lunedì 10 febbraio 2020

Schema Torrisi - Parte terza

OMICIDIO BARBARINA STERI 14 GENNAIO 1960

La foto non ritrae un caso reale

Il rapporto Torrisi descrive Salvatore Vinci come un abile manipolatore, talmente abile da indurre i cognati e il fratello di Stefano Mele ad associarsi al delitto da lui concepito ai danni della coppia Locci-Lo Bianco. Come abbiamo detto, Piero Mucciarini e Marcello Chiaramonti hanno sposato le sorelle di Stefano. Sono ambedue toscani, nati nella provincia di Siena, dunque non appartengono alla cultura sarda (per alcuni una cultura che affonda le radici nel Basso Medioevo dove è concepibile programmare un omicidio in famiglia per disfarsi di una donna che disonora il casato). Sottolineiamo il fatto che i due risultano cognati del Mele non perché questi abbia spostato una qualche loro sorella. Bensì, il contrario. La cosa cambia completamente aspetto. Infatti, se Stefano fosse stato il marito della sorella di uno di loro la parentela sarebbe stata un po' più stretta poiché la prole da loro concepita avrebbe portato nelle vene parte del loro sangue. Ma Barbara Locci non ha nessun rapporto di parentela né con Chiaramonti né con Mucciarini. Quindi, Natalino, concepito da Stefano e Barbara è sì, loro nipote, ma non di sangue.
Altro discorso per Giovanni Mele. Lui sì che avrebbe potuto trovare un qualche interesse nella morte della Locci per liberare il fratello dai molteplici tradimenti di lei. In questo caso Natalino è nipote di sangue di Giovanni. Perché mai Piero e Marcello avrebbero dovuto avere il medesino interesse di Giovanni? Quello che vogliamo dire è che Salvatore avrebbe anche potuto convincere Giovanni Mele a liberarsi della cognata. Ma non vediamo come avrebbe fatto a convincere gli altri due.

La capacità di persuasione di Salvatore, secondo Torrisi, ha un precedente nella morte della prima moglie: Barbarina Steri, trovata esanime sul pavimento della camera da letto il 14 gennaio 1960. La poverina aveva solo 19 anni. La ragazza sarebbe stata uccisa da Salvatore con il contributo del fratello e del padre di lei. Sì, avete capito bene, il papà di Barbarina e suo fratello avrebbero aiutato Salvatore a disfarsi della moglie. Probabilmente è in questo episodio che molti 'mostrologi' vedono la cultura sarda alla stregua di quella del Barone Cesare Lanza di Carini che ammazzò la propria figlia perché infedele al marito.


Del caso Steri ne parla molto bene Antonio Segnini nel suo blog, al quale rimandiamo.


In questa sede non intendiamo affrontare il caso Steri per risolvere la questione se Salvatore Vinci sia o no l'assassino della moglie. Lo diamo per certo, come per certo lo dà il Colonnello Torrisi. La sua analisi è molto convincete e noi la diamo per buona. Diamo anche per certo che padre e fratello di Barbarina fossero suoi complici. 
L'assunto è il seguente: se Salvatore è stato capace di convincere il padre e il fratello di Barbara a sopprimere la loro congiunta vuoi che non abbia convinto i Mele a uccidere l'altra Barbara che, in fin dei conti, non era neppura una congiunta?
L'analisi del delitto Steri, però, non conduce necessariamente a pensare che Barbara sia morta per premeditazione. Salvatore avrebbe potuto anche aver ucciso la moglie preterintezionalmente, ovvero senza volontà. Un incidente, oppure in un impeto d'ira. La cosa interessante è che i due Salvatori (anche il fratello di Barbara Steri si chiamava Salvatore) avevano un alibi, erano in un bar a quell'ora. Il gestore conferma la loro presenza. Ma sorvoliamo su questo.
Chiameremo, per comodità Salvatore Vinci A e Salvatore Steri B.
Come avrebbe fatto A a convincere B a uccidere la propria sorella? Forse non lo ha convinto a ucciderla ma soltanto a coprire il suo omicidio. I due avevano una relazione omosessuale (un'illazione, non sappiamo se vera, ma diamola per vera). 
A ricatta B che se non lo copre svelerà a tutti la loro relazione.  
B, capitola. 
B non solo capitola, ma coinvolge il padre in questo ricatto. Il padre preferisce  nascondere l'omicidio della figlia piuttosto che rendere pubblica l'omosessualità del figlio. Altri tempi. 

I tempi trascorsi sono un'altra punta di diamante dei sostenitori della congiura ai danni dellla Locci. Nel 1968 era normale uccidere le cognate libertine. Infatti, le cronache ne son piene. Quando io avevo sei anni (sono nato nel 1962) ricordo benissimo le stragi di donne dissolute. Io sono calabrese, quindi di una cultura primitiva uguale a quella sarda dell'epoca. Facevamo confusione fra il 1968 d.C e il 1968 a. C. 

Dando per buoni tutti questi assunti: anni '60 famiglie chiuse e  focose, cultura sarda votata alla soppressione delle coniughe fedifraghe, vergogna nell'espimere la propria omosessualità fino alla sottomissione, cosa accomuna il delitto Steri al delitto Locci? Se tutte queste verità hanno contribuito al delitto di Barbarina Steri, come hanno potuto contribuire anche a quello di Barbara Locci? 
Un rapporto omosessuale esisteva anche in questo caso: Stefano Mele e il solito Salvatore Vinci. Poniamo ancora una volta che A abbia convinto con il ricatto dell'omossessualità Mele a sopprimere la moglie, Come avrebbe  A convinto anche il resto della famiglia? Lo schema Steri non si può adattare allo schema Locci. Mucciarini e Chiramonti non sono il fratello e il padre di Stefano. Se costui è omosessuale, e i suoi cognati ne  vengono a conoscenza, cosa gliene frega loro se la cosa si viene a sapere? 
Salvatore può aver convinto Mele a partecipare ricattandolo. Ma deve aver convinto gli altri in altra maniera. Come?
Secondo i salvatoristi, Mucciarini aveva un precedente penale. Quindi era anche lui ricattabile. Ma non da Salvatore, bensì dal Clan Mele, il quale, una volta deciso di uccidere Locci, hanno imposto al fornaio di partecipare. Non si capisce, però, quale ricatto possa subire uno che ha un precedente penale, fosse pure il peggiore di questo mondo (e Mucciarini aveva solo un precedente per rapina quando era un ragazzo). Il precedente penale è qualcosa che uno ha già scontato. Dove sarebbe il ricatto? In ogni caso, volendo pure soddisfare questa linea di pensiero, la prospettiva di farsi lunghi anni di galera per la partecipazione a un duplice omicidio a quale terribile ricatto potrebbe soggiacere? Insomma, le conseguenze del ricatto dovrebbero essere peggiori dell'ergastolo. 
In ogni caso, i moventi stanno subendo delle trasformazioni: Stefano Mele non agisce più perché stanco dei tradimenti. Ma su istigazione di Salvatore. I suoi cognati non agiscono più per difendere l'onore della famiglia, bensì per non subire un ricatto.  
Ritorniamo però ancora una volta ai Salvatori A e B
I due hanno un rapporto di lunga data e, se veramente amanti, anche intimo. Dunque, in linea teorica potrebbe B aver soggiaciuto alla volontà di A
Si è fatto l'esempio della famiglia Manson. I suoi adepti hanno ucciso a Cielo Drive solo perché Manson glielo ha chiesto. Dunque Manson era talmente manipolatore che ha indotto altri a uccidere per lui.


Il reverendoJim Jones è riuscito a convincere 600 persone a suicidarsi. 



Allora perché Salvatore Vinci non può aver convinto la famiglia Mele a partecipare al duplice omicidio di Signa?
Gli esempi non calzano. Nel caso Manson, i suoi adepti erano sottomessi dalla droga. Le donne avevano rapporti sessuali con lui. Erano giovani sbandati che lui accolse nella sua famiglia. Dormivano insieme, mangiavano insieme, fornicavano insieme. 
Nel caso Jim Jones, la sottomissione era di tipo religioso. Si trattava di una setta. In questo caso il suicidio di massa è stato aiutato da guardie armate che costringevano a  bere la bevanda a base di cianuro. Ma seppure lo avessero fatto tutti volontariamente, anche in questo caso c'era un rapporto giornaliero: dormivano, mangiavano e fornicavano insieme.
Nel caso di Salvatore Vinci, come poteva la sua psicopatia (tutta da dimostrare) influenzare la famiglia dei Mele? In base a cosa questa famiglia avrebbe dovuto accondiscendere a suoi voleri criminali? i Mele non avevano un buona opinione dei Vinci. Quindi, lo psicopatico già partiva svantaggiato.
In conclusione, Salvatore potrebbe al limite aver convinto Stefano a partecipare al delitto. perché con lui mangiava, dormiva e fornicava. Poniamo che avesse potuto convincere anche Giovanni Mele. Ma per il resto della famiglia non riusciamo a trovare nessun motivo.
Salvatore Vinci viene descritto dai salvatoristi quasi come un Totò Riina. In verità, il vero duro era Francesco. Infatti è di lui che la familgia Mele aveva veramente paura. Eppure, avrebbero deciso di metterselo contro nel momento in cui decidono di uccidere Barbara con la complicità di Salvatore per poi dare la colpa a Francesco.

Il rapporto Torrisi costruisce il carisma demoniaco di Salvatore sul delitto Barbara Steri. Un delitto che probabilmente non è mai avvenuto. Quindi su un presupposto inesistente. Ma seppure esistente, del tutto improponibile in un contesto completamente diverso. 
Per poter funzionare lo schema Torrisi bisogna necessariamente dotare Salvatore di superpoteri di ordine psicologico.
In ogni caso, seppure tutto questo fosse vero, l'analisi dell'omicidio ci dimostrerà che mai Salvatore Vinci poteva aver commesso questo delitto, fosse pure stato da solo, con Stefano Mele o con tutta la sacra famiglia. A meno di non dotarlo di ulteriori superpoteri, come vedremo nelle prossime conversazioni.


domenica 9 febbraio 2020

Schema Torrisi - Parte seconda


IL MOVENTE


Diceva Aristotele nella Poetica che un soggetto letterario non deve necessariamente essere vero ma verosimile. Il rapporto Torrisi non è un romanzo ma un rapporto giudiziario per cui si dovrebbe attenere al vero. Ma se lo trattassimo come un racconto sarebbe verosimile? Certo, in criminologia si leggono cose che uno non reputerebbe mai vere. Eppure, vere sono. E' proprio di ieri la notizia di due madri arrestate perché abusavano delle rispettive figlie per compiacere il loro perverso partner, un uomo di 40 anni. Addirittura, una delle due avrebbe concepito la figlia al solo scopo di soddisfare le fantasie sessuali dell'uomo. Fantasie da lei medesima condivise. 



(Per inciso. Non sono mai stato favorevole alla pena di morte. Né mai lo sarò. Tuttavia, se il Signoruzzo (come dicono in Sicilia) dicesse: "Vi ho inviato la Sacra Corona Virus perché siete troppi e mi state rovinando il Pianeta, cosa volete fare, lasciamo scegliere al caso oppure avete una lista?". Beh... dei nomi li proporrei, e questi pedofili sarebbero nell'elenco).

Se degli esseri umani pensano di mettere in produzione dei figli per soddisfare le proprie perversioni sessuali, non è poi così fantastico pensare che un soggetto estraneo ad un nucleo familiare lo plagi al punto tale da fargli fare quello che vuole. Mi riferisco ovviamente a Salvatore Vinci che chiede alla famiglia Mele di uccidere Barbara Locci. In linea teorica ciò è possibile. Ma in pratica?

Se chiedete a un salvatorista perché i familiari di Stefano Mele partecipano al delitto della moglie, la risposta sarà perché dava scandalo, spendeva tutto quello che guadagnava il marito con i propri amanti, non se ne poteva più. Che poi è quello che dice Torrisi.

Prendiamo per buono, per un attimo, questo movente. I Mele decidono di liberarsi di Barbara perché infanga il buon nome della famiglia. Ci sarebbe da chiedersi un mucchio di cose. I due sono sposati da quasi dieci anni e Barbara fin da subito ha manifestato una certa libertà sessuale. 
Domanda: Perché proprio adesso? 
Risposta: Appunto, oramai il vaso era colmo.

Va bene, accettiamo questa spiegazione. 
Domanda: Perché uccidere anche Lo Bianco?
Risposta: Ha fatto male ad andare con Barbara!

Voglio attribuire il massimo del cinismo alla famiglia Mele. Fino a questo punto siamo nel verosimile. 
Domanda: A chi è venuta l'idea di farla finita con Barbara perché dava troppo scandalo?
Risposta: A Salvatore Vinci.

Ecco... qui iniziano le perplessità. Posso concedere ai Mele che non sopportavano più la condotta scandalosa di Barbara. Voglio concedere che Salvatore Vinci abbia plagiato Stefano nel suo piano funesto. Ma pensare che ai Mele il movente dell'onore glielo abbia fornito l'amante stesso di Barbara... questo no! Proprio Salvatore Vinci? Quello che si è istallato a casa loro per qualche annetto? quello che portava Barbara alle Cascine per farla accoppiare con altri uomini mentre lui la osservava eccitato? quello che si è preso 150.000 lire da lei e 150.000 lire da lui delle 480.000 lire del premio assicurativo? quello, il cui fratello ha preso il posto a casa loro? In sostanza, mi si vorrebbe far credere che non solo Stefano, ma tutta la famiglia Mele erano oligofrenici senza possibilità di un rimedio. Non solo il fratello di Stefano, le sorelle, la madre e il padre. Ma persino i suoi stessi cognati! 

Insomma, un bel giorno Salvatore Vinci diventa il Buffalmacco della situazione e Piero Mucciarini il suo Calandrino. Sembra più Boccaccio che Torrisi. Ossia, Mucciarini, ascolta le parole di Salvatore Vinci che gli dà lezione sull'onestà, l'onore e la pudicizia. E lo convincerebbe a uccidere Barbara insieme all'ultimo amante, Lo Bianco, per poi dare la colpa del misfatto a suo fratello Francesco.
Quindi io, Piero Mucciarini, o Marcello Chiaramonti, prendo lezioni di stile da un depravato come Salvatore Vinci (posso anche ignorare l'episodio delle Cascine e le 300.000 lire, ma che sia un parassita non può sfuggirmi). Proprio lui mi chiede di salvare l'onore della famiglia quanto lui è il principale protagonista di questo scandalo? E poi cosa pretenderebbe? Che accusassimo il fratello? Quindi io mi devo fidare di uno che manderebbe il fratello in galera per un crimine da lui stesso commesso?
Tutto questo vi sembra verosimile? Neanche come semplice racconto avrebbe credibilità. Ma si è detto che Salvatore Vinci aveva un grande carisma se è vero come è vero che ha ucciso la prima moglie riuscendo a convincere i familiari di lei nell'impresa criminale. Ma è andata veramente così? Il delitto Steri sarà argomento della nostra prossima conversazione.
Il movente dell'onore avrebbe avuto credibilità se quella notte del 1968 i Mele avessero ucciso Barbara Locci insieme a ... Salvatore Vinci! per poi dare la colpa a Francesco Vinci. Ecco, così la trama letteraria reggerebbe. I Mele si liberano una volta per tutte di Barbara e degli ingombranti fratelli Vinci.



sabato 8 febbraio 2020

Schema Torrisi - Parte prima


Schema Torrisi (o il giuoco degli amanti)

LEGENDA: A Barbara Locci; B Salvatore Vinci; C Antonio Lo Bianco; D Francesco Vinci.



PREMESSA
Lo schema Torrisi, elaborato dal Tenente Colonnello comandante del reparto operativo dei carabinieri, Nunziato Torrisi, il 22 aprile 1986 nell'ambito dell'inchiesta sui delitti del Mostro di Firenze, prevede un'amante centrale A attorno alla quale girano altri tre amanti: B, C e D.

Il primo amante B decide di uccidere l'amante A mentre si trova in intimità con il secondo amante C. Dopo averli uccisi, il primo amante B tenterà di incolpare del duplice omicidio il terzo amante D. Da notare che B e D sono fratelli.
Quindi con un colpo solo B si libererà di A, C e D.

Questo schema apparentemente semplice, in realtà è molto complesso. Infatti B per poter portare a termine il suo diabolico piano deve cooptare il marito di A e cercare il consenso, l'appoggio e la complicità materiale dei parenti del marito di A.  Quindi dobbiamo prevedere che B riuscirà a convincere queste persone - che non sono criminali e che non hanno nulla da guadagnare in tale impresa - ad accollarsi il rischio che comporta l'esecuzione di un duplice omicidio: svariati anni di galera, perdita del lavoro, allontanamento dalla famiglia, spese giudiziarie. Tutto questo per assecondare i voleri di B. Attenzione, tutta questa gente sa perfettamente chi sia B e in quali rapporti si trovi con A. Quindi, il marito di A e i suoi familiari sono al corrente che B è un amante storico di A e che dopo averla ammazzata insieme a C vuole far ricadere la colpa su D che, non dimentichiamocelo, è suo fratello! Nello studio del rapporto Torrisi, vedremo come  costoro si imbarcheranno nell'impresa di un delitto altamente grave dal punto di vista penale e morale, perché - lasciando stare la condotta disdicevole di A - il povero C non è che un giovane di 29 anni padre di tre figli. Eppure, questi bravi padri di famiglia, non si faranno nessuno scrupolo nell'ucciderlo creando così la figura di una vedova e di tre orfanelli. 

Insomma, la nefasta influenza di B su tutto il nucleo familiare del marito di A è totale!

In questo schema i sardisti trovano la soluzione del mistero dei delitti del Mostro di Firenze, che altri non sarebbe che B, ovvero Salvatore Vinci.
Ogni sardista/salvatorista adatta poi alla propria visione dei fatti, lo schema Torrisi. Possono cambiare alcune circostanze, alcuni protagonisti, alcuni particolari, ma la sostanza non cambia.
Con tutta la simpatia che possiamo provare per i sardisti, e l'ammirazione che nutriamo per il Ten. Colonnello Torrisi, dobbiamo però rimproverare loro che non hanno mai affrontato analiticamente tale prospettiva. Lo faremo noi per loro e vedremo che, se sottoposto a una critica severa, tale schema non regge