giovedì 30 settembre 2010

Ritrovato il cellulare di Sarah

 Aggiunta all'articolo del 23 settembre 2010

C'è una novità nel caso della scomparsa di Sarah Scazzi. Ieri 29 settembre 2010 è stato ritrovato il cellulare della ragazza. Indichiamo il luogo dove dovrebbe essere stato rinvenuto l'oggetto in questione.

 
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In A casa di S. In B casa di Sabrina. In C luogo del ritrovamento del cellulare. Dunque è stato ritrovato sulla provinciale che porta a Torre Colimena, che poi era proprio il luogo  che quel drammatico 26 agosto le tre ragazze (S., la cugina Sabrina e l'amica Mariangela) intendevano raggiungere per recarsi al mare. Il luogo dita 5 km dalla casa di S.
Il telefonino è stato rinvenuto privo di Sim e batteria in un campo adiacente la strada, parzialmente bruciato. A ritrovarlo è stato il papà di Sabrina che proprio in quel campo stava lavorando. Il campo non è di sua proprietà. Era lì per recuperare un cacciavite che aveva dimenticato di riprendere il giorno prima quando vi si era recato per bruciare della sterpaglia insieme ad altri operai. Tra la cenere l'uomo scorge questo cellulare che fin da subito gli ricorda quello di sua nipote poiché nota dei ciondoli che egli ben conosce. Prende il cellulare in mano per capire meglio, quindi chiama le figlie per consigliarsi e domandare se quei ciondoli potevano appartenere proprio al telefonino di S. Avuto conferma, contrariamente a quello che le figlie gli consigliavano, cioè portare l'oggetto ai carabinieri, egli molto più saggiamente lo lascia dove lo ha trovato, chiama i carabinieri e insieme a loro si reca sul posto. Lo zio di S. si rende subito conto che quella coincidenza, ovvero aver trovato egli stesso il telefonino, ingenererà sospetti e dicerie su di lui. Né è atterrito ma fa il suo dovere di cittadino e di zio, e affronta il rischio. La conferma che il cellulare è proprio quello di S. verrà dagli inquirenti.
Dunque, in questo corollario della storia abbiamo due coincidenze: il telefonino viene rinvenuto sulla medesima strada dove S. doveva recarsi con le amiche; il cellulare viene trovato giusto dallo zio. Si tratta solo di coincidenze? Parrebbe proprio di sì, poiché se lo zio avesse qualcosa da nascondere l'ultima cosa che avrebbe fatto è far rinvenire il cellulare della nipote in un campo dove lui lavora e con in più le sue impronte digitali. Diciamo questo poiché sembrerebbe di capire che all'orizzonte già si sono addensate nuvole cariche di maldicenze, dubbi, sospetti. Secondo il nostro parere quest'uomo è del tutto innocente. Anzi, è stata una fortuna che sia stato proprio lui e non un altro a ritrovare il cellulare poiché ne ha compreso subito l'importanza. 
Detto questo, riflettiamo su quanto abbiamo ora in mano.
Facendo onore al ragionamento, noi ancora una volta azzardiamo a ipotizzare una fuga volontaria da parte di S. Si sarebbe disfatta del cellulare in quel modo? Non pare logico. La mancanza della Sim ci farebbe indurre che ella stessa l'ha tolta perché di quella aveva bisogno mentre del cellulare se ne disfa reputando che tramite esso potrebbe essere rintracciata. Ma i conti non tornano. S., infatti, aveva con sé anche il caricabatteria. Si sarebbe disfatto anche di quello o non l'avrebbe portato affatto dietro se avesse avuto intenzione di liberarsi del cellulare. Allora chi è stato a disfarsi del cellulare e perché?
L'ipotesi del sequestro a questo punto è l'unica che rimane. Ma analizziamo più a fondo la questione. Come mai mancano la Sim e la batteria? Perché in quel campo? E' un depistaggio? Difatti si possono pensare due cose: il cellulare è stato buttato il giorno stesso del sequestro oppure giorni dopo. In questo secondo caso si tratterrebbe proprio di un depistaggio per cui dovremmo cercare in tutt'altro luogo. Invece, sembra molto più logico pensare che il cellulare sia stato buttato pochi minuti dopo il rapimento. Infatti, esso si spegne alle ore 14:42. Fra il luogo dove è stata avvistata S. l'ultima volta, ovvero all'incrocio fra via Kennedy e via Raffaello, al terreno dove è stato rinvenuto il cellulare, vi sono circa otto/nove minuti. S., è stata vista alle ore 14:33, il cellulare  è stato spento alle 14:42. Dunque, tra la distanza temporale fra i due luoghi e la distanza temporale degli eventi vi è una perfetta coincidenza. I conti tornano! Questo ci induce a ritenere che molto probabilmente  il cellulare ha smesso di squillare quando la macchina con S. a bordo è passata proprio  nei pressi di quel terreno. Anche qui abbiamo delle riflessioni da fare. Innanzitutto, perché sono stati portati via Sim e batteria? Non conosciamo il modello dl cellulare, non sappiamo se la Sim era alloggiata con una sicura. Perché diciamo questo? Perché dobbiamo capire se la batteria e la Sim sono stati asportati o semplicemente si sono perdute nell'impatto con il terreno. Il cellulare viene buttato via dal finestrino e nella caduta si apre il portellino del vano batteria per cui si perdono sia la Sim che la batteria. In una ipotesi del genere è possibile che sul telefonino possiamo ritrovare le impronte digitali del rapitore o dei rapitori. Nel caso invece in cui la Sim è stata prelevata dal suo scomparto bisognava necessariamente togliere prima la batteria. Ma in questo caso ci troviamo in presenza di un soggetto sofisticato che ha interesse a recuperare la Sim; e uno così non sarebbe poi così ingenuo da lasciare tracce di sé. Secondo noi però la Sim si è perduta nell'impatto con il terreno. Ce lo lascia pensare il fatto stesso che il cellulare sia stato ritrovato. Se qualcuno avesse avuto intenzione di non lasciare alcunissima traccia si sarebbe disfatto in un altro modo del telefonino. Intendiamo dire che se qualcuno non voleva che venisse ritrovata la Sim non avrebbe voluto neppure che venisse ritrovato il cellulare. Se si cerca bene, la Sim forse la si ritrova ancora nel campo, a meno che non sia stata distrutta dalle fiamme generate dall'incendio delle sterpaglie. Comunque sia, in questa eventualità, trovare la Sim non aiuterà a trovare il colpevole. Però, ci fa rà capire che il colpevole non fa parte dell'entourage di S.
Ripetiamo quello che abbiamo appena detto. Da casa di S. al luogo dove è stato ritrovato il cellulare ci vogliono 10 minuti. Alle 14:33 S. è stata avvistata dalla coppia. Si trova in via Kennedy, quasi all'angolo con via Raffaello. La coppia va in direzione di Torre Colimena. Un minuto dopo, Mariangela dovrebbe essere passata dallo stesso luogo senza aver intercettato S. Alle 14:40, cioè 6 minuti dopo l'avvistamento di S., Sabrina fa squillare il cellulare della cugina. Nessuno risponde. Due minuti dopo dopo il cellulare risulta spento. Dal luogo dove è sparita S. al luogo dove è stato rinvenuto il cellulare ci vogliono proprio 8/9 minuti.


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In questa immagine già riproposta adesso sappiamo qualcosa in più: la macchina del rapitore andava in direzione del mare. Cioè proseguiva per Torre Colimena, poiché presso Torre Cominena verrà ritrovato il cellulare di Sarah.
Non vogliamo ingenerare sospetti su nessuno. Ma la coppia che ha avvistato S., se ha proseguito lungo la provinciale a velocita media, si è ritrovata otto/nove minuti dopo nello stesso punto dove è stato buttato il telefonino. Insomma, i due si sarebbero ritrovati quasi contemporaneamente sia nel punto e nel momento in cui S. è scomparsa, sia nel punto e nel momento in cui il cellulare è stato buttato. Queste due coincidenze sono allarmanti.
Ma noi non sappiamo quale tragitto abbiamo fatto i due. Né sappiamo con certezza se il cellulare  si  è spento perché è stato buttato fuori dall'auto. Per cui il nostro dubbio rimane sospeso. Quello che ci fa pensare è questo. Chiunque abbia rapito S., ha dovuto impiegare almeno un paio di minuti per sopraffarla o indurla a salire in auto. Il tipo deve fermare la macchina, uscire, minacciare, far risalire l'ostaggio, legarlo o tenerlo a bada con qualcosa, rimettere in moto e ripartire. Poi, per disfarsi del cellulare, deve frugare nella borsa della ragazza, quindi deve distrarsi dall'ostaggio. Oppure costringe S. a buttare il cellulare dal finestrino. Ma un po' di resistenza forse ci sarebbe stata da parte di S. Insomma, sommando tutte queste cose i conti dei minuti non sembrano tornare. Mentre, sembra più probabile che in due o più persone abbiano agito per sopraffare S. poiché siamo persuasi che uno da solo non avrebbe avuto questa velocità di azione. Nel caso di una coppia poi, la figura femminile ispira fiducia in un'altra ragazza, e l'approccio quindi risulta più facile.
Potrebbe anche essere che la coppia si sia trovata un minuto prima che S. venisse sequestrata sul luogo del rapimento. E che un minuto prima  che il cellulare venisse buttato nel campo siano passati da lì. In pratica il rapitore avrebbe seguito a ruota la coppia. Ma un minuto dopo che la coppia è andata via dal luogo del sequestro, Mariangela è passata da lì ed S., già non c'era più. Fra le 14:33 e le 14:44 avremmo dovuto avere tre macchine in quella zona: quella della coppia prima, quella del rapitore dopo, e quella di Mariangela appresso. Dunque, la macchina del rapitore si sarebbe venuta a trovare nell'arco temporale del passaggio di altre due vetture. Ma né quella che l'ha preceduta (la coppia) né quella che l'ha seguita (Mariangela) hanno avvistato questa vettura. Nel giro di uno o due minuti questa macchina è passata ed è scomparsa. Se però togliamo questa fantomatica vettura dal luogo del crimine, ne rimagono due: quella della coppia e quella di Mariangela. Ora noi sappiamo per certo che Mariangela è andata a casa di Sabrina. Ma non sappiamo, perché non ne abbiamo notizie, dove è andata la coppia.Ovviamente, può benissimo essere che se ne siano andati al mare e siano stati visti da diecine di persone. Noi formuliamo solo un ragionamento basandoci sui dati che abbiamo e che sono a disposizione di tutti. Da questi dati noi tiriamo queste conclusioni. Comuqneue, siamo convinti che a rapire S. siano state più di una persona.
Attenzione: tutti questi ragionamenti hanno senso solo se le premesse sono giuste: ora dell'ultimo avvistamento di Sarah (14:33); ora del passaggio di Mariangela (14:34/35); ora in cui il cellulare è stato buttato via (14:41/42).
Ma perché disfarsi del cellulare? Il fatto che due minuti dopo che esso ha squillato sia poi risultato spento fa presupporre che il rapitore non abbia riflettuto sul fatto che la ragazza avesse dietro un cellulare. Non ci ha pensato. Quando però squilla viene preso dal panico poiché teme che la ragazza possa in  qualche modo rispondere oppure che lo possano rintracciare. Allora deve disfarsene. E lo fa immediatamente. Ma il cellulare si trova nella borsa di S., dunque egli dovrebbe fermarsi a cercarlo o costringere la ragazza a darglielo. Ci riesce in due minuti? Forse. Ma a noi pare più probabile che mentre uno guida, un altro - o più altri - tengano a bada la ragazza, frughino nella borsa, trovino il cellulare e lo buttino fuori dal finestrino. Non pensano di spegnerlo perché gli scotta fra le mani. Lo buttano e basta. Dalla macchina in corsa il cellulare cade sul terreno. La batteria salta e con essa la Sim.

Adesso Sarah, dov'é? Siccome si tratta di dilettanti possono essere pericolosissimi se non vengono presto catturati. Sperando che non sia troppo tardi.


giovedì 23 settembre 2010

La ragazza che svanisce nel nulla

I FATTI
Così come vengono raccontati dalla cronaca i fatti si riducono in questa vicenda all’essenziale. Abbiamo pochissimi dati e solo su quelli possiamo fare delle congetture.
Sarah Scazzi è una ragazza di 15 anni; corporatura esile, alta 1,58, intorno ai 40 kg. Abita in Via Verdi, vicolo secondo ad Avetrana, Taranto. Non ha un ragazzo. Non è ricca. Il padre è un muratore che ha trovato lavoro a Milano per cui per la maggior parte del tempo non risiede nel paese. La madre, invece, è una casalinga che ha appena ereditato 100 mila euro. Ma non si tratta certo di una cifra folle. Ha anche un fratello al quale vuole molto bene e che vive a Milano. I genitori sono Testimoni di Geova. Avetrana è un comune di circa 8 mila abitanti, situato nel Salento. Dista dal mare 7 km, poco più poco meno, a seconda di dove si vuole andare.
Per comodità d'ora in avanti indicheremo Sarah con la sola iniziale.

Giovedì 26 agosto 2010
Quella mattina S. si accorda con la 22enne Sabrina - una cugina - per andare al mare nel primo pomeriggio. S. esce da casa per recarsi in via Deledda, numero civico 22, a poco più di settecento metri, che si coprono a piedi in 5-6 minuti. Indossa una maglietta rosa con disegnato il coniglietto di Playboy, pantaloncini rosa, infradito nere. Al collo ha un laccio nero con un ciondolo d'argento a forma di scoiattolo e una collanina con un teschio di strass rosa. Reca con sé un cellulare Vodafone 735 con cuffia stereo, una sacca di stoffa nera, un telo da mare e un caricabatterie. Pare che avesse l'abitudine di camminare spedita ascoltando la musica con le cuffie.
Ecco il percorso che di solito seguiva.

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S. esce dal punto A e avvisa la cugina che sta per uscire con uno squillo. Sono le 14:30 come dimostrano i tabulati. Viene vista nel punto B da una coppia di fidanzati che passano in quel momento con la propria automobile. Siamo a 300 mt da casa sua. Sono passati 3 minuti (ore 14:33) Lì dove si vede un rettangolo arancione c'è la sede della Protezione Civile che ha installato delle telecamere. Ebbene, visionate dai carabinieri, non risulta il passaggio di Sarah...
Sabrina si meraviglia molto che S. non sia ancora giunta a casa sua. Tanto più che la ragazza che doveva accompagnarle con la propria macchina, che si chiama Mariangela, è appena passata ricalcando il percorso che fa solitamente S., ma non l'ha vista. Sabrina allora chiama S. sul cellulare. Sono le ore 14:40. Il telefonino squilla fino a che non si avvia la segreteria telefonica. Riprova dopo due minuti ma il cellulare risulterà spento. Se l'informazione della coppia è esatta, S. sarebbe dunque scomparsa fra le 14:33 e le 14:42, come lasso di tempo. Ma nello spazio assai più ristretto di 50 mt, poiché secondo le telecamere della protezione civile la ragazza non è mai giunta all'angolo di via Pirandello. Dunque, sarebbe scomparsa non nel giro di 9 minuti, bensì nell'arco di 50 secondi. Ma volendo tenere per sicuro la parentesi temporale fra le 14:30 (certezza assoluta che Sarah non è ancora scomparsa) e le 14:42 (certezza assoluta che Sarah è già scomparsa), il tempo è comunque risicato a soli 12 minuti. Ma il tragitto prevedeva cinque minuti, forse sei, massimo sette. Dato che S. non è mai giunta a casa della cugina, comunque sia la sua sparizione avviene in circa 6/7 minuti.

PREMESSA
Tutte le informazioni qui esposte provengono da fonti pubbliche: programmi televisivi, riviste, quotidiani, articoli su internet. Queste fonti non sono ovviamente certe e sicure come quelle che hanno in mano gli inquirenti. Le nostre riflessioni e conclusioni si basano dunque su questo tipo di materiale. Non abbiamo alcuna conoscenza diretta delle persone coinvolte in questo dramma. Viviamo in tutt'altre latitudini. Siamo dei cultori di criminologia, abbiamo vaste letture sull'argomento. Le nostre teorie non tendono ad accusare nessuno ma vogliono solo dare spunti di riflessione.

SVILUPPO
Si prova una certa inquietudine a pensare a come una persona, un essere umano, possa volatilizzarsi nel giro di pochi minuti in un centro urbano, in pieno giorno. S. è scappata oppure è stata rapita? La domanda è d'obbligo e va argomentata.

Fuga volontaria?
Potrebbe anche essere, non possiamo saperlo con certezza. I familiari lo escludono nella maniera più categorica. Ma oltre che fidarci di quello che pensano i familiari possiamo dedurre se in questo caso ci troviamo di fronte a una fuga volontaria oppure a un sequestro di persona? In una intervista la madre di S. mostra dei braccialetti. Riferisce che la figlia non li indossava quando doveva recarsi al mare. In ogni caso, se si fosse trattato di una fuga si sarebbe di certo portata dietro un bracciale al quale teneva tanto, un cinturino di cuoio con delle borchie che comunque a sua madre proprio non piaceva. Quello della madre è un giusto argomento. Ma cerchiamone altri. Sarebbe fuggita una qualsiasi persona portandosi dietro solo pochi articoli per il mare e basta? Sembra arduo pensarlo. L'unico argomento a favore di una fuga volontaria, avendo questi elementi in mano, è che la ragazza per sviare qualsiasi sospetto sia uscita come se si recasse al mare ma in realtà stava scappando di casa.  Infatti, porta con sé il carica batteria. Perché? Non pare avere senso portarsi tale oggetto al mare. Ma forse l'intenzione di S. era quello di lasciare il telefonino in carica dalla cugina poiché forse era arrivato a fine batteria. E comunque, se si fosse trattato di una fuga volontaria, come mai dopo tutto questo battage S. non è ancora tornata a casa? E poi, come e con chi sarebbe fuggita? Nessun altro è scomparso dal paese. Certo potrebbe avere architettato qualcosa con qualcuno di fuori. Ma dai diari della ragazza non emerge nulla. Forse un incontro su Facebook. Uno venuto da chissà dove si è accordato con lei... E comunque non possiamo crogiolarci in questa ipotesi senza avanzare quella peggiore, poiché se quella peggiore è anche quella vera a barcamenarci sull'ipotesi dell'allontanamento volontario ci fa perdere un sacco di tempo. Tuttavia, nel prosieguo del ragionamento, terremo presente alcuni punti: S. è figlia di Testimoni di Geova ma non pare esserne  entusiasta. Ella infatti ama il macabro e l'occulto: ascolta Marilyn Manson, ama gli oggetti borchiati, quelli a forma di teschio, su un profilo Facebook si fa chiamare Sara Buffy, come l'eroina dei telefilm, Buffy l'ammazzavampiri. Insomma, tutto questo non sembra per nulla in sintonia con un ambiente di solidi, irrevocabili principi cristiani come dovrebbero esserci in una famiglia di Testimoni di Geova. Anzi, si proiettasul fronte opposto, che non è l'ateismo bensì il satanismo. E' solo una teoria la nostra ma certo ascoltare Marilyn Manson non è come ascoltare la schola cantorum. Manson nelle sue performance straccia la Bibbia. Si porta dietro l'etichetta di satanista anche se si dichiara ateo. In ogni caso ai satanisti Manson piace. Insomma, il poster di uno che straccia la Bibbia non ce lo vediamo adatto nella stanza di una figlioletta di Testimoni di Geova. Una cosa è certa: gli Scazzi dovevano del tutto ignorare chi sia il signor Manson altrimenti non penso proprio che l'avrebbero tollerato in casa loro. Tuttavia, non sappiamo se S. - e/o - qualcuno del suo entourage professasse una specie di culto satanico. Ma viste le premesse, non ce la sentiamo di escluderlo.

RAPIMENTO
La seconda ipotesi è quella del rapimento. Ma chi e perché avrebbero rapito S.? E soprattutto, come? Tenendo per certe le informazioni che abbiamo, S. è scomparsa in poco meno di 50 mt


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Se S. è stata rapita, quello che c'è da chiedersi è se si è trattato di un crimine premeditato oppure improvvisato.
La premeditazione presupporrebbe che l'aggressore dovesse conoscere l'ora esatta in cui S. sarebbe uscita di casa. Tale informazione poteva averla avuta solo carpendola in qualche maniera o alla diretta interessata o alla cugina Sabrina o all'amica che sarebbe andata con loro portando la propria auto - cioè Mariangela - o, infine, da qualunque familiare di costoro che ne fossero stati al corrente. La cosa più logica sarebbe stata averlo saputo dalla stessa S. In questo caso i tabulati telefonici dovrebbero illuminarci in tal senso e sapere quante persone sono state contattate quel giorno dalla mattina sino alle 14:30. Ammesso, ovviamente, che tale informazione all'aggressore sia stata trasmessa telefonicamente. Non si dovrebbe escludere nessuno, neppure le amiche più care. Il problema è: chi e perché avrebbe avuto intenzione di rapire S? La premeditazione, comunque, presupporrebbe che l'aggressore conoscesse S. Dunque, il movente potrebbe essere: rivarsa, gelosia, richiesta di riscatto, vendetta, sesso.
La non premeditazione comporta che l'aggressore poteva conoscere o non conoscere S. (in questa seconda ipotesi si brancolerebbe nel buio) ma certamente, in tal caso, il movente sarebbe esclusivamente di tipo sessuale. Non c'è nessun altro motivo per un rapimento improvvisato.
Ma sin da subito nasce un problema. Per fare un ragionamento logico dobbiamo basarci sulle premesse e tenerle per buone. Le premesse sono: S. è stata avvistata da una coppia in auto alle 14:33 su via Kennedy tenendo la destra poco prima di svoltare in via Raffaello. L'auto della coppia andava nella medesima direzione, per cui S. è stata vista di spalle. L'altra premessa è che le telecamere della protezione civile non hanno ravvisato alcun passaggio di S. in via Raffaello. Quello che non sappiamo è fin dove arriva l'occhio di queste telecamere. Inquadrano tutta via Raffaello o solo una parte? A vedere l'edificio come viene mostrato in Google Eart deduciamo che forse le telecamere, o la telecamera, sorveglia il tratto che va dall'incrocio di via Pirandello alla seconda metà di via Raffaello provendendo da Via Kennedy. Ma erano in funzione quel pomeriggio? Crediamo inoltre di aver capito che in via Raffaello, dopo la protezione civile, dovrebbe esserci una scuola media in ristrutturazione. Quel pomeriggio c'erano degli operai al lavoro i quali non avrebbero visto e udito nulla. Ma non siamo certi di questa informazione né sappiamo dove si trovi effettivamente questa scuola.


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La zona rossa dovrebbe corrispondere alla zona di influenza dell'occhio delle telecamere. S. dunque sarebbe scomparsa in un punto qualsiasi della linea blu senza mai essere arrivata nella zona  del trapezio rosso. In pratica all'interno del cerchio verde S. è scomparsa Ripetiamo: se le premesse sono esatte, e noi le prendiamo per tali, qui qualcosa non quadra. La telecamera non ha avvistato nessuna macchina. La coppia ha registrato il passaggio di S. ma non di altre persone o vetture. Lungo la linea blu l'ipotesi più probabile è che S. sia scomparsa nel tratto precedente al suo ingresso in via Raffaello, cioè in via Kennedy, poiché sulla via Raffaello, in quel momento non ci sono mezzi in circolazione. Insomma, la conclusione è che S. sia scomparsa in contemporanea al passaggio della coppia. Questa è l'unica macchina in quel momento che passa e S. scompare in via Kennedy. A questo punto la coppia che ha fatto l'avvistamento diventa altamente sospetta. Forse sarebbe il caso di approfondire la loro testimonianza. Ribadiamo ancora una volta, se le premesse sono queste e sono giuste. Ma questa è solo una prima ipotesi. La seconda ipotesi è che S. abbia potuto incontrare qualcuno a piedi all'inizio di via Raffaello e questi l'abbia poi dirottata fuori dal suo percorso. Epperò, questo qualcuno a sua volta non è stato avvistato né dalla telecamere né dalla coppia. Da dove è sbucato allora?


Vediamo all'interno del cerchio giallo l'area dell'aggressione e proviamo a immaginare dove potesse essere posizionata l'auto dell'aggressore. O veniva da via Ariosto oppure si trovava già all'inizio di via Raffaello, oppure ancora seguiva a ruota l'auto della coppia. Se invece il soggetto era a piedi come ha fatto a rapire S.? Dato che il cellulare ha smesso di squillare poco dopo le 14:42 costui avrebbe sopraffatto la ragazza nel giro di 9 minuti. Ma se non c'erano macchine in movimento su via Raffaello dove l'ha portata? Come abbiamo appena detto, forse il mezzo era parcheggiato in via Ariosto o già all'inizio di via Raffaello. In questo caso, doveva trattarsi di un residente o di qualcuno che era andato a trovare un parente, un amico oppure usciva dalla Protezione Civile. Insomma, si tratterrebbe di un incontro del tutto casuale fra l'aggressore e la vittima. Forse... Se invece l'aggressore conosceva la vittima, e questa si fidava, possiamo supporre che l'incontro non sia stato per nulla casuale. Se S. è scomparsa all'inizio di via Raffaello questo è proprio il punto migliore per tendere una trappola poiché non si trova sulla strada principale, non si trova vicino all'abitazione di S. e non è prossimo neppure alla casa di Sabrina., dovrebbe essere distante dalla scuola e, infine, non è inquadrato dalle telecamere. La persona potrebbe aver dirottato con una scusa S. in via Ariosto dove c'era un auto oppure essere stata invitata (o costretta) a entrare in un'abitazione. In questo caso dobbiamo pensare piuttosto ad un conoscente di S. Ma perché un conoscente avrebbe dovuto fare del male a S.? Una risposta forse potrebbe essere nel "culto dell'occulto". S. doveva essere punita per qualcosa? Naturalmente, bisogna vedere se c'è veramente una pista satanica in questa storia.

L'ultima possibilità è che S. abbia ella spontaneamente proseguito o lungo la Statale o lungo via Ariosto. O addirittura che non abbia mai preso la direzione della litoranea ma quella opposta. In questo caso possiamo tornare a ipotizzare un allontanamento volontario di S.

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Riepilogando:
S. esce di casa alle ore 14:30.
S. viene avvistata alle ore 14:33 ne i pressi dell'incrocio fra via Kennedy e via Raffaello da una coppia che in auto si dirige verso la costa.
In via Raffaello, nel tratto inquadrato dalle telecamere della protezione civile, a quell'ora non viene registrato né il passaggio di S., né di altri soggetti, né di un qualche mezzo di locomozione, tranne, immaginiamo, l'auto di Mariangela.
Alle 14:40 S. non risponde al cellulare.
Alle 14:42 il cellulare di S. risulterà spento.
Conclusione: S. scompare fra l'ultimo tratto di Via Kennedy e il primo di via Raffaello nell'arco di pochi minuti che vanno dalle ore 14:33 alle 14:42 o dalle 14:33 alle 14:35.

IPOTESI
La coppia che ha avvistato S. sarebbe da verificare maggiormente oppure dare maggiori informazioni su altre cose che potrebbero aver notato. La coppia è sospetta fino a prova contraria. Ma abbiamo dei dubbi che questa coppia sia effettivamente passata proprio a quell'ora. Infatti, Mariangela, con la sua auto è passata nello stesso posto quasi in contemporanea a quella della coppia. Eppure, dalla coppia non giunge notizia di altre macchine tranne l'avvistamento di S. Comunque, se il passaggio di Mariangela è stato registrato dalle telecamere della protezione civile, dovremmo sapere che a quell'ora S. non  era per strada. Non per quella strada. Sarebbe importantissimo conoscere questo dato, poiché farebbe retrocedere la scomparsa di Sarah non in via Raffaello ma quasi in via Verdi. Sabrina, infatti, asserisce che Mariangela è arrivata a casa sua alle 14:35 forse 14:36. Per cui alle 14:34 Mariangela era nello stesso punto dove un minuto prima sarebbe passata la macchina della coppia. In ogni caso, Mariangela non ha veduto S. Se la testimonianza della coppia è giusta, e quella di Mariangela pure, la scomparsa di S. sarebbe avvenuta in meno di un minuto. Per cui o S. è salita sulla macchina della coppia, o è successo qualcosa in quei sessanta secondi, oppure la coppia si sbaglia nel giorno o nell'orario dell'avvistamento. Infatti, la loro testimonianza sembrerebbe in contraddizione con quella di Mariangela.

Un conoscente di S. (più probabimente un'amica) ha indotto S. a proseguire per via Ariosto e qui o è stata trascinata in un'abitazione oppure è stata costretta a salire su un auto.

Uno sconosciuto ( o più di uno) ha condotto S. lontana da via Raffaello, costringendola a salire in auto che doveva trovarsi parcheggiata lì vicino.

S. si allontana spontaneamente.

CONCLUSIONI FINALI
Fuga volontaria. Non è vero, come si è detto in un programma televisivo, che una ragazza di 15 anni non si allontanerebbe mai da casa. Lo fanno eccome. Nel caso di S. è evidente il fatto che né lei né il fratello, il quale appare in una rasmissione televisiva cosparso di piercing ,si sono assuefatti al clima iper-religioso che si respira in famiglia. La sofferenza della ragazza si intuisce dalle scelte che sono completamente opposte ai dettami della famiglia. Non ha piercing come il fratello ma forse li vorrebbe. E' ancora minorenne per poter decidere in questo senso. Tuttavia, ama gli oggetti borchiati; ascolta Marilyn Manson; gradisce facebook: pur non possedendo un computer riesce con l'aiuto delle amiche a crearsi ben quattro account. Tuttavia, da qui arrivare a concludere che l'atmosfera è talmente opprimente da desiderare la fuga non si può, in base ai pochi elementi che abbiamo a disposizione, affermarlo con certezza. Ma i pressuposti psicologici ci sarebbero tutti. Tuttavia, come avrebbe progettato la fuga? Da sola? E' difficile crederlo non avendo mezzi per avventurarsi in una situazione che senza un supporto economico non l'avrebbe portata lontano. Una ragazza sola di appena 15 anni non sarebbe fuggita per così lungo tempo, tanto più che oramai la sua vicenda e le sue foto sono comparse per giorni su quotidiani e programmi televisivi. Dunque, se un allontanamento volontario c'è stato, deve essere avvenuto con un complice, il quale avrebbe quei mezzi economici che lei non ha. Ma se questo è vero, S. dove si trova in questo momento? Perché non riappare? Dobbiamo considerare che S. è minorenne, e se il suo complice è un maggiorenne, magari con molti più anni di lei, la posizione di costui sul piano legale è molto delicata. S. non può tornare senza compromettere anche l'altro per cui è costretta a rimanere nascosta. Oppure è l'uomo ad avere l'interesse nel tenerla segregata. Se ciò fosse vero dovremmo avere traccia di quest'uomo. S., chattava, sì, ma non dal proprio computer per cui gli accordi non potevano che essere presi a voce per telefono. E poi, quest'uomo da dove verrebbe? Non vi sono segnalazioni di persone scomparse in quei luoghi oltre S. Poniamo allora che venga da lontano. Come poteva essere così preciso da essere presente quel giorno a quell'ora senza accordarsi prima con S.? Dovevano comunicare per telefono. Non ci sono alternative. Ma le Sim di S. sono studiate dagli inquirenti e se ci fosse stata qualcosa del genere la soluzione sarebbe già stata trovata. Inoltre, c'è da rimanere perplessi - di fronte a una tale eventualita - dallo squillo lanciato alla cugina nel momento in cui è uscita. S., avrebbe commesso una stupidaggine poiché certamente la cugina si sarebbe allarmata nel giro di pochi minuti non vedendola arrivare. Come di fatto è avvenuto. Dunque, per scappare avrebbe avuto un margine di tempo risicato. Per una persona in fuga non sarebbe stata una mossa intelligente. In ogni caso per l'incontro avrebbe scelto un luogo lontano sia da casa propria che da quello della cugina e certamente non sull'itinerario che Mariangela stava percorrendo. Ma parrebbe che la coppietta l'abbia veduta proprio su questo itinerario pochi minuti o secondi prima della sua scomparsa.
La coppia. Sono stati gli ultimi ad averla vista negli ultimi istanti prima della sparizione. Sono i testimoni più importanti. Potrebbero essere coinvolti ma lo escluderebbe il fatto stesso che hanno testimoniato. Non è neanche certo che abbiano visto proprio S. Non conoscendo i particolari non ci possiamo pronunciare. Comunque, pare che la ragazza della coppia conoscesse S, poiché sono dello stesso paese.
Un estraneo. Un uomo che incrocia S. e la rapisce. Non vi può essere premeditazione a meno che costui non conoscesse a menadito i movimenti di quel giorno. L'unica soluzione possibile, in questo caso, è un incontro casuale su via Raffaello poco prima che S. passi sotto l'occhio delle telecamere della Protezione Civile. Un uomo a piedi dunque. O che veniva in macchina da via Ariosto oppure che proseguiva sulla medesima scia della macchina della coppia che ha avvistato S. Ma c'era un'altra auto dietro di loro? Sì, dovrebbe essere quella di Mariangela sopraggiunta quasi a ridosso della loro. In ogni caso, rapire una ragazza in pieno giorno, in un abitato, nel giro di pochi minuti senza che in qualche modo questa abbia lanciato un allarme o ci siano sul marciapiede segni di colluttazione, oggetti dell'una o dell'altro, appare veramente arduo. Tanto più se è vero che c'erano degli operai pochi metri dopo che lavoravano in una scuola. Oppure, dobbiamo pensare a uno che abita lì, la tramortisce e la porta a casa? E poi, magari in un secondo tempo, la sposta. O forse ancora, più persone rapiscono S. Ecco perché l'azione è stata così rapida. Certo, hanno avuto una gran fortuna a non venire impressionati dalle telecamere!
Un conoscente. Rimane l'altra soluzione già accennata, ovvero che qualcuno di sua conoscenza l'abbia deviata dalla via che la stava conducendo dalla cugina. E' quella più probabile ma non è detto affatto che sia quella giusta. In questo caso S. avrebbe seguito questa persona con piena fiducia. Ma perché una persona di fiducia dovrebbe rapire S.? Non saprei, però, ribadisco, è assai strano che una ragazza di provincia, figlia di Testimoni di Geova, che non possiede supporti tecnologici, abbia scoperto la musica di Marilyn Manson. Chi l'ha introdotta in questo campo musicale? E perché? Chi è la fonte di questa ispirazione? Cosa cela l'ascolto di questa musica? Un piacere estetico e basta? Una ribellione alla famiglia? L'una e l'altra cosa? Oppure, c'è dell'altro? Ovvero, il satanismo? S. è figlia di gente umile; è magra, piccolina, appena adolescente. Potrebbe rappresentare un'ottima vittima sacrificale. Oppure, potrebbe essere stata punita dalla setta per qualche ragione. Insomma, Geova e Manson, non ci sembrano un ottimo abbinamento. In ogni caso, se questa ipotesi avesse un fondo di verità, il traffico di certi cellulari sicuramente è stato molto intenso in quei minuti e nei giorni successivi. Il problema è sapere i cellulari di chi. Se la testimonianza della coppia non è esatta, possiamo spostare la scomparsa di S. addirittura su via Verdi. Cioè a pochi metri da casa sua. Infatti, Mariangela alle ore 14:34 non vede assolutamente S. su via Kennedy. Deve essere per forza già scompara poiché a quell'ora S. avrebbe dovuto trovarsi su via Raffaello. Ma neanche lì Mariangela è riuscita a da avvistarla. La fascia oraria si restringe a pochi minuti. Fra le 14:30 e le 14:34. Se la coppia ha ragione la sparizione di S. è quasi istantanea, fra le 14:33 e le 14:34. Un minuto! Pare veramente poco probabile. S. dunque sarebbe stata intercettata appena uscita di casa. A 50 mt abita una zia, secondo una fonte giornalistica, che non ha udito nulla. Questo silenzio, questa scomparsa che appare come una volatilizzazione, fa pensare. Fa pensare a qualcosa di pulito, di non cruento. Sarah scompare senza un grido. Senza lasciare un segno di sé sul terreno. La cosa più probabile appare proprio essersi fidata di qualcuno. Perché Sarah non solo scompare senza lasciare traccia ma svanisce nel nulla. Dunque, in pochi istanti è già lontana da casa. Un estraneo avrebbe rischiato così tanto? E poi, cosa ne avrebbe fatto di Sarah? Perché non disfarsene? Cosa che non potrebbero fare persone del posto poiché avrebbero tutto l'interesse a far credere in un suo allontamento. 
Un balordo che si fosse approfittato di lei non avrebbe avuto alcun interesse a portarsela dietro. Se ne sarebbe sbarazzato a chilometri di distanza. Troppi riflettori puntati in questo momento. S., dunque potrebbe essere da qualche parte in quei luoghi. Forse, prigioniera.
 Un augurio. Se S. è scomparsa di sua spontanea volontà adesso è lontanissima da casa. Forse anche all'estero. Ma si farà viva prima o poi. Ed è quello che tutti ci auspichiamo.

CONSIDERAZIONI FINALI
E' sconcertante che in pochi metri e in pochissimi minuti una ragazza di 15 anni sparisca nel nulla in pieno giorno d'un pomeriggio d'estate in una piccola cittadina. Ma è accaduto. Se pensiamo ai predatori sessuali, bisogna considerare che essi hanno un indubbio coraggio e audacia. Ma cercano comunque di rischiare il meno possibile. Ted Bundy, ad esempio, agiva sì in pieno giorno ma la sua strategia era alquanto complessa: gli occorevano svariati minuti per circuire la preda e rapirla. Sarah, invece, sembra eclissarsi nello spazio di secondi. La cugina si allarma subito. In fondo il rapitore non avrebbe avuto tutto questo vantaggio. Invece pare che in pochissimo tempo sia riuscito a portare Sarah chissà dove. Tuttavia, credo che sarebbe stato per lui assai arduo portarsi in giro una ragazza che comunque non è una bambina quindi avrebbe le capacità di fuggire. Gli inquirenti sono sulle sue tracce. Ma egli non pare avvedersene, preoccuparsene. Non lascia indizi in giro per depistare o allontanare i sospetti da sé. Non fa ritrovare qualcosa di Sarah a centinaia di chilometri per allargare così il cerchio delle indagini. Da qualche parte questa ragazza deve essere. Invece di lei non si hanno notizie, non sappiamo se sia ancora in vita o meno.  Viviamo in un'epoca dove le immagini sono reperibili da tantissime fonti eppure in questo caso pare di venire proiettati nel Medioevo. Cosa manca a queste indagini? Il caso Claps e quello dei fratelli di Gravina, i poveri Ciccio e Tore Pappalardi, ci hanno insegnato che è un errore gravissimo non effettuare un'attenta ricognozione del territorio. Sia Elisa Claps che i fratellini sono stati ritrovati anni dopo a pochi metri dove sono stati visti per l'ultima volta. Sia Elisa Claps che i fratelli Pappalardi sono stati cercati persino all'estero. Bastava guardare meglio, ascoltare con attenzione i testimoni, la verità era a portata di mano. Poi, una volta scoperto i corpi tutto appare così chiaro, così semplice, così logico. Nell'un caso e nell'altro il difetto delle indagini è da ricercarsi nella vittimologia. Non è stato sondato il terreno della vittimologia. Elisa Claps non si sarebbe allontanata senza alcun motivo dalla famiglia, così, come se si fosse trattato di una ispirazione improvvisa. Non si è voluto credere alla ragazza ma si è voluto dar credito al suo carneficie, o presunto tale, il quale manda una finta email dove fa asserire alla oramai defunta Elisa che stava tranquilla e beata in Brasile. Idem, per i Pappalardi. Non c'era nulla di recondito nelle famiglie, per quanto non affiatate; si trattava di ragazzini che giocavano in un posto pericoloso. Tutto qui. Eppure, i segnali erano arrivati agli inquirenti. Qualcuno, mi pare lo stesso genitore, aveva indicato in quel palazzo un possibile sito dove ritrovare i due fratellini. 
Due casi eclatanti, ma non sono gli unici.
Ci rendiamo conto che parlare è facile, specie con il senno di poi. Non sappiamo su cosa si basino le indagini sulla scomparsa di Sarah. E siamo consci che questo caso appare anomalo. Non c'è un sospettato. Il che, a volte, è un guaio perché inevitabilmente poi tutti sono portati a sospettare di tutti. Ma così facendo si intorbidano le acque e si fa un gran favore al vero (o veri) rapitori.
A sentire le interviste che i familiari rilasciano nelle varie trasmissioni televisive, gli inquirenti non sono molto presenti in famiglia. Non fanno sapere nulla di come si stanno svolgendo le indagini. Invece, proprio dalla famiglia si devono prendere tutte le informazioni possibili. E' la famiglia, infatti, a delineare il miglior profilo vittimologico.


























venerdì 10 settembre 2010

Il pugile folle

Milano 6 agosto 2010, viale degli Abruzzi, ore 8:00 circa

Avete avuto una gran fortuna se quella mattina eravate in altre parti del mondo affaccendati. Comunque, non a Milano. Non in viale degli Abruzzi, almeno. E' per questo che siete ancora vivi e illesi. Sembrava una mattina come le altre. Così anche per Emilou Arvesu, 41 anni, filippina, da circa venti in Italia. Accompagna il figlio in piscina e si reca verso la famiglia presso la quale lavora. E' una semplice collaboratrice domestica. Ma ella non sa, non può sapere, che quella, invece, non è una mattina come le altre...
Infatti, in casa Fedchenko sta accadendo qualcosa di strano. La signora Larisa, 49 anni, anch'essa straniera - ucraina - anch'essa umile lavoratrice - cameriera - è preoccupatissima; suo figlio, Oleg Fedchenko, 25 anni, pugile, esce di casa con una promessa: pesterà qualcuno. La madre prende molto sul serio queste minacce del figlio per cui avvisa la polizia e racconta le sue paure. La polizia, a sua volta, non sottovaluta le parole di Larisa e manda una volante a casa sua. Ma Oleg è già uscito, è già per strada, è già alla ricerca della sua vittima.
Il destino di Emlou è segnato nel momento in cui in viale degli Abruzzi incrocia l'aitante ragazzo.
Questi cerca di strappargli la borsetta, alla reazione più che normale della donna, reagisce nella maniera peggiore: le prende per il capo e le sbatte la testa sul muro con violenza: una, due, più volte. Non pago la sbatte contro una vetrina. Quindi sull'oramai incoscente donna assesta una gragnuola di pugni violenti e poderosi sulla faccia, fracassendole tutte le ossa del viso e arrivando persino a fratturarsi le sue stesse mani. I passanti inorridiscono ma non riescono ad avvicinarsi a quella furia omicida che sta maciullando senza alcun motivo il volto di quella povera donna. Le sue braccia sono immersi nel sangue di lei sino ai gomiti e non smette di picchiare con tutta la forza che ha. Urla nella sua lingua parole incomprensibili.
Arrivano finalmente otto poliziotti armati di manganello: lui si mette in guardia, li sfida. Ma il numero prevale.
Emlou Arvesu viene soccorsa. Cercano di rianimarla per circa un'ora poi viene portata in ospedale. Ma è tutto inutile: morirà tre ore dopo per i violenti traumi subiti. Un bambino non vedrà mai più la madre. E crescerà con questo tremendo ricordo.
La belva intanto viene portata prima anche lui in ospedale per le cure e poi tradotto nel carcere di San Vittore.


Come mai Oleg Fedchenko ha agito così? Pare che fosse stato lasciato dalla fidanzata, la quale invece, saputo del fatto, non riesce a credere che il suo Oleg abbia potuto fare una cosa del genere e sostiene che non si erano lasciati ma avevano avuto un diverbio.
Come mai Oleg Fedchenko ha agito così? Pare che fosse in cura presso alcuni psichiatri i quali si erano rifiutati di cambiargli la terapia perché essendo scaduto il permesso di soggiorno non potevano più prescrivergli alcunché.
Come mai Oleg Fedchenko ha agito così? Pare che assumesse droghe e anabolizzanti. Sommati agli psicofamaci queste sostanze destabilizzano. In ogni caso, perché Oleg Fedchenko abbia agito come ha agito non lo sapremo mai poiché egli non ricorda nulla dell'accaduto. 


Conclusione numero uno: il pugile folle è una vittima di un sistema che non ha compreso i suoi gravissimi problemi psichici. Per risparmiare quattro soldi lo si è lasciato in preda ai suoi deliri. L'unica ad aver compreso il dramma è stata la madre la quale ha avvertito subito la polizia quando è uscito di casa. Dobbiamo recitare il mea culpa perché per semplici motivi burocratici ed economici Oleg Fedchenko è diventata un'arma umana micidiale. Adesso è nostro compito provvedere ad un suo reinserimento nella società.


Coclusione numero due: il pugile folle è solo un arrabbiato che se l'è presa con una povera donna capitata lì per caso. Non ha affrontato un uomo della sua stazza. Sarà stato folle ma mica tanto scemo. Certo, aveva qualche problema psichiatrico e di droga ma era capace di intendere e di volere. Egli ricorda benissimo il gesto compiuto. L'episodio è troppo grave per passarci sopra. Un delitto orrendo che va punito con il massimo della pena: ergastolo. Non deve più vedere la luce del sole il signor Fedchenko. Sarà meglio per tutti. Con il carattere che si ritrova nel carcere troverà qualcuno che prima o poi gli darà il fatto suo. Non prevediamo un lungo e glorioso futuro per questo pugile da strada.