex. “Spesso la causa scatenante l’omicidio o la follia omicida (il cosiddetto raptus) - stando all’analisi della Casa delle donne - è da imputarsi alla fuoriuscita della donna dagli schemi, ossia dal diffuso stereotipo che la vede quale essere accondiscendente e relegata a ruoli sociali precostituiti”. Il movente è quindi, nel 31% dei casi, la volontà di porre fine a una relazione affettiva; ma anche la gelosia dell’uomo (11%) è una delle prime cause di morte. Molti più omicidi di donne (49%) si riscontrano al Nord. Il motivo? Qui le donne hanno un modello di vita più emancipato. Il 24% dei delitti è avvenuto al Sud, il 18% al Centro. Infine, nel 64% degli episodi l’aggressione avviene nella casa della vittima, il luogo che dovrebbe essere più sicuro e dove invece la vita della donna è maggiormente in pericolo.

sabato 11 dicembre 2010

Dieci contro uno: Strike!

Qualcuno, nel secolo scorso, diceva che la potenza è numero. Dunque, più si è più si vince. Quel qualcuno alludeva alla fecondità di un popolo. Tuttavia, in campo militare in genere la superiorità numerica risulta vincente. Ma non è sempre così. Lo ha dimostrato Leonida al Passo delle Termopoli, e Annibale a Canne. Nel caso di Leonida ha prevalso l'addestramento, in quello di Annibale la superiorità tattica. Invece, nell'episodio di Chafik Elketani a prevalere sul numero è stata la potenza degli armamenti. 

Immigrato drogato e senza patente uccide sette ciclisti a Lamezia Terme.
L'appuntamento con la morte per sette ciclisti della domenica arriva in Calabria alle 11 di una fredda mattina sulla striscia d'asfalto della statale 18 che, da Lamezia Terme porta a Gizzeria Lido, nel catanzarese. Una Mercedes piomba sul gruppo e provoca la strage. A guidare l'auto un giovane marocchino che viene subito arrestato, Chafik Elketani, 21 anni, drogato e senza patente perchè gli era stata ritirata sette mesi fa per un sorpasso azzardato. 
Si interrompe così, per sempre, la passione per la bicicletta di un gruppo di amici su un rettilineo di oltre un chilometro in una zona tra i campi e il mare. A terra sono rimasti sette corpi senza vita. Una strage. Le vittime sono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo, del quale non si conosce l'età. Erano tutti di Lamezia Terme. Erano partiti intorno alle 8 di mattina, come facevano tutte le domeniche e nei giorni festivi e, di volta in volta, si dirigevano verso Amantea, nel cosentino, o verso Vibo Valentia. Tra i ciclisti morti ci sono due avvocati, Palazzo e Stranges, mentre un terzo legale, Fabio Davoli è rimasto ferito. De Fazio era titolare di un negozio di computer e Fortunato Bernardi di una palestra, mentre Poppin, Perri e Cannizzaro erano meccanici.
Il giovane alla guida dell'auto investitrice ha riportato delle ferite non gravi. Al suo fianco, in auto, c'è il nipotino di dieci anni, illeso. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il conducente della Mercedes, nel momento dell'incidente, stava effettuando una manovra di sorpasso. La Mercedes, che viaggiava a velocità elevata, ha incrociato frontalmente il gruppo di ciclisti che viaggiavano in direzione opposta, e non ha avuto il tempo di frenare. L'impatto della vettura con il gruppo di ciclisti si è rivelato terrificante. Uno dei ciclisti è statosbalzato ad alcune decine di metri.
Elketani è in Italia con un regolare permesso di soggiorno, e risiede con la famiglia a Gizzeria (Catanzaro) dove vive una folta colonia di nordafricani dediti al commercio ambulante. Il giovane è stato arrestato dai vigili urbani di Lamezia Terme e dai carabinieri con l'accusa di omicidio colposo plurimo aggravato dalla guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti. Dopo le prime cure, Elketani è stato trasferito nel centro clinico del carcere di Catanzaro. Sono stati alcuni automobilisti di passaggio a dare l'allarme. Ai primi soccorritori della Croce bianca si è presentato uno scenario apocalittico: cadaveri sparsi per tutta la carreggiata e l'auto investitrice finita contro un muretto che costeggia la statale.
In pochi minuti sono arrivate tutte le ambulanze disponibili e l'elisoccorso, che ha trasportato i feriti negli ospedali di Cosenza e Catanzaro. Pochi minuti dopo, sul posto, sono giunti i parenti delle vittime che si sono abbandonati a scene di disperazione. Volti pietrificati, lacrime, qualche accenno di protesta. Tra tutte, quella di un anziano signore che, con la moglie poco distante, cercava microfoni e taccuini. «Non è possibile - ha detto ai cronisti - essere tolleranti con chi viene qui da chissà dove e pensa di poter fare quello che gli pare».
Intanto è stato sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre le fratture che ha subito Domenico Strangis, uno dei tre ciclisti feriti nell'incidente avvenuto a Lamezia Terme in cui sono morte sette persone.Strangis, che è il più grave dei feriti, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Cosenza.Ad operarlo è stata l'equipe di ortopedia.
La situazione di Strangis è giudicata «molto grave» dai sanitari.
Sono state portate nell'obitorio dell'ospedale di Lamezia Terme le salme dei sette ciclisti uccisi. Solo ai familiari delle vittime, per il riconoscimento ufficiale, è stata data la possibilità di entrare. Davanti alla struttura tanti gli amici e i parenti dei sette ciclisti, che erano tutti molto conosciuti in città. Scene di pianto e di disperazione si sono ripetute tra lo sbigottimento di quanti conoscevano le vittime.

Commento: Chafik Elketani sicuramente entrerà nel guinness dei primati.
allego articolo di pubblico interesse preso dalla rete:

Rapporto Aci-Istat: calano gli incidenti mortali

E' in calo del 10 per cento il numero dei morti sulle strade italiane, che sono passati da 4.725 del 2008 a 4.237 del 2009. E' uno dei dati contenuti nel rapporto Aci-Istat sugli incidenti stradali tendenzialmente confortante, anche se l'anno scorso a perdere la vita sull'asfalto, sono state in media ancora 12 persone al giorno. Risultati positivi in materia di sicurezza stradale sono avvalorati dal numero dei sinistri, diminuiti dell'1,6% (215.504 contro i 218.963 del 2008; 590 al giorno) e dei feriti, che sono passati da 310.745 a 307.258 (-1,1%; 842 al giorno). Tra il 2001 e il 2009 i morti hanno subito una flessione del 40,3%: rispetto all'obiettivo europeo 2010 (ridurre la mortalità stradale del 50%), l'Italia sale al decimo posto nella lista dei paesi più virtuosi dell'Ue a 27. Il 76% degli incidenti si è verificato sulle strade urbane causando 1.892 morti (44,7% del totale) e 223.166 feriti (72,6%). Sulle autostrade sono avvenuti 12.200 sinistri (5,7% del totale; - 22,6% rispetto al 2008), con 350 decessi (8,3%) e 20.538 feriti (6,7%). Le strade extraurbane sono state invece teatro degli incidenti più gravi che hanno causato 5,1 decessi ogni 100 sinistri. Gli incidenti sono stati 21.858 con 498 morti. In generale, nel corso dell'anno, giovedì e venerdì si sono rivelate le giornate con la maggior concentrazione di incidenti (33.414 e 33.349) e feriti (46.120 e 46.038). Sabato invece è stato il giorno in cui sono morte più persone (708; 16,7% del totale); le 18 l'ora più critica (17.367 con 297 morti e 24.664 feriti), mentre tra le 22 e le 6 si sono verificati gli incidenti più pericolosi: 27.872 (12,9%) che hanno causato il decesso di 986 persone (23,3%) e il ferimento di altre 45.242 (14,7%). A perdere la vita o a rimanere feriti sono stati soprattutto i conducenti (69,2% morti; 69,4% feriti). Tra questi (2.934) i più colpiti sono stati i giovani tra 20 e 24 anni: 316 morti. Numerose anche le vittime tra i passeggeri (15% del totale dei morti; 24% dei feriti) e tra i pedoni (15,7%; 6,6%). Le principali cause di incidente sono state il mancato rispetto delle regole di precedenza (17,5%), la guida distratta (15,7%) e la velocità elevata (11,5%). Tre incidenti su quattro sono avvenuti tra due o più veicoli, mentre il 24,8% riguardava veicoli isolati. Il più ricorrente è stato lo scontro frontale-laterale (35,3%) che ha causato 1.071 morti (25,3%) e 112.165 feriti (36,5%), seguito dal tamponamento (38.995 casi, con 382 morti e 64.706 persone ferite). L'investimento di pedone ha rappresentato l'8,6% dei sinistri. Le auto sono state la categoria di veicoli maggiormente coinvolta: 269.035, pari al 66,9% dei veicoli. Seguono 55.028 motocicli (13,7%), ciclomotori (6,6%) e biciclette (3,9%). L'indice di mortalità medio dei veicoli è stato pari a 0,9%, per motocicli e biciclette è stato più che doppio (1,9%).