Nonostante abbia letto centinaia di libri su serial killer che rapiscono, torturano e uccidono bambini, questa triste notizia mi ha comunque colpito. Le letture diventano drammatiche realtà quando un caso è caldo e sta succedendo a casa tua. Non riesco neppure a immaginare l’angoscia e il dolore della sua famiglia. Ma rifletto sempre sulla medesima cosa: per godere del proprio piacere per pochi minuti un uomo è disposto a rapire, uccidere e lasciare per sempre nel lutto un’intera famiglia. Questo piacere deve essere per lui qualcosa di estremamente importante per spingerlo a rischiare tanto per così poco. In questi esseri non riavviseremo mai sensi di colpa. Dei genitori crescono con sacrificio e amore una figlia per tredici anni e poi nel giro di un’ora qualcuno se ne appropria come se fosse una cosa sua e la uccide. Ma chi è questo qualcuno? E come ha fatto, come si è mosso, come ha agito per portare a compimento il suo piano criminoso?
Abbiamo al momento due scene del crimine: il luogo dove è avvenuto il rapimento e il posto dove è stato trovato il corpo di Yara. C’è una terza scena del crimine, e magari una quarta? Qualcosa suggerirebbe di sì.
Premesso che le notizie che ho sono quelle a disposizione di tutti reperibili su giornali, riviste, forum e quant’altro cercherò di analizzare il caso.
Vediamo innanzitutto la prima scena del crimine:
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In A l’abitazione dei Gambirasio sita i via Rampinelli, in B la Città dello Sport, in via Pietro Morlotti, dove Yara frequentava le lezioni di ginnastica ritmica. Il percorso si compie in cinque minuti a piedi poiché la distanza è di 500 mt poco più.
Vediamo anche una foto aerea:
Percorso Casa Gambirasio - Palestra 500 mt circa |
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26 novembre 2010: Yara Gambirasio esce di casa alle 17:30 per recarsi in palestra. Non ha allenamenti, deve semplicemente portare uno stereo alle maestre. Rimarrà con loro per circa un’ora. Indossava giubbotto nero, felpa nera di Hello Kitty, pantacollant neri, scarpe nere da ginnastica Convers "Allstar" basse con pelo e perline, guanti neri con brillantini. Aveva con sè un cellulare LG.
La tragedia inizia alle ore 18:44. Prendo questo tempo perché Yara in risposta ad un’amica, tale Martina, invia un sms: riporto le sue testuali parole rilasciate in una intervista del 15 dicembre 2010
Puoi spiegare la sequenza di messaggini che vi siete mandati tu e Yara?
Alle 18.25 le ho chiesto a che ora dovevamo vederci in palestra domenica per la gara di ginnastica. Alle 18.44 mi ha risposto che dovevamo essere lì per le 8. Alle 18.49 le ho scritto "ok, grazie, ciao".
Alle 18.25 le ho chiesto a che ora dovevamo vederci in palestra domenica per la gara di ginnastica. Alle 18.44 mi ha risposto che dovevamo essere lì per le 8. Alle 18.49 le ho scritto "ok, grazie, ciao".
I TEMPI
Ore 18.25: sms di Martina «A che ora ci vediamo giù alla gara domenica?».
Ore 18.44: sms di Yara «Dobbiamo essere lì per le 8».
Ore 18.49: sms di Martina "Ok, grazie, ciao».
Ore 19.10: sms della madre che le chiede: «Dove sei?»
Nessuna risposta
Dunque, riepilogando, i tempi del dramma vanno dalle 18:44 alle 19:10, ovvero dal sms inviato da Yara e che rappresenta il suo ultimo atto in vita documentato, alla mancata risposta al sms della madre, segno che la ragazzina non aveva più questa possibilità.
L’ultimo segnale del cellulare di Yara indica che questo veniva agganciato dalla cella di Mapello (ma non so l’ora precisa poiché le versioni sono diverse, chi asserisce le 18:55, cosa impossibile, secondo me, chi dopo le 19:00, evento temporale più plausibile).
Dunque, fra le 18:44 e le 19:10 abbiamo un intervallo di tempo di appena 26 minuti. In questo lasso di tempo Yara si è spostata da via Morlotti in zona Mapello.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti (sempre apprese da articoli e non da fonti ufficiali) Yara non sarebbe scomparsa in via Rampinelli, dunque sulla strada del ritorno, bensì in via Morlotti, dunque avrebbe lasciato la palestra dopodiché sarebbe stata rapita. In via Rampinelli c’erano diversi testimoni che dichiarano di non aver visto Yara. Ripropongo parte dell’articolo apparso il 27 gennaio 2010:
Due testimoni che si aggiravano in via Rampinelli tra le 18,30 e le 19, ad un orario compatibile con la scomparsa di Yara, non hanno mai visto la ragazzina che rientrava a casa, nessuno l'ha notata su via Rampinelli. Dalle telecamere di una banca sul lato opposto di via Rampinelli, inoltre, gli inquirenti sono risaliti ad una coppia di anziani che è rimasta ferma a lato della strada per almeno mezz'ora per sostituire la ruota danneggiata della loro auto. Due pensionati che sono stati anche aiutati dall'intervento sul posto di un giovane parente: tre persone ferme lì, a non più di cento metri dall'imbocco della strada di casa di Yara, e che non hanno visto nulla.
A mio avviso è probabile che l’aggressore si trovasse già in via Morlotti poiché se voleva rapire una bambina quello era il posto ideale per trovare una preda. Quello infatti che bisognerebbe capire è se il rapimento è stato premeditato, sia che la vittima prescelta fosse proprio Yara sia che lei si sia trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ovviamente i due scenari portano a conclusioni completamente diverse. Ma non potendo rispondere a tale quesito pensiamo per vie generali. Un uomo decide di rapire una bambina, cosa fa?, va nel posto dove ne può trovare una. La palestra dove ci si allena per la ginnastica ritmica (disciplina sportiva tipicamente, anzi, esclusivamente femminile) fa al caso suo. Si apposta dunque in quei pressi in un’orario con scarsa visibilità. Non deve attendere molto che esce Yara.
Cosa fa Yara in palestra? Da una intervista ad una sua insegnate di ginnastica presente quel pomeriggio e apprendiamo che la ragazzina era andata solo per portare uno stereo e che si è intrattenuta per circa un’ora.
Dopodiché è uscita, dalla porta principale, secondo questa testimonianza. Da questo si evince che il rapitore, se Yara fosse stata la sua vittima prescelta, avrebbe dovuto aspettare circa un’ora in via Morlotti. Un tempo troppo lungo durante il quale poteva essere avvistato da qualcuno. Non solo: non può sapere se Yara uscirà in compagnia di qualcuno o meno. Da questo deduco che l’aggressore o ha improvvisato lì per lì il rapimento vedendo una ragazzina sola per strada oppure ha atteso il breve tempo necessario che gli si offrisse un’occasione. In ogni caso Yara è stata una vittima casuale.
Dopodiché è uscita, dalla porta principale, secondo questa testimonianza. Da questo si evince che il rapitore, se Yara fosse stata la sua vittima prescelta, avrebbe dovuto aspettare circa un’ora in via Morlotti. Un tempo troppo lungo durante il quale poteva essere avvistato da qualcuno. Non solo: non può sapere se Yara uscirà in compagnia di qualcuno o meno. Da questo deduco che l’aggressore o ha improvvisato lì per lì il rapimento vedendo una ragazzina sola per strada oppure ha atteso il breve tempo necessario che gli si offrisse un’occasione. In ogni caso Yara è stata una vittima casuale.
Dal sito di Chi l’ha visto apprendiamo quanto segue:
· 15 dicembre 2010
(...) Tre diverse testimonianze di cittadini di Brembate di Sopra hanno segnalato la presenza di due uomini in via Morlotti, la sera della scomparsa, in un tratto compreso tra il centro sportivo e via Rampinelli, dove vive la famiglia Gambirasio. Tutti i testimoni - una donna, una ex guardia giurata e un giovane vicino di casa di Yara - hanno parlato di due uomini, di cui uno piuttosto alto, visti tra le 18.40 e le 19 circa del 26 novembre proprio nel tratto di strada che Yara avrebbe dovuto percorrere per tornare a casa. I due individui sono stati visti discutere animatamente dalla donna e dall’ex guardia giurata. Il giovane vicino ha visto i due uomini con Yara nei pressi di una vecchia utilitaria rossa con le quattro frecce accese. (...)
22 dicembre 2010
Una nuova testimonianza riduce ancora i minuti trascorsi tra il momento che l'ultima persona l'ha vista e quello in cui il suo cellulare si spegne definitivamente. Il padre di una compagna di palestra di Yara, ha dichiarato di averla vista nella struttura sportiva alle 18.42 della sera della scomparsa, avendo guardato l'orologio prima di entrare. Alle 18.55 il cellulare di Yara ha emesso l'ultimo segnale, mentre la madre ha provato a chiamarla fino alle 19.11.
· 11 gennaio 2011
Le conoscenze di Yara Gambirasio e le utenze telefoniche: sono questi i due cardini attorno ai quali sta ruotando l'inchiesta sulla scomparsa della ragazzina di Brembate Sopra. E' stato sentito per quattro ore ieri sera Enrico Tironi, il diciannovenne vicino di casa di Yara Gambirasio che disse di avere visto la ragazzina la sera della scomparsa parlare con due uomini. Il giovane è stato ascoltato ieri sera dai carabinieri per la quinta volta e si è intrattenuto nella caserma del comando provinciale di Bergamo dalle 18 alle 22. In mattinata i militari avevano parlato anche con le due persone che dicono di avere visto due uomini discutere in via Rampinelli, la vicina Marina Abeni (ascoltata per tre ore) e l'ex guardia giurata Mario Torracco (che aveva dato una testimonianza modificata un paio di volte nel corso delle settimane). Ai due è stato chiesto di ripercorrere nei minimi dettagli le fasi di quei minuti trascorsi nella via della ragazzina, cercando di ripescare nella memoria ogni particolare relativo agli uomini che hanno visto e alle frasi sentite. I carabinieri hanno deciso di riascoltare il centinaio di persone che erano già state sentite nella prima fase delle indagini, probabilmente perché sono stati acquisiti nuovi elementi di indagine e si sta tentando di farli combaciare con altri indizi. Si sta completando, inoltre, l'analisi delle utenze telefoniche presenti in zona al momento della scomparsa: dalle 15.000 totali si è scesi a qualche centinaio che si pensa possano essere quelle utili.
Da quanto emerso diversi testimoni avrebbero visto due uomini litigare in quella zona in quell’orario. Devo dire che trovo strano che chi ha intenzione di attuare un rapimento richiami poco prima l’attenzione di eventuali testimoni. Solo per questo motivo, al momento, non avendo altre informazioni, escludo che queste persone siano responsabili della scomparsa di Yara. Però debbo anche fare una precisazione: al momento sto prendendo in considerazione l’ipotesi di un predatore sessuale. Altri scenari ci possono essere ma in casi come questi la probabilità che si tratti di altro è scarsa. Se ne riparlerà quando avremo l’esito dell’autopsia.
Generalmente i predatori sessuali agiscono da soli, qualche volta in coppia, raramente coppie miste, cioè un uomo e una donna. Ma è successo. In questo caso, non avendo elementi per pensare una eventualità del genere, atteniamoci al singolo aggressore. Come avrebbe fatto a convincere Yara a salire nella sua macchina? Nessuno ha notato urla, o strepiti, o altro. Il rapimento pare sia avvenuto nel silenzio. Questo ha fatto propendere per un eventuale conoscente. Il caso Sarah Scazzi è ancora fresco. Ma in questo caso il rapimento avviene per strada e immagino che probabili parenti e conoscenti siano stati tutti controllati dagli inquirenti. Ma allora come ha fatto a rapire Yara se non la conosceva oppure se ne aveva una conoscenza superficiale? Un rapitore organizzato il modo lo trova. Una coppia maschio/femmina manda la donna a rassicurare la vittima, la fa avvicinare all’auto e poi il maschio la minaccia con un coltello. Due maschi potrebbero sopraffare una ragazzina in pochi secondi. Un maschio solo come fa? Se è un conoscente è più facile, se si tratta di un estraneo è molto più difficile ma per nulla impossibile. L’unica cosa che reputo certa è che Yara è stata sopraffatta immediatamente prima di salire in macchina o subito dopo. Penso che per nessun motivo al mondo sarebbe salita di sua iniziativa su un auto di un conoscente superficiale. Ma neppure di un parente se non spinta da una necessità. Il tizio potrebbe averle detto che era successo qualcosa a casa sua e l’ha invitata a salire in auto per fare prima. Ma doveva essere un sicuro conoscente. Però, siccome le azioni di Yara sembrano dettate dal caso, mi pare che l’aggressore abbia usato un qualche stratagemma per sopraffarla, nel senso che non doveva essere necessariamente un conoscente abituale. In ogni caso, poi deve averla costretta sotto minaccia di un'arma.
Abbiamo visto che Il padre di una compagna di palestra di Yara, ha dichiarato di averla vista nella struttura sportiva alle 18.42 della sera della scomparsa, avendo guardato l'orologio prima di entrare.
Questa è una testimonianza attendibile che collima con i dati oggettivi: Yara invia un sms a Martina 2 minuti dopo. Però pone un interrogativo: cosa ha visto per strada quest’uomo? E come mai l’aggressore non ha temuto che costui non lo vedesse? Probabilmente, il testimone è uscito prima di Yara. L’aggressore in ogni caso si è mosso in modo rapido e deciso: Yara è stata rapita nel giro di pochi minuti.
Le ricerche si sono concentrate su un cantiere di Mapello, dove però non è stata riscontrata alcuna traccia della ragazzina. Ieri purtroppo la notizia che Yara è stata trovata morta. Riporto la notizia:
Bergamo, 26-02-2011
Il cadavere della 14enne sparita il 26 novembre è stato trovato da un passante in un campo incolto non lontano da Brembate Sopra, dove viveva con la famiglia. Il corpo era supino e in decomposizione, indossava gli stessi abiti della sera della scomparsa. E' giallo sull'abbandono del cadavere. Acquisite le immagini delle telecamere delle aziende della zona. Il ritrovamento a soli 300 metri dal Centro ricerche.
A tre mesi esatti dalla scomparsa, quando nonostante il tempo trascorso, nessuno ancora voleva perdere la speranza di trovare in vita Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate Sopra (Beragmo), come una doccia fredda e' arrivata la notizia del ritrovamento del suo cadavere.
Il corpo e' stato notato da un giovane aeromodellista, in un campo che, ironia della sorte, si trova a non piu' 300 metri dal comando della Polizia Locale dell'Isola Bergamasca, che coordinava i volontari nelle ricerche della ragazzina. L'area si trova nel comune di Chignolo d'Isola (Bergamo) ai margini di una strada asfaltata, via Bedeschi, che porta in una zona frequentata da cacciatori e amanti del jogging, costellata ai margini da capannoni industriali.
Il giovane, poco dopo le 15, ha chiamato il 113 per dare l'allarme, e sul posto sono subito giunte alcune pattuglie della polizia che erano state distaccate nella zona di Brembate proprio in questi giorni per proseguire le ricerche. Tra i primi interventi effettuati dagli investigatori c'e' stata l'acquisizione delle immagini delle telecamere di sicurezza di alcune delle aziende che sorgono proprio intorno al luogo del ritrovamento.
Il cadavere, in avanzatissimo stato di decomposizione e con ancora addosso i vestiti che Yara indossava il giorno della sparizione, era riverso a terra tra le sterpaglie, supino, e presentava ancora l'apparecchio ortodontico che tutte le foto affisse dagli abitanti della zona immortalavano sul sorriso della ragazzina. Una espressione dolcissima, serena, che adesso, contrasta con i macabri resti di uno scheletro fragile e quasi dimenticato dal tempo.
E proprio sul cadavere, che in serata sara' portato all' Istituto di medicina legale di Milano, si incentrano i primi dubbi investigativi e una serie di voci che lasciano pensare a un giallo, quello di un eventuale abbandono del corpo che potrebbe essere stato fatto proprio oggi. Alcuni residenti della zona, infatti, hanno riferito ai numerosi giornalisti presenti sul posto, che dei testimoni (non loro direttamente, pero'), avrebbero notato questo pomeriggio un'auto sfrecciare in via Bedeschi, fermarsi e poi ripartire.
Queste voci hanno scatenato una ridda di ipotesi sul fatto che qualcuno possa avere abbandonato proprio oggi il cadavere a Chignolo. Ma al momento non ci sono ne' conferme ne' smentite ufficiali sul reale passaggio dell'auto benche' gli inquirenti abbiano liquidato la cosa come "una stupidaggine". Gli investigatori al momento non sanno ancora da quanto tempo il cadavere fosse li' e infatti i primi rilievi anatomopatoligici sono stati compiuti stasera proprio per capire (ed e' possibile saperlo) se si sia decomposto li' o altrove.
Una cosa e' certa: se il corpo fosse stato deposto li' oggi non potrebbe essere un caso, perche' oggi ricorrono i tre mesi esatti dalla scomparsa di Yara. Per la vicinanza del comando della polizia locale e anche perche' proprio li' nei pressi, in una cabina elettrica a non piu' di cento metri di distanza, era stato trovato il cadavere di un dominicano. Inquietanti coincidenze che potrebbero addirittura far pensare a un messaggio.
Non a caso, per rispondere a questi interrogativi, in tarda serata e' giunta Cristina Cattaneo, nota anatomopatologa, responsabile del laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell'Universita' di Milano, nonche' fondatrice del Labanoof, istituto specializzato nell'analisi dei resti umani.
Una dei massimi esperti disponibili in Italia, che si e' subito messa al lavoro per eseguire le prime analisi scientifiche. Contemporaneamente, in via Rampinelli a Brembate Sopra (Bergamo), dove abita la famiglia Gambirasio, e' immediatamente scattato un cordone delle forze dell'ordine che hanno isolato la villetta per un raggio di 200 metri.
Il 'giallo' della scomparsa di Yara Gambirasio, la ragazzina di tredici anni, promessa della ginnastica ritmica, trovata morta oggi nasce esattamente a 700 metri dall'abitazione in cui viveva con il padre, la madre e tre suoi fratelli.
Vediamo a questo punto le scene del crimine tutte insieme, quelle certe, la prima quella dove è avvenuto il rapimento, e l’ultima, quella dove è stato trovato il corpo di Yara. E una presunta, il cantiere di Mapello.
Percorso da B a D 12 km percorribili in 10 mt circa |
Il segnaposto A indica casa Gambirasio, B via Morlotti, C il cantiere di Mapello, D il luogo del ritrovamento del cadavere.
Per fare questo percorso occorrono dieci minuti di macchina per coprire 12 km.
Veduta aerea in prospettiva orizzontale per capire la lunghezza del percorso
Visione orizzontale, con il nord orientato su ovest |
Percorso leggermente più breve del precedente |
Con veduta aerea
I due percorsi però tracciano un itinerario che prevede il passaggio presso areee abitate, molto probabilmente l’assassino ha seguito un tragitto interno per giungere da A a D. Cosa ce lo suggerisce? I cani molecolari.
Leggiamo una breve scheda di questi cani a cura di Roberta Mori
Il Bloodhound, detto anche cane di Sant’Umberto o cane da sangue, è un cane pesante e piuttosto massiccio, ha un’andatura lenta e imponente. Ha gli arti ben muscolosi e forti e un fiuto eccezionale. È un perfetto segugio da pista per le sue qualità olfattive, che sono molto sviluppate rispetto ad altre razze. È una razza perfetta per la caccia su terreni accidentati, poiché è molto resistente. Non ha problemi di clima, e si adatta ben a qualunque luogo.
Negli Stati Uniti è da tempo utilizzato nelle unità cinofile per ritrovare evasi e fuggitivi. Il suo olfatto è in grado di memorizzare l’odore delle persone e di riconoscere una traccia a distanza di diversi giorni. Il Bloodhound infatti lavora sulla molecola dell’odore, per questo è chiamato molecolare. E’ è differente da tutti gli altri cani usati nella ricerca dei dispersi, definiti invece “da ricerca in superficie”, ma strettamente complementare. Il bloodhound in montagna viene utilizzato soprattutto per trovare le tracce di dispersi il cui percorso è sconosciuto. E’ sufficiente fargli annusare un oggetto della persona da trovare e il suo olfatto memorizza quella molecola e riesce a riconoscerla in ambiente aperto anche se la persona ha lasciato la traccia diversi giorni prima. A causa della sua mole, però, non può arrivare ovunque: suo compito è individuare la pista, che poi altri cani seguiranno dove lui si arresta, magari perchè il terreno si fa troppo impervio.
La scienza può molto ma la natura può essere altrettanto efficace: l’entomologia forense, la botanica forense, sono un perfetto connubio fra scienza e natura. Speriamo che ci portino risultati in questo caso specifico.
Vediamo il percorso fatto dai cani molecolari
Più esattamente con Google
Per andare da B a C non è questa la strada più breve.
Oppure:
Se i cani molecolari hanno ragione l’assassino ha evitato la strada più breve per arrivare al cantiere di Mapello.
Che i cani abbiano fiutato giusto ce l’ho dice il ritrovamento del corpo che è avvenuto non dalla parte opposta del cantiere ma lungo un tragitto che prevede il passaggio da quel cantiere. Questo luogo è servito all’assassino per consumare il suo delitto e l’eventuale violenza. Dopodiché ha occultato il corpo lontano dalla scena del crimine secondaria (secondaria per ordine di tempo non per importanza).
Dunque l’aggressore fa un giro largo. Perché?
Vediamo più in dettaglio
L’assassino si porta verso via Bruno Locatelli ma non prosegue lungo via Caduti Dispersi dell’Aeronautica, evita via Lesina, non raggiunge la rotonda di via Tresolzio per poi sbucare in via Marconi da via Lesina; bensì da via Bruno Locatelli gira per via Giulio Terzi di Sant’Agata quindi svolta per via Tresolzio per imboccare da qui via Marconi. Perché fa questo? Immagino che la via più breve sia anche la più frequentata in ogni caso allungando evita la parallela di via Morlotti dalla quale altri genitori potrebbero aggirarsi per andare a prendere le figlie in palestra. Però, in ogni caso, il suo punto di arrivo è il cantiere di Mapello, dove, a mio avviso, ucciderà Yara.
A quali conclusioni si giunge da tutto questo? Che di certo il personaggio è uno della zona che conosce bene le strade. E fin qui ci siamo. Ma ci suggerisce anche un’altra cosa. La domanda è: come mai se Yara viene uccisa nel cantiere non la occulta lì?
Arriviamo dunque alla terza scena del crimine, il luogo del ritrovamento del corpo: via Bedeschi a Chignola d’Isola.
Premetto che questa analisi la sto facendo con le poche risorse a disposizione e in queste ore in cui il corpo di Yara è stato trovato. Non mi sono occupato prima del caso. Voglio dire che tante cose sicuramente mi sfuggono. Ma ora voglio cercare di capire. Adotto l’ipotesi ufficiale che dovrebbe essere anche quella più probabile: un predatore sessuale solitario. Non posso uscire da questo schema poiché non ho elementi che possano portare altrove. Quindi, all’interno di questo scenario cerco di trovare una soluzione che chiarisca la vicenda.
Di primo acchito debbo dire che trovo assai improbabile che l’assassino abbia lasciato il corpo in questi giorni, se non in queste ore. Perché avrebbe dovuto farlo? Sino ad ora nessuno aveva la benché minima idea di dove fosse Yara, anche se le speranze che fosse in vita erano poche. Perché, dunque, l’omicida avrebbe dovuto alterare il suo piano, andarsi a incasinare? Inoltre, sfido chiunque a viaggiare in una macchina con un corpo in avanzato stato di decomposizione. Senza rilevare che il corpo sarebbe stato trasportato senza alcun mezzo: sacco, tela, lenzuolo o altro. L’avanzato stato di decomposizione suggerisce un contatto molto lungo con gli agenti atmosferici e altri eventi naturali (insetti, animali spazzino).
Yara aveva indosso i medesimi abiti di quando è scomparsa: segno che non è stata in vita in altri posti fino ad ora, a parte che anche lo stato del cadavere suggerisce una morte da diverso tempo. Dunque, anche se nessuno ha avvistato il corpo pur trovandosi a pochi metri dal Comando della Polizia Locale dell'Isola Bergamasca, che coordinava i volontari nelle ricerche della ragazzina, esso era proprio lì che si trovava.
Ricostruiamo le mosse dell’assassino:
ore 18:50 : rapimento
ore 19:10: presenza in località Mapello. Diciamo nel cantiere.
Fra l’uomo e la ragazzina non esiste certo alcun dialogo, lei deve comunque aver reagito in qualche modo, in ogni caso lui la uccide. Nel cantiere. Forse all’interno dell’auto. Adesso si trova in un cantiere, un luogo ideale dove nascondere il corpo. Invece, se ne allontana, percorre altri 6/7 km per disfarsi del corpo. Attenzione: non occulta il cadavere, semplicemente lo deposita in mezzo a una sterpaglia a pochi metri da un comando di polizia. Cosa suggerisce tutto questo? Vediamo. Innanzitutto, che egli non vuole far trovare il corpo nel cantiere. Quindi, ne deduco che per lui è importante che quel luogo non entri a far parte delle indagini. Anzi, ponendo il corpo a pochi metri da un comando di polizia spera che venga trovato presto.
Sono appena giunte altre notizie sul ritrovamento del corpo per cui occorre che io faccia delle rettifiche.
Le riporto in tutta la loro drammaticità:
Sei coltellate contro Yara. 'Ha cercato di difendersi'
Inquirenti: 'Trovate cose importantissime'. Indagini su chiavi, iPod e sim telefonino
27 febbraio, 21:38
Sei coltellate contro Yara. 'Ha cercato di difendersi'
BERGAMO - Almeno sei coltellate hanno ucciso yara. Alla gola, al polso ealla schiena. Il corpo è stato trovato disteso a faccia in sù econ le braccia all'indietro. In tasca, chiavi di casa, una simcard e ricarica di cellulare, ma non il telefonino. 'Trovatecose importantissime', dice il questore. A Brembate il giornodel dolore. Sconvolti i genitori,a Milano per il riconoscimento.
COLPITA DA SEI COLTELLATE - Yara è stata colpita dal suo assassino con almeno sei coltellate, alcune delle quali inferte con molta violenza. E' quanto apprende l'ANSA da fonti qualificate che stanno indagando sulla morte della tredicenne di Brembate. L'esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all'altezza dei reni. L'ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, nel tentativo di difendersi, e infine alla schiena.
CADAVERE AVEVA BRACCIA ALL'INDIETRO. IN TASCA CHIAVI E SIM DI UN CELLULARE, MA MANCA TELEFONINO - Il corpo di Yara era disteso sulla schiena con le braccia all'indietro. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. La scena apparsa davanti agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all'indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse per via di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come una sim card di un telefonino, presumibilmente il suo, le chiavi di casa e la batteria di un telefonino, che invece manca all'appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l'intervento di alcuni animali, e presentava dei taglietti, uno più esteso alla schiena all'altezza dei reni, altri più piccoli all'altezza del collo e del petto. Segni che però ancora non è chiaro se siano stati provocati da chi l'ha aggredita o se siano stati inflitti post mortem. Una parola certa su tutto ciò non si potrà avere, a livello investigativo, fino a quando gli accertamenti più approfonditi sugli oggetti trovati e le risultanze autoptiche non daranno il giusto valore a ciascuno di questi elementi.
QUESTORE BERGAMO, INDAGINI SU OGGETTI RITROVATI - Il valore delle evidenze investigative raccolte sul luogo del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio è in corso di analisi da parte degli inquirenti. Il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, ha precisato di "non confermare né smentire" nulla a riguardo ad alcune indiscrezioni relative al ritrovamento di una sim e di altri oggetti appartenuti a Yara. Il lavoro dell'Ert, l'unita speciale dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato, di grande importanza per gli investigatori, proseguirà a oltranza fino a quando il terreno non sarà stato analizzato palmo a palmo. Saranno però accertamenti più approfonditi, fanno notare in ambienti investigativi, a permettere di capire quanto gli oggetti rinvenuti siano effettivamente utili alle indagini.
GENITORI ARRIVATI A ISTITUTO MEDICINA LEGALE MILANO - I genitori di Yara Gambirasio sono appena arrivati all'istituto di medicina legale di Milano dove e' stato portato il cadavere della ragazzina trovato ieri. I due erano a bordo di una macchina delle forze dell'ordine scortata da altre due autovetture e sono entrati direttamente in auto nel cancello dell'istituto.
OPERAIO AZIENDA, SONO STATO IN CAMPO NON C'ERA NIENTE - ''Io ci sono stato a cercare la', non c'era assolutamente niente''. Lo ha detto, questa mattina, con parole smozzicate, un operaio che lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria del terreno sterrato e al momento incolto, dove ieri pomeriggio e' stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio. Gia' ieri si era accennato al fatto che oltre alle ricerche effettuate dai volontari della Protezione Civile proprio in quel posto, anche i dipendenti della ditta avevano deciso, in una occasione, di effettuare una ricerca tutti insieme. ''Si', si' - conferma l'operaio - ci siamo stati a vedere in quel posto. E c'ero anch'io, ma la' non c'era assolutamente niente''. La Rosa & C. Spa e' un'azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.
DON CORINNO, ADESSO SAPPIAMO COSA E' UN ORCO - ''Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa e' un orco e siamo preoccupati perche' l'orco e' tra noi'': lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora ''perche' - ha spiegato - ora Yara e' un angelo''.
LA STORIA - Yara Gambirasio era scomparsa il 26 novembre, a Brembate Sopra (Bergamo). Erano più o meno le 18.40 quando la tredicenne, giovane promessa della ginnastica ritmica, è uscita dal palazzetto dello sport per tornare a casa. Da quel momento di lei si sono perse le tracce. Yara è scomparsa tra via Morlotti e via Rampinelli, lungo i 700 metri che portano dal centro sportivo alla sua abitazione.
Tre mesi dopo quella fredda sera d'autunno, gli interrogativi del primo giorno restano ancora senza risposta. Polizia e carabinieri hanno ascoltato centinaia di persone, scandagliato la vita di amici e familiari, perlustrato palmo a palmo decine di chilometri quadrati di terreni, dalla Val Brembana, alla zona dell'Isola, fino alla Bassa Bergamasca. Il fiuto dei cani ha portato al gigantesco cantiere di Mapello (Bergamo), ispezionato a fondo per circa due settimane, attorno al quale sono state fatte mille ipotesi.
Il caso sembrava chiuso già dopo una settimana, con l'arresto di un muratore marocchino, che poi si è rivelato estraneo alla vicenda.
Stando a queste ultime notizie la povera Yara ha subito un orrore infinito. Mi chiedo se la dinamica può comunque essersi svolta in auto. Yara viene colpita alla gola, cerca di difendersi, tenta una via di fuga cercando di aprire lo sportello ma viene colpita alla schiena e poi finita. Oppure, la scena si svolge fuori dall’abitacolo, l’assassino sferra il primo colpo, lei para con il polso un secondo, poi tenta la fuga l‘assassino la raggiunge e la pugnala alla schiena.
Traiamo qualche conclusione: si tratta di un solo soggetto, questo è chiaro, altrimenti non sarebbero state necessarie quelle coltellate alla schiena. Il tipo aveva un arma già al momento del rapimento: premeditazione. Forse non c’è stata violenza carnale perché la ragazzina è morta prima. Ecco perché aveva ancora i pantaloni alzati quando è stata ritrovata.
Il delitto potrebbe essere avvenuto o nel cantiere (ma non sono state reperite tracce organiche di Yara, forse perché tutto è avvenuto nell’auto) oppure nel posto dove è stato ritrovato il corpo, anche se diversi testimoni pensano di aver cercato senza ravvisare nulla. Secondo me il cantiere rimane il posto ideale per l’assassino perché appartato e isolato. Non credo che avrebbe portato a termine un’aggressione a 300 mt da un Comando di polizia.
Concludendo: l’assassino conosce tutti e tre i luoghi del crimine: la palestra, il cantiere, il luogo dove ha portato il cadavere. Rapisce la bambina minacciandola con un coltello. Forse la ragazzina lo conosceva e si è avvicinata alla macchina.
L’uomo evita le arterie principali. Forse perché abita nei pressi della palestra, magari prorpio sulla via Caduti Dispersi dell’Aeronautica o via Lisina, che evita accuratamente, .
Si porta nel cantiere perché conosce benissimo il posto. Proprio per questo, consumata la tragedia allontana il corpo da lì. Probabilmente lavora in quel cantiere.
Si sposta verso via Bedeschi a Chignola d’Isola, un posto non troppo lontano perché il cadavere scotta e anche perché deve tornare subito a casa o alla stessa palestra per non destare sospetti. Ma prima dovrà ripulirsi, il tempo è brevissimo per lui.
In sostanza: uno che frequenta la palestra (vi ha una figlia? una fidanzata?); frequenta il cantiere (vi lavora?); conosce via Bedeschi, sa che lì c’è un comando della polizia a pochi metri, spera che il corpo venga ritrovato perché si sospetti qualcuno di quel posto e non di Brembate di Sopra.
Un’ultima cosa: la lettera anonima che invitava la polizia a cercare nel cantiere potrebbe essere stata inviata dallo stesso assassino. Apparentemente ciò sarebbe in contraddizione con quanto da me appena detto, allontanare le indagini dal cantiere. Forse però in questa occasione gli inquirenti sono vicini a lui, allora vuole sviare le indagini riportandolo in un vicolo cieco, poiché sa benissimo che nel cantiere hanno rovistato dappertutto senza trovare nulla. Sarebbe interessante sapere su cosa stavano investigando pochi giorni prima che arrivasse la lettera.
Ipotesi probabile: l’uomo abita nei pressi della palestra o comunque la frequenta per vari motivi. Lavora nel cantiere. Conosce via Bedeschi.
Ottima ricostruzione!
RispondiEliminaSiccomeio non credo alle coincidenze, allora presumo si tratti di qualcuno che Lavora nella palestra in quanto sapeva che le telecamere erano disattivate.Chi puo conoscere lo status delle apparecchiature di una palestra? Chi lavora nella palestra!
Ottima ricostruzione a mio parere, ben esposta e organizzata. Vi consiglio di leggerla per intero con attenzione, perché merita.
RispondiEliminaSono d'accordo in particolare con questi punti:
"L’assassino conosce tutti e tre i luoghi del crimine: la palestra, il cantiere, il luogo dove ha portato il cadavere."
"Lui la uccide. Nel cantiere. Forse all’interno dell’auto. Adesso si trova in un cantiere, un luogo ideale dove nascondere il corpo. Invece, se ne allontana, percorre altri 6/7 km per disfarsi del corpo. Attenzione: non occulta il cadavere, semplicemente lo deposita in mezzo a una sterpaglia a pochi metri da un comando di polizia. Cosa suggerisce tutto questo? Innanzitutto, che egli non vuole far trovare il corpo nel cantiere. Quindi, ne deduco che per lui è importante che quel luogo non entri a far parte delle indagini. Anzi, ponendo il corpo a pochi metri da un comando di polizia spera che venga trovato presto."
Non concordo invece con questo (sempre che l'ipotesi delle ferite da arma da taglio sia confermata):
"Il tipo aveva un arma già al momento del rapimento: premeditazione."
Non necessariamente.. avere con sé un coltello, come già ho scritto, può significare certo premeditazione, ma anche abitudine all'uso, familiarità con l'arma. E quindi l'assalto può essere d'impeto, non premeditato, e il coltello, arma abituale, entrare in gioco solo quando la situazione diventa irreversibile.
Restano dei punti da chiarire: quando, in che situazione, e da parte di chi, viene estratta la scheda Sim del cellulare della ragazza? Quando, in che situazione, e da parte di chi viene messa in tasca del giubbetto? Come può un aggressore guidare con una potenziale vittima in auto e tenerla a bada in qualche modo? Solo con le minacce? O non piuttosto perché lei lo conosce bene e non ha modo di temere nulla da lui? Ma quando lui imbocca una strada non conosciuta, lei non reagisce? O forse la ragazza è in stato di incoscienza da subito (colpita con un pugno, ecc). Sono punti da risolvere per avere una ricostruzione ancora più accurata.
Tutti i vostri dubbi sono giusti. Io credo che l'aggressore frequentasse la palestra ma non so se sapesse che le videocamere non erano in funzione. Ma una cosa l'ho capita: queste videocamere non funzionano quasi mai! Neppure nel caso di Sarah Scazzi le videocamere della protezione civile funzionavano. Hanno forse solo valore deterrente e ornamentale.
RispondiEliminaNon so come abbia fatto a tenere Yara sotto controllo, capisco che questo è un punto debole della ricostruzione ma un fatto è certo,a mio avviso, che era solo e che in qualche modo questo controllo è riuscito a ottenerlo.
Grazie per i commenti.
Per ora questo bastardo ha avuto molta fortuna!
RispondiEliminaMa cosa ne pensa l'autore di queste riflessioni della testimonianza di Enrico Tironi? Due uomini sono stati visti a quell'ora su quella strada, Via Rampinelli, anche da una signora e l'anziana guardia giurata ha visto un uomo che litigava con una voce femminile che poi si è taciuta mentre lui l'ha come avvinghiata...
Enrico Tironi pare fosse lontano dalla scena del crimine al contrario di quanto lui afferma, nel momento in cui Yara veniva rapita. Certamente lo sottoporrei al test del DNA, ad ogni buon conto, Presumo lo abbiano fatto. Riguardo alle altre testimonianze, ovviamente le prenderei in seria considerazione, tanto più che adesso si parla di due profili genetici. Tuttavia, la certezze che fossero in due non so se gli inquirenti ce l'abbiano davvero. Sembrerebbe, comunque, un'azione criminale premeditata con vittima casuale. Insomma, sarebbe potuto capitare a qualunque altra ragazzina. Se stanno seguendo la pista del furgone, i rapitori non si sono fermati a discutere in via Rampinelli. Perché quel furgone non ha sostato in via Rampinelli.
RispondiEliminaposso chiedere delucidazioni sui cani molecolari?
RispondiEliminastando a quanto detto questa razza segue una molecola dell'odore,seguendola sono arrivati dritti dritti al cantiere di mapello,segno che qualcosa lì è successo..ora posto il fatto che Yara sia arrivata a mapello trasportata da una macchina o altro mezzo e i bloodhound l'hanno sentita,se fosse stata portata via con la stessa macchina perchè hanno perso le tracce o non ne hanno sentite più?anche io come te trovo difficile che il corpo sia stato trasportato in via badeschi in un secondo momento,perchè esporsi a un tale rischio?eppure molta persone affermano di essere stati anche lì e che proprio non c'era!! e se si fosse davvero sempre trovata nel cantiere e per qualche ragione i cani non l'hanno più sentita?
Dovrebbero analizzare il dna anche ai poliziotti nessuno a mai pensato che potrebbe essere stato uno di loro ?
RispondiEliminaleggere il commento Woody01 marzo 2011 13:04
RispondiEliminalascia a bocca aperta.
Il muratore veva lavorato o lavorava all'epoca in quel cantiere o comunque lo conosceva?
Aspetto la tua opinione sull evolversi di questa vicenda :)
RispondiEliminaVista la grande attenzione con cui hai seguito ed analizzato questo drammatico caso, sarei curiosa di conoscere la tua opinione alla luce delle ultime svolte e del fermo di Bossetti.
RispondiEliminaCredi possa essere lui l'assassino? Ha avuto complici?
Attendo un tuo post :-)
http://criminologia-aspetti.blogspot.it/2014/09/il-caso-di-yara-gambirasio-la-ricerca.html
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