venerdì 10 settembre 2010

Il pugile folle

Milano 6 agosto 2010, viale degli Abruzzi, ore 8:00 circa

Avete avuto una gran fortuna se quella mattina eravate in altre parti del mondo affaccendati. Comunque, non a Milano. Non in viale degli Abruzzi, almeno. E' per questo che siete ancora vivi e illesi. Sembrava una mattina come le altre. Così anche per Emilou Arvesu, 41 anni, filippina, da circa venti in Italia. Accompagna il figlio in piscina e si reca verso la famiglia presso la quale lavora. E' una semplice collaboratrice domestica. Ma ella non sa, non può sapere, che quella, invece, non è una mattina come le altre...
Infatti, in casa Fedchenko sta accadendo qualcosa di strano. La signora Larisa, 49 anni, anch'essa straniera - ucraina - anch'essa umile lavoratrice - cameriera - è preoccupatissima; suo figlio, Oleg Fedchenko, 25 anni, pugile, esce di casa con una promessa: pesterà qualcuno. La madre prende molto sul serio queste minacce del figlio per cui avvisa la polizia e racconta le sue paure. La polizia, a sua volta, non sottovaluta le parole di Larisa e manda una volante a casa sua. Ma Oleg è già uscito, è già per strada, è già alla ricerca della sua vittima.
Il destino di Emlou è segnato nel momento in cui in viale degli Abruzzi incrocia l'aitante ragazzo.
Questi cerca di strappargli la borsetta, alla reazione più che normale della donna, reagisce nella maniera peggiore: le prende per il capo e le sbatte la testa sul muro con violenza: una, due, più volte. Non pago la sbatte contro una vetrina. Quindi sull'oramai incoscente donna assesta una gragnuola di pugni violenti e poderosi sulla faccia, fracassendole tutte le ossa del viso e arrivando persino a fratturarsi le sue stesse mani. I passanti inorridiscono ma non riescono ad avvicinarsi a quella furia omicida che sta maciullando senza alcun motivo il volto di quella povera donna. Le sue braccia sono immersi nel sangue di lei sino ai gomiti e non smette di picchiare con tutta la forza che ha. Urla nella sua lingua parole incomprensibili.
Arrivano finalmente otto poliziotti armati di manganello: lui si mette in guardia, li sfida. Ma il numero prevale.
Emlou Arvesu viene soccorsa. Cercano di rianimarla per circa un'ora poi viene portata in ospedale. Ma è tutto inutile: morirà tre ore dopo per i violenti traumi subiti. Un bambino non vedrà mai più la madre. E crescerà con questo tremendo ricordo.
La belva intanto viene portata prima anche lui in ospedale per le cure e poi tradotto nel carcere di San Vittore.


Come mai Oleg Fedchenko ha agito così? Pare che fosse stato lasciato dalla fidanzata, la quale invece, saputo del fatto, non riesce a credere che il suo Oleg abbia potuto fare una cosa del genere e sostiene che non si erano lasciati ma avevano avuto un diverbio.
Come mai Oleg Fedchenko ha agito così? Pare che fosse in cura presso alcuni psichiatri i quali si erano rifiutati di cambiargli la terapia perché essendo scaduto il permesso di soggiorno non potevano più prescrivergli alcunché.
Come mai Oleg Fedchenko ha agito così? Pare che assumesse droghe e anabolizzanti. Sommati agli psicofamaci queste sostanze destabilizzano. In ogni caso, perché Oleg Fedchenko abbia agito come ha agito non lo sapremo mai poiché egli non ricorda nulla dell'accaduto. 


Conclusione numero uno: il pugile folle è una vittima di un sistema che non ha compreso i suoi gravissimi problemi psichici. Per risparmiare quattro soldi lo si è lasciato in preda ai suoi deliri. L'unica ad aver compreso il dramma è stata la madre la quale ha avvertito subito la polizia quando è uscito di casa. Dobbiamo recitare il mea culpa perché per semplici motivi burocratici ed economici Oleg Fedchenko è diventata un'arma umana micidiale. Adesso è nostro compito provvedere ad un suo reinserimento nella società.


Coclusione numero due: il pugile folle è solo un arrabbiato che se l'è presa con una povera donna capitata lì per caso. Non ha affrontato un uomo della sua stazza. Sarà stato folle ma mica tanto scemo. Certo, aveva qualche problema psichiatrico e di droga ma era capace di intendere e di volere. Egli ricorda benissimo il gesto compiuto. L'episodio è troppo grave per passarci sopra. Un delitto orrendo che va punito con il massimo della pena: ergastolo. Non deve più vedere la luce del sole il signor Fedchenko. Sarà meglio per tutti. Con il carattere che si ritrova nel carcere troverà qualcuno che prima o poi gli darà il fatto suo. Non prevediamo un lungo e glorioso futuro per questo pugile da strada.

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