sabato 11 dicembre 2010

Dieci contro uno: Strike!

Qualcuno, nel secolo scorso, diceva che la potenza è numero. Dunque, più si è più si vince. Quel qualcuno alludeva alla fecondità di un popolo. Tuttavia, in campo militare in genere la superiorità numerica risulta vincente. Ma non è sempre così. Lo ha dimostrato Leonida al Passo delle Termopoli, e Annibale a Canne. Nel caso di Leonida ha prevalso l'addestramento, in quello di Annibale la superiorità tattica. Invece, nell'episodio di Chafik Elketani a prevalere sul numero è stata la potenza degli armamenti. 

Immigrato drogato e senza patente uccide sette ciclisti a Lamezia Terme.
L'appuntamento con la morte per sette ciclisti della domenica arriva in Calabria alle 11 di una fredda mattina sulla striscia d'asfalto della statale 18 che, da Lamezia Terme porta a Gizzeria Lido, nel catanzarese. Una Mercedes piomba sul gruppo e provoca la strage. A guidare l'auto un giovane marocchino che viene subito arrestato, Chafik Elketani, 21 anni, drogato e senza patente perchè gli era stata ritirata sette mesi fa per un sorpasso azzardato. 
Si interrompe così, per sempre, la passione per la bicicletta di un gruppo di amici su un rettilineo di oltre un chilometro in una zona tra i campi e il mare. A terra sono rimasti sette corpi senza vita. Una strage. Le vittime sono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo, del quale non si conosce l'età. Erano tutti di Lamezia Terme. Erano partiti intorno alle 8 di mattina, come facevano tutte le domeniche e nei giorni festivi e, di volta in volta, si dirigevano verso Amantea, nel cosentino, o verso Vibo Valentia. Tra i ciclisti morti ci sono due avvocati, Palazzo e Stranges, mentre un terzo legale, Fabio Davoli è rimasto ferito. De Fazio era titolare di un negozio di computer e Fortunato Bernardi di una palestra, mentre Poppin, Perri e Cannizzaro erano meccanici.
Il giovane alla guida dell'auto investitrice ha riportato delle ferite non gravi. Al suo fianco, in auto, c'è il nipotino di dieci anni, illeso. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il conducente della Mercedes, nel momento dell'incidente, stava effettuando una manovra di sorpasso. La Mercedes, che viaggiava a velocità elevata, ha incrociato frontalmente il gruppo di ciclisti che viaggiavano in direzione opposta, e non ha avuto il tempo di frenare. L'impatto della vettura con il gruppo di ciclisti si è rivelato terrificante. Uno dei ciclisti è statosbalzato ad alcune decine di metri.
Elketani è in Italia con un regolare permesso di soggiorno, e risiede con la famiglia a Gizzeria (Catanzaro) dove vive una folta colonia di nordafricani dediti al commercio ambulante. Il giovane è stato arrestato dai vigili urbani di Lamezia Terme e dai carabinieri con l'accusa di omicidio colposo plurimo aggravato dalla guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti. Dopo le prime cure, Elketani è stato trasferito nel centro clinico del carcere di Catanzaro. Sono stati alcuni automobilisti di passaggio a dare l'allarme. Ai primi soccorritori della Croce bianca si è presentato uno scenario apocalittico: cadaveri sparsi per tutta la carreggiata e l'auto investitrice finita contro un muretto che costeggia la statale.
In pochi minuti sono arrivate tutte le ambulanze disponibili e l'elisoccorso, che ha trasportato i feriti negli ospedali di Cosenza e Catanzaro. Pochi minuti dopo, sul posto, sono giunti i parenti delle vittime che si sono abbandonati a scene di disperazione. Volti pietrificati, lacrime, qualche accenno di protesta. Tra tutte, quella di un anziano signore che, con la moglie poco distante, cercava microfoni e taccuini. «Non è possibile - ha detto ai cronisti - essere tolleranti con chi viene qui da chissà dove e pensa di poter fare quello che gli pare».
Intanto è stato sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre le fratture che ha subito Domenico Strangis, uno dei tre ciclisti feriti nell'incidente avvenuto a Lamezia Terme in cui sono morte sette persone.Strangis, che è il più grave dei feriti, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Cosenza.Ad operarlo è stata l'equipe di ortopedia.
La situazione di Strangis è giudicata «molto grave» dai sanitari.
Sono state portate nell'obitorio dell'ospedale di Lamezia Terme le salme dei sette ciclisti uccisi. Solo ai familiari delle vittime, per il riconoscimento ufficiale, è stata data la possibilità di entrare. Davanti alla struttura tanti gli amici e i parenti dei sette ciclisti, che erano tutti molto conosciuti in città. Scene di pianto e di disperazione si sono ripetute tra lo sbigottimento di quanti conoscevano le vittime.

Commento: Chafik Elketani sicuramente entrerà nel guinness dei primati.
allego articolo di pubblico interesse preso dalla rete:

Rapporto Aci-Istat: calano gli incidenti mortali

E' in calo del 10 per cento il numero dei morti sulle strade italiane, che sono passati da 4.725 del 2008 a 4.237 del 2009. E' uno dei dati contenuti nel rapporto Aci-Istat sugli incidenti stradali tendenzialmente confortante, anche se l'anno scorso a perdere la vita sull'asfalto, sono state in media ancora 12 persone al giorno. Risultati positivi in materia di sicurezza stradale sono avvalorati dal numero dei sinistri, diminuiti dell'1,6% (215.504 contro i 218.963 del 2008; 590 al giorno) e dei feriti, che sono passati da 310.745 a 307.258 (-1,1%; 842 al giorno). Tra il 2001 e il 2009 i morti hanno subito una flessione del 40,3%: rispetto all'obiettivo europeo 2010 (ridurre la mortalità stradale del 50%), l'Italia sale al decimo posto nella lista dei paesi più virtuosi dell'Ue a 27. Il 76% degli incidenti si è verificato sulle strade urbane causando 1.892 morti (44,7% del totale) e 223.166 feriti (72,6%). Sulle autostrade sono avvenuti 12.200 sinistri (5,7% del totale; - 22,6% rispetto al 2008), con 350 decessi (8,3%) e 20.538 feriti (6,7%). Le strade extraurbane sono state invece teatro degli incidenti più gravi che hanno causato 5,1 decessi ogni 100 sinistri. Gli incidenti sono stati 21.858 con 498 morti. In generale, nel corso dell'anno, giovedì e venerdì si sono rivelate le giornate con la maggior concentrazione di incidenti (33.414 e 33.349) e feriti (46.120 e 46.038). Sabato invece è stato il giorno in cui sono morte più persone (708; 16,7% del totale); le 18 l'ora più critica (17.367 con 297 morti e 24.664 feriti), mentre tra le 22 e le 6 si sono verificati gli incidenti più pericolosi: 27.872 (12,9%) che hanno causato il decesso di 986 persone (23,3%) e il ferimento di altre 45.242 (14,7%). A perdere la vita o a rimanere feriti sono stati soprattutto i conducenti (69,2% morti; 69,4% feriti). Tra questi (2.934) i più colpiti sono stati i giovani tra 20 e 24 anni: 316 morti. Numerose anche le vittime tra i passeggeri (15% del totale dei morti; 24% dei feriti) e tra i pedoni (15,7%; 6,6%). Le principali cause di incidente sono state il mancato rispetto delle regole di precedenza (17,5%), la guida distratta (15,7%) e la velocità elevata (11,5%). Tre incidenti su quattro sono avvenuti tra due o più veicoli, mentre il 24,8% riguardava veicoli isolati. Il più ricorrente è stato lo scontro frontale-laterale (35,3%) che ha causato 1.071 morti (25,3%) e 112.165 feriti (36,5%), seguito dal tamponamento (38.995 casi, con 382 morti e 64.706 persone ferite). L'investimento di pedone ha rappresentato l'8,6% dei sinistri. Le auto sono state la categoria di veicoli maggiormente coinvolta: 269.035, pari al 66,9% dei veicoli. Seguono 55.028 motocicli (13,7%), ciclomotori (6,6%) e biciclette (3,9%). L'indice di mortalità medio dei veicoli è stato pari a 0,9%, per motocicli e biciclette è stato più che doppio (1,9%).

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