venerdì 19 agosto 2011

L'enigma delle borsette, di qualche valigia e un portafogli. Seconda Parte. Caso Melania Rea. Nuova Ordinanza.

Concludiamo il discorso su chi abbia proposto la gita a Pianoro fra Melania e Salvatore, dicendo che se fosse stato quest’ultimo con l’intenzione poi di uccidere la moglie, quindi tendendole una trappola, ci chiediamo come mai se proprio voleva portarla a Civitella le abbia però proposto Pianoro. Voglio dire, Salvatore a questo punto doveva poi reinventarsi una seconda scusa per dirottarla su Civitella. Perché complicarsi la vita e non dirlo subito? Possiamo fare due ipotesi: aveva previsto che la suocera avrebbe telefonato alla figlia per sapere come erano andate le visite mediche quindi ha preferito che Melania dicesse che sarebbero andati a Pianoro, come difatti è accaduto. In questo caso, la scusa, Salvatore, a Melania gliel’avrebbe trovata una volta saliti in macchina. Che qualcun altro dovesse sapere della gita a Pianoro faceva parte del suo alibi.
Altra ipotesi vede Salvatore proporre a Melania di andare a Civitella a fare l’amore (Melania verrà aggredita mentre aveva pantaloni, collant e slip abbassati sulle cosce). In questo caso, le ha consigliato di dire a tutti che sarebbero andati a Pianoro perché non poteva certo riferire alla madre o a chicchessia le loro reali intenzioni. In sostanza, nella prima ipotesi Melania quando parla con la madre crede davvero che sarebbero andati a Pianoro; nella seconda, sta mentendo.
La prima ipotesi potrebbe anche essere verosimile, la seconda no. No, perché in questo caso sarebbe stato sufficiente non dire proprio nulla piuttosto che mentire.
Il problema semmai è un altro. Dimentichiamoci per un attimo che è stato commesso un omicidio, caliamoci nel quotidiano di una famiglia che ha degli impegni. Si sono mossi di prima mattina, sono stati in ambulatori e negozi. Hanno scarpinato abbastanza. Alle 13:00 rincasano. Pranzano. Alle 16:00 hanno un appuntamento in paese. A chi dei due più probabilmente sarebbe venuta l’dea di andare a prendere un po’ di sole, al marito o alla moglie? Difficile rispondere anche se io sarei propenso a pensare più alla moglie dato che è lei a gestire la bambina quindi a stabilire se è il caso di farla riposare o meno.
Ora però, pensiamo alle due possibilità: il marito vuole uccidere la moglie oppure alla moglie necessita scomparire per una ventina di minuti. Chi dei due avrebbe più possibilità di successo nel convincere il proprio coniuge a uscire? Analizziamo passo passo le due ipotesi.
Salvatore ha deciso di uccidere la moglie, la deve portare fuori di casa, deve convincerla dopo una mattina stancante di andare a Pianoro per un’oretta. In realtà lui vuole andare a Civitella. Dunque, deve persuadere la donna a rinunciare a riposarsi, a non far dormire la bambina per andare a prendere un po’ di sole. Poi però deve nuovamente arrabattare una scusa per dirottarla su un altro posto. Insomma, deve espletare due opere di convincimento che non sono per nulla facili.
Il circuito di Salvatore è dunque il seguente:

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Il circuito di Salvatore implica due difficoltà, due opere di convincimento.

Viceversa, è lei che vuole andare a Civitella all’insaputa di lui. Non può prendere, uscire, dire che va da qualche parte perché il marito la seguirebbe. Consideriamo anche, in questa seconda ipotesi, che Melania ha un appuntamento a Pianoro per poi sportarsi a Civitella. O semplicemente crede di rimanere a Pianoro. Non sa ancora che dovrà spostarsi. In questo scenario, infatti, c’è un assassino che le tende una trappola. A manovrare le pedine è infatti costui; è costui che le dà un appuntamento lontano da occhi indiscreti. Lei crede che sarà una cosa breve, di pochi minuti. Quindi convince il marito ad andare a Pianoro.  






Come si vede il circuito di un eventuale SI (Soggetto Ignoto) è il medesimo di quello di SP. La differenza sta nel fatto che l’SI dovrà forse improvvisare solo l’allontanamento verso Civitella perché gli accordi con Melania per incontrarsi a Pianoro ci sono già.
In pratica SP e un eventuale SI avrebbero avuto le medesime difficoltà. Credo sia proprio tale sovrapposizione che confonde gli analisti di questo crimine. L’agire dei due è troppo simile, per cui è più facile pensare che non ci siano due soggetti da sondare bensì uno, Parolisi. Se un supposto SI deve fare le medesime cose di SP, tanto vale pensare che sia il solo SP a essere implicato.
Concludendo: non è più facile per Melania convincere il marito ad andare a Pianoro dove si incontrerà con qualcuno, e se lui non vuole la cosa finisce lì, piuttosto che lui convincere la moglie che se non vuole deve rinunciare ad ucciderla? Voglio dire l’impegno di Salvatore è molto più importante di quello di Melania. Salvatore, in questo caso, dovrà rinunciare al progetto se Melania non aderisce. La stessa cosa vale anche per Melania, ma quello di Melania non è una scelta di vita così radicale. Salvatore scommette tutto sulla disponibilità della moglie. Certo anche l’assassino di Melania fa la stessa scommessa. Però l’ha già vinta, perché Melania andrà all’appuntamento, a meno che non trovi ostacoli insormontabili con il marito.
E anche vero però che sembra più reale che Melania si lasci ingannare dal marito che da un amico (uso il maschile riferito a SI, che può ovviamente anche essere una donna)
Non ho preso in considerazioni altre ipotesi, tipo quella di un incontro fortuito di Melania a Pianoro e conseguente omicidio non premeditato perché in questo gioco della morte le soluzioni sono solo due: o l’omicidio lo ha organizzato SP oppure lo ha organizzato qualcun altro. Non ci sono altre possibilità.
Comunque, queste due teorie, SP assassino, SI assassino (con involontario contributo della stessa Melania), saranno il leit motiv di tutto il caso. Non usciremo da questi binari che analizzeremo in parallelo traversina dopo traversina facendo continui riferimento alle due Ordinanze.
Non abbiamo risolto il quesito chi dei due coniugi abbia deciso di andare a Pianoro. Vedremo dove ci porterà questa analisi.
Adesso affrontiamo un altro mistero.


Il gioco delle tre carte e l’enigma dei bagagli



Immagino conosciate tutti il gioco di prestigio delle tre carte, visto tante volte nei film: bisogna riuscire a indovinare dove va a posizionarsi una determinata carta che il mazziere fa vedere più volte. 

Non fate affidamento sulla capacità della vostra vista, la carta non si troverà dove voi credete che sia. La stessa cosa è accaduta nel caso di Melania Rea: alcuni bagagli sono apparsi, poi sono scomparsi e quindi riapparsi. Per bagagli intendo non solo due valigie a ma anche due borse e un portafogli. Ma facciamo un po’ di ordine perché sennò ci confondiamo:
Borsa di Melania n° 1: si tratta di una Alviero Martini con disegni geografici che lei usava solo in occasioni particolari.
Borsa di Melania n° 2: si tratta di una tipo Louis Vuitton che lei usava tutti i giorni. Quindi più da battaglia rispetto all’altra.
Valigia n° 1: quella di Vittoria. Già pronta.
Valigia n° 2: quella dei coniugi. Un trolley di medie dimensioni. Da fare. 
Portafogli: di Melania.

Premessa: i coniugi Parolisi hanno una partenza prevista per i luoghi natii il pomeriggio del giorno seguente. Vanno a trascorrere le feste pasquali presso le proprie famiglie. Melania non lo sa, ma suo marito nonostante si accinga a partire con lei, in realtà è atteso presso la famiglia della sua amante che ha già prenotato una camera d’albergo per 3 giorni. La ragazza, certa Ludovica Perrone, è una sua ex allieva. Come diavolo abbia fatto Salvatore a cacciarsi in una tale situazione è veramente una cosa pazzesca. Fatto sta, che se lui voleva scherzare con il destino degli altri, sono stati invece gli altri a giocare con il suo. 

Borsa n° 1. Sappiamo per certo che questo oggetto la mattina del 18 aprile era stato preso da Melania poiché viene inquadrato dalla videocamere di sorveglianza di un supermercato.

Borsa n° 2. Da quel che se ne sa, quel giorno Melania non ha utilizzato tale accessorio.
Valigia  n°  1. Non è mai uscita dall’appartamento.
Valigia n° 2. Viene prelevata da Salvatore poco prima di andare a Pianoro dal garage e riposta nel bagagliaio. Aveva anche preso una palla e un plaid.
Portafogli: viene rinvenuto nell’appartamento.

Recita l’ Ordinanza di Teramo (Ord.TE, d’ora in avanti).
Sentita dagli inquirenti in data 10 maggio 2011, la madre della vittima aggiungeva alcuni particolari di interesse investigativo, con riferimento alla fase immediatamente successiva al ritrovamento del corpo della figlia. Segnatamente, precisava che, giunta alla casa di Folignano intorno alle 22.30 del 18 aprile, immediatamente notava il portafogli di “MELANIA”, completo di documenti e con l’interno una banconota da cinque Euro e alcuni “vecchi” scontrini, poggiato sul p.c. “nella sala appena si entra nell’appartamento”; di poi rilevava la presenza della borsa “prima linea” di Alviero Martini, riposta nella custodia  e dentro l’armadio e riferiva di avere riconosciuto detta borsa come quella che la figlia portava con sé all’atto dell’ingresso nel supermercato di Ascoli nel filmato trasmesso in televisione; infine, sempre nel’armadio, a fianco della borsa “prima classe”, rinveniva la borsa “che Melania usava tutti i giorni”. Le due borse sono adesso a casa dei genitori a Somma Vesuviana, a disposizione degli investigatori.”

Cosa non torna agli inquirenti relativamente a queste borse? Leggiamo qualche altro stralcio dell’Ord.TE dove è Parolisi che parla e dice…
“[…] al momento della sua scomparsa non aveva con sé alcuna borsa; infatti le due borse che generalmente  utilizzava, una marca Alviero Martini con fantasia geografica ed altra tipo Louis Vuitton, le aveva lasciate a casa.
[…] Che nell’occasione chiedeva alla moglie di portargli un caffè al suo ritorno; che la donna, nella circostanza era uscita di casa senza portare con sé alcuna borsa, ma non chiese soldi tanto da far supporre che fosse comunque in possesso del danaro sufficiente;

Le perplessità dei giudici sono le seguenti:
Non si comprende per la verità che cosa sia accaduto alla borsa o alle borse della vittima. Per un verso, è impensabile che una madre la quale esca per una breve gita con una bambina di un anno e mezzo non porti il necessario con sé [pannolini; detergente;, fazzolettini ecc.]; per altro verso, tutti i testi, parenti e amiche di REA CARMELA, hanno detto che “Melania” teneva molto al proprio aspetto personale, all’igiene, alla cura della persona. La mattina stessa, era uscita portando con sé la borsa “prima linea” di Alviero Martini. Eppure, secondo Parolisi quel pomeriggio uscì di casa senza portare con sé alcuna borsa; e la sera del 18 aprile, all’arrivo dei genitori di Melania a Folignano, le due borse della figlia erano regolarmente posizionate all’interno dell’armadio, così come il portafogli, poggiato sul p.c. all’entrata dell’appartamento. Se si ipotizza che Melania ne abbia portato con sé almeno una, deve averla lasciata in macchina quando si è appartata dietro il chiosco. Sicché ha provveduto il Parolisi (o chi per esso) a riposizionarla nell’armadio di casa, la sera del 18 aprile, quando è sceso dal pianoro di S. Marco per sporgere la denuncia, prima che giungessero i parenti della moglie. […]. Nessuno dei tre testi che sono stati in vario modo presenti alla partenza della famiglia da Folignano, ha visto come fosse vestita Melania e se portasse con se la borsa.

Riguardo alle valigie ecco cosa dice l’Ord.TE:
Parolisi scende in garage e prepara la macchina, mettendo un plaid nel portabagagli. Ma anche una valigia molto grande, scura, conservata in garage, a suo dire perché il giorno successivo era prevista la partenza per Somma Vesuviana, dove la famiglia è intenzionata a recarsi per trascorrere le festività di Pasqua [mentre Ludovica Perrone lo attende con i familiari ad Amalfi, dove tramite il padre ha anche prenotato una camera di albergo per tre giorni]. E tuttavia la condotta di Parolisi rischia di apparire del tutto illogica, se si considera che lo stesso Parolisi rispondendo alla domande del P:M: in data 24.4.2011 ha dichiarato che “Melania aveva già preparato la valigia con gli indumenti di Vittoria mentre i suoi e quelli della moglie erano disposti sul letto pronti per essere messi in valigia”, sicché, ci si potrebbe chiedere perché Parolisi abbia caricato in macchina la valigia un giorno prima della partenza, peraltro non caricando invece quella della bambina che a differenza della loro era certamente pronta. Si badi, Rea Gennaro, sentito il 10.05.2011 la sera del 18 aprile (rectius il 19, essendo le tre del mattino), al ritorno a Folignano da colle San Marco, poteva vedere Parolisi scaricare personalmente la valigia in questione dal portabagagli e portarla a casa.

Rifacciamo il punto della situazione: Melania, in sostanza, non aveva con sé nessuna borsa e nessun portafogli. La domanda degli inquirenti è giustissima: possibile che sia uscita senza portare il cambio per la bambina? I propri effetti personali? No, non è possibile, rispondono. Molto probabilmente Melania aveva la borsa con sé, scendendo dall’auto l’ha lasciata sul sedile. Sarà poi Salvatore, o chi per esso, a rimetterla al suo posto nell’armadio. 
Schema secondo i giudici


Schema secondo versione Parolisi


Analizziamo l’intera questione.
Salvatore nella denuncia di scomparsa che effettua la sera del 18 aprile, ammette che Melania non aveva nessuna borsa con sé. Pare quasi che al momento della partenza lui abbia notato che Melania ne era sprovvista e non ci abbia fato caso, quasi fosse sua abitudine fare una cosa del genere. In questo è stato smentito da tutti. Anche dalla logica, come ammettono i giudici. Questi, però, sono già convinti della sua colpevolezza quando si esprimono. Poniamo, comunque, che abbiano ragione, ovvero che egli abbia veramente ucciso sua moglie e questa aveva lasciato la borsetta in macchina. Perché mai SP avrebbe dovuto poi riporla a casa? Non poteva lasciarla in auto? Cosa ci guadagnava a rimetterla a posto nell’armadio? Mettiamoci nella sua prospettiva di assassino. Sappiamo già che come alibi dirà che sarebbe andato a Pianoro con la famiglia. Dunque, perché dovrebbe far credere agli inquirenti che Melania abbia dimenticato la borsa a casa? Perché forse agli occhi di costoro sarebbe apparso poco probabile che Melania  si allontanasse senza borsa avendola portata con sé? Certo, ma non apparirà ancora meno probabile dire che non l’aveva portata affatto, come infatti asserirà?
Sintetizzo per capire meglio:
Parolisi mente. Melania aveva la borsa con sé. E lui o qualcuno al posto a suo a rimetterla nell’armadio.
Perché mente? Perché non lasciare la borsa in macchina se lì è rimasta dopo l’omicidio?
Risposta: perché i giudici avrebbero ritenuto poco probabile che Melania avendo la borsa con sé, dovendo recarsi in bagno, non l’abbia portata dietro. In sostanza, la borsa doveva scomparire insieme alla proprietaria. Se questa borsa non fosse mai stata trovata non ci sarebbe stato alcun enigma. Invece è stata trovata, ma non sulla scena del crimine, bensì riposta nell’armadio.
Parolisi in veste di assassino avrebbe dunque fatto meglio a lasciare la borsa a fianco al cadavere di Melania che riporla in casa. Invece, la rimette a posto. Preferisce asserire che detta borsa Melania non l’aveva portata appresso. Insomma, va a complicarsi la vita e non si capisce perché.
Però ammettiamo che i giudici abbiano visto giusto e lui ha ucciso Melania. Come e quando ha riportato la borsa a casa? L’Ord.TE dice che lui o chi per esso ha riposto la borsa nell’appartamento. Questa affermazione ci suggerisce che i giudici non sono sicuri di come sono andate effettivamente le cose. Cominciamo dal chi per esso.
Dunque, ci sarebbe un’altra persona che era con Parolisi a Civitella mentre uccideva la moglie oppure costei è intervenuta in secondo tempo per sistemare la borsa che Melania aveva con sé? È possibile una tale cosa? Riflettiamoci. Un complice si prenderebbe la briga di entrare in un condominio, rischiare di farsi vedere che entra o esce da un appartamento che non è il suo e la cui proprietaria presto si scoprirà essere stata uccisa. Non mi pare una cosa  molto intelligente da fare. Costui si accollerebbe un tale rischio solo perché una borsa potrebbe indurre dei sospetti? Comunque, questa persona non solo conosce l’appartamento ma è stato ragguagliato da SP su come e dove riporre la borsa. Se proprio un complice esiste allora magari è facile che abiti nello stesso condominio e così non desta sospetto la sua presenza nello stabile. Ma è sempre altamente rischioso per lui se qualcuno lo vede aggeggiare davanti alla porta dei Parolisi con una specie di pacco in mano. Non ha proprio senso.
Allora è stato SP a riporla in casa questa benedetta borsetta. E la valigia? Secondo qualcuno avrebbe potuto avere ucciso Melania in casa e poi averla trasportata con questo trolley di medie dimensioni a Civitella. Io dico questo, Melania forse è stata uccisa da Parolisi, forse da un amico, forse da Jack lo Squartatore, forse da marziano psicopatico, non lo so. Ma una cosa è certa: Melania è stata uccisa al Bosco delle Casermette, su questo non sussiste alcun dubbio. Lo dice la scienza, il sopralluogo, le tracce e anche la logica che mette insieme tutte queste cose. SP non avrebbe avuto il tempo materiale per uccidere la moglie, pulire l’appartamento, portare il corpo a Civitella e poi correre a Pianoro. La casa avrebbe comunque riportato tracce di sangue o della colluttazione. Melania sicuramente ha urlato durante l’aggressione. Nel condominio, ma forse anche per strada,sarebbe stata udita. Inoltre, la valigia lo stesso SP la riporta a casa integra alla presenza dei familiari della moglie. Inoltre, dobbiamo supporre che Melania se ne stesse con gli indumenti abbassati e il giubbotto addosso (chissà mai perché) nel salotto o altro ambiente. Insomma, ci sono una marea di obiezioni a una tale tesi che non può neppure essere presa in considerazione per un ragionamento basato sull’assurdo.
Ma allora SP perché ha caricato una valigia vuota al posto di una piena? Cosa nasconde? E che ruolo ha avuto nello spostare la borsa di Melania o porre il portafogli sul PC di casa? Le riposte a tutti questi quesiti ce le dà un signore…

“Gli amici per me sono quello che si cresce da piccoli, si prende le botte insieme; io con Salvatore le botte non ce le ho mai prese.”
Raffaele Paciolla “De Amicitia”

Parolisi, quando si è trovato in difficoltà ha fatto ricorso a un amico che lui dice essere come un fratello. Si tratta di un condomino, un agente di polizia penitenziaria, un corregionale. Alludiamo a Raffaele Paciolla. Un tipo che sa stare dietro la telecamera, ha il tono pacato, lo sguardo che vaga, adotta espressioni mimiche e verbali tipicamente partenopee. Insomma, lo trovo un personaggio simpatico, per questo mi permetto di scherzare, anche per spezzare questa atmosfera lugubre che l’argomento giustamente ispira. Il nome un po’ si presta ai motti di spirito perché ha assonanza con pacioso, pacioccone. Ti vien da chiamarlo sor Paciolla o don Paciolla. Insomma, questo signore che si sente a suo agio negli ambienti televisivi, rilascia un’intervista al programma Chi l’ha visto?, in data 25.05.2011, che a sentirla attentamente spiega molto bene una parte dei misteri legati ai bagagli. Si sa che Parolisi prima di recarsi a Pianoro, va in garage e carica il trolley, la carrozzina, la palla e il plaid. Spiega il mitico Paciolla che SP prende la valigia perché l’intenzione era quella di portarla in casa e riporvi i vestiti ammucchiati sul letto. 
Schema secondo versione Paciolla

Si legge nell’Ord.TE
Da notare che Parolisi Salvatore,, sentito sul punto specifico, ribadiva con fermezza di essere sceso in garage insieme con la moglie e la bambina, che salivano a bordo dell’autovettura, mentre lui restava all’esterno per caricare alcune cose.
Riflettiamo su quello che devono fare: escono alle 14:10 (più o meno). Devono recarsi a Pianoro, dove impiegheranno per arrivarci minimo 15/20 minuti. Poniamo che come dice Salvatore giungono alle 14.45. Lui è vestito con pantaloncini e maglietta a maniche corte perché aveva intenzione di fare un po’ di footing. Alle 16:00 o giù di lì hanno appuntamento a Folignano dalla madre di Sonia. Sicuramente, Parolisi si cambierà prima di recarsi in casa di un estraneo. Dunque, verso le 15:30 al massimo dovrebbero riprendere l’auto e tornare a casa. Per cui, la valigia sarebbe stata riportata in casa a quell’ora. Cioè di ritorno da Pianoro. In sostanza, non potevano certo andare a dormire con tutto quell’armamentario sul letto. Per cui SP ha pensato bene di agevolarsi e prendere la valigia. Poiché, doveva andare in garage per recuperare plaid e palla, oramai che c’era carica anche il trolley. Tutto qua il mistero della valigia. Questo però porta ad una conseguenza: se SP ha preso la valigia con l’intenzione di portarla nell’appartamento perché venisse caricata, vuol dire che non c’era nell’immediato suo futuro alcun omicidio da compiere. Non solo, non pensava minimamente che si sarebbe recato ad Amalfi dall’amante.
Sempre sor Paciolla dice una cosa assai più interessante riguardo alla borsa di Melania. Asserisce, cioè, che quando sale a Pianoro chiamato da SP, a un certo punto serve un cambio per la bimba e si mettono a cercare la borsa in macchina. Ma non la trovano. Dunque, sembrerebbe, che è proprio in quel momento che SP si rende conto che Melania non aveva portato la borsa con sé, quindi le dichiarazioni che fa in caserma relativamente alla borsa sono frutto della scoperta avvenuta a Pianoro. Anche riguardo alla mancanza di denaro di Melania, si potrebbe pensare che le sue dichiarazioni riflettano su questa situazione che lui ha appreso in un secondo tempo e non nell’immediatezza della partenza da Folignano. Certo, forse ha visto allontanarsi Melania senza borsa, ma potrebbe non avervi riflettuto se nonostante questo le chiede di portagli un caffè. Sono dichiarazioni di Parolisi, potrebbe non essere vero nulla. Però, il Paciolla aggiunge un’altra cosa che taglia la testa al toro. Asserisce, che quando SP è stato invitato dai carabinieri per fare la denuncia, gli ha lasciato le chiavi della macchina. Quindi mentre Parolisi si recava nella caserma dei carabinieri, l’automobile rimaneva a disposizione delle Autorità con la mediazione dell’amico Paciolla. Sarà Paciolla ad aprire l’autovettura per aiutare le unità cinofile. Paciolla, non vede nessuna borsa. Dunque, quando SP arriva a Pianoro (vuoi da Civitella dopo aver ucciso la moglie, vuoi direttamente da Folignano) la borsa in macchina non c’è. Quindi, a meno che una volta soppressa la moglie non sia tornato a casa, si sia cambiato e abbia lasciato la borsa nell’armadio, Parolisi non può avere avuto nessu’altra occasione per riporre tale oggetto in casa. Ecco perché i Giudici pensano a un chi per esso.
Allora, come sono andate le cose?
La borsa prima linea Alviero Martini viene ritrovata nella propria custodia all’interno dell’armadio. È un oggetto costoso che Melania quindi ripone con cura. Ed è proprio lei ad aver conservato questa borsa con l’idea di prendere l’altra. Infatti, si premunisce di togliere da detta borsa Alviero Martini il portafogli e riporlo sul computer con l’intenzione di metterlo nell’altra borsa, quella tipo Vuitton. Quindi, se c’è una borsa che non è al posto suo, è proprio quest’ultima. Melania, però, semplicemente non la porta. Forse la sosta sarebbe stata troppo breve  e non ha ritenuto portarla dietro, oppure l’ha dimenticata. Quindi, è sul comportamento di Melania che bisogna concentrarsi. Perché non ha portato la borsa? Come mai ha lasciato il portafogli a casa?

Rea Michele, fratello della vittima, […] riferiva tra l’altro che la sorella non sarebbe mai uscita di casa senza la propria borsa con tutto il necessario… […] Ha espressamente dichiarato di trovare assai strano che la sorella intendesse recarsi a S.Marco appena un’ora e mezzo prima di dover essere di ritorno a Folignano.

Queste considerazioni ci fanno pensare che se Parolisi ha detto il vero, il comportamento di Melania è apparso davvero strano. Anche se nelle dichiarazioni di Michele Rea si voleva forse adombrare l’idea che Parolisi abbia mentito, il problema è proprio questo: e se Parolisi non ha mentito?

Schema se versione Parolisi veritiera


Rivediamo la scena dal racconto di Salvatore: Melania si allontana per andare al bagno, non ha soldi eppure si offre di portargli un caffè; per raggiungere il Bar il Cacciatore segue un percorso anomalo, decisamente più lungo. I giudici trovano strano tutto ciò, e avrebbero ragione se veramente Melania avesse avuto intenzione di recarsi al bar. Non prendono in considerazione che forse non aveva intenzione di recarsi in alcun bar e che la sua meta non era il Cacciatore,bensì proprio la zona del Monumento.
Ma questa parte del mistero lo affronteremo nel prossimo capitolo, cioè quello della scomparsa e delle varie testimonianze.


venerdì 12 agosto 2011

Nuova Ordinanza, nuove riflessioni. Prima parte: Prodromi di un omicidio

Se Parolisi è colpevole non ha fatto nulla per apparire innocente; se invece è innocente, ha fatto di tutto per sembrare colpevole.





Bisogna ricominciare daccapo; adesso che abbiamo documenti ufficiali che ci danno dati certi, occorre fare tabula rasa di tutto è rivedere ogni cosa.

Un eroe dei nostri tempi

Salvatore Parolisi è un mare di guai, su questo non c'è alcun dubbio. Per cui, se è colpevole, avrà solo ciò che merita; se tuttavia è innocente, ha veramente fatto un gran casino. Mi sembra uno capace solo di creare guai a sé e agli altri. A seconda di come lo si valuta il caso della sventurata Melania Rea assume due diverse prospettive e valenze. Nell'ipotesi di Salvatore Parolisi colpevole, abbiamo il solito marito stressato che non sa che pesci prendere e uccide la moglie come la soluzione più immediata ai suoi problemi, insomma, un caso di ordinaria amministrazione come se vedono da secoli a questa parte. La faccenda assume connotati assai più misteriosi e sinistri se il colpevole non è Salvatore Parolisi. Se non è stato lui chi diavolo è stato, perché lo ha fatto, qual è il vero movente? Bisogna, dunque, applicare due metodologie differenti a seconda del caso. 
L'Ordinanza di Teramo, come quella di Ascoli Piceno, sono una vera e propria mannaia che pende sulla testa di Salvatore. Rischia, il don Giovanni Caporal maggiore, un fine pena mai. Si trova in una posizione complicatissima che non ha saputo per nulla gestire né nella ipotesi che sia innocente né nell'ipotesi che sia colpevole. Il Ganimede, l'Adoncino amoroso, alla fine è rimasto vittima delle proprie tresche, sia che queste lo abbiano spinto all'omicidio sia che non c'entrino nulla con la morte di Melania. Tutti i suoi passi, nell'immediata scomparsa di Melania e poi, dopo la scoperta del cadavere, lo hanno portato in un'unica direzione: quella del baratro.



I giudici sono planati come aerei da bombardamento sulla vita del Nostro, coventrizzando la sua esistenza. Parolisi Salvatore, non ha più un futuro davanti a sé, nessuna prospettiva di una relazione amorosa che non sia solo epistolare, né la gioia paterna di vedere una figlia crescere. Se ha ammazzato la moglie, beh, non può che lamentarsi con sé stesso; se invece ha solo voluto fare il Cherubino della situazione, anche se avrebbe meritato una lezione esemplare,  la punizione sarebbe però in questo caso ben oltre i danni fatti alle altrui persone. 
Parolisi sta precipitando in un pozzo senza fondo dal quale non riemergerà più. Per questo è necessario appurare se tutto questo se lo merita oppure no.

Il mistero è servito


Parolisi è un bugiardo nato. Ha mentito alla moglie, alle amanti, ai parenti, agli amici. Crede che la menzogna sia la strada migliore per ottenere dei risultati e vorrebbe trascinare anche gli altri in questa sua visione della vita. Le sue parole sono sottese a depistare, a confondere, a omettere. Forse l'omicidio, forse solo le sue tresche, forse entrambe le cose. Se, dunque, le sue parole sono mendaci, dobbiamo rifarci soprattutto ai dati oggettivi. Per esempio, agli orari marcati dai tabulati telefonici.


Stabiliamo innanzitutto degli orari:

13:36 - 14:5315:26


Il primo orario indica la telefonata della madre a Melania, il secondo lo squillo di Sonia al quale nessuno risponde, il terzo orario la prime delle tante chiamate di Salvatore per cercare la moglie. 
Quindi abbiamo due spazi temporali:il primo di 77 minuti, il secondo di 34 minuti. In quale di questi due archi temporali Melania è stata aggredita e uccisa? Se nel primo, il colpevole è sicuramente Salvatore Parolisi (SP d'ora in avanti). Se nel secondo, si tratta di un SI di cui ancora non sappiamo l'identità. Ovviamente, è molto più facile che il tutto sia accaduto in 77 minuti che in 34. Già questa prima considerazione non lascerebbe molti dubbi sul coinvolgimento di SP. Ma ripercorriamo gli eventi dall'inizio...


La telefonata di Vittoria Garofalo (13:36-13:43)


La madre di Melania ha una conversazione con la figlia di 7 minuti. Vuole sapere come sono andate le visite mediche previste per lei e la nipotina Vittoria. A rispondere in prima battuta sarà SP che passerà il telefonino alla moglie impegnata in bagno.
La Garofalo viene a sapere dalla figlia alcuni dettagli che saranno importantissimi per le indagini:


Melania è in bagno
Ha pranzato
Si recherà a Colle san Marco con la famiglia
Alle 16:00 ha un appuntamento presso la madre di Sonia Viviani, una vicina di casa con la quale ha allacciato una buona amicizia.


Si tratta di una conversazione tranquilla che non lascia presupporre alcunché del dramma che di lì a poco si consumerà. Se Melania aveva intenzione di allontanarsi dal marito una volta giunti a Pianoro, non fa trasparire nulla a sua madre. 


"Dopo aver pranzato ed aver sbrigato qualche faccenda domestica, mia moglie mi proponeva di andare a prendere un po' di sole sul pianoro di San Marco."


Così esordisce SP nel tardo pomeriggio del 18 aprile 2011 quando sporge formale denuncia di scomparsa. Dunque, sarebbe stata Melania a proporre, così, all'improvviso, di recarsi a Colle. Lo avrebbe fatto subito dopo pranzo. Se questa versione è vera, SP difficilmente sarebbe il colpevole poiché è altamente probabile che si tratta di un omicidio premeditato. Nessuno può smentire o confermare il racconto di SP per cui non si possono fare speculazioni in merito. Vediamo quali sono i probabili scenari



SP dice il vero: In questo primo scenario, SP potrebbe essere innocente.  






SP dice il falso: è lui a proporre di andare a Colle con l'intenzione di recarsi però a Civitella. In questo caso ovviamente SP è colpevole, punto è basta.







Come si vede, un presupposto tira l'altro; sbagliato il primo sbagliati tutti. In questo caso, abbiamo la sola versione di SP, per cui questa premessa (Melania decide la gita), fosse anche esatta, non possiamo prenderla in considerazione poiché non si tratta di un dato oggettivo. Anche i Giudici non riescono a sciogliere questo nodo che sarebbe cruciale per le indagini. Tuttavia, non possiamo adottare il metodo di Alessandro che con un colpo di spada recide il nodo Gordiano che nessuno sapeva sciogliere. Questo primo nodo, semplicemente, dobbiamo ignorarlo. Tuttavia, pur non sapendo chi abbia avuto l'idea di recarsi a Colle, sappiamo però che quella gita era prevista, e doveva svolgersi pochi minuti dopo. Secondo SP, in effetti ciò avvenne, si recarono a Pianoro. Ma l'accusa, oggi, asserisce che invece la famiglia si diresse verso il Bosco delle Casermette, a Ripe di Civitella. Luogo conosciutissimo da SP poiché frequentato molte volte per le esercitazioni. Ma possibile che Parolisi si sarebbe recato in un luogo dove sapeva esserci la possibilità di vedette, come infatti c'erano quel giorno? Oppure, sapeva che le sentinelle non avrebbero potuto dalla loro postazione vedere quale tipo di auto si portava verso il casotto di legno dove poi Melania verrà uccisa?
Il mistero è proprio questo, come ha fatto Carmela Melania Rea a ritrovarsi in un posto piuttosto che in un altro? E perché in questo altro posto ha trovato un orribile fine? 
Non è stato frutto di un caso; Melania non si è trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Questo lo si poteva dire se il fatto fosse avvenuto a Pianoro. A Civitella, con chiunque vi si sia recata, era prevista la sua morte violenta. Poiché, come abbiamo esplicitato, il suo è stato un omicidio premeditato. L'assassino, già armato, già determinato, l'ha con qualche scusa portata alle Casermette. Chi era costui? E' questa la domanda la cui risposta scioglierebbe l'enigma.






(continua...)













mercoledì 10 agosto 2011

Lettere anonime


Le ultime notizie sul caso Yara Gambirasio riportate dalla Rete sono le seguenti:

Al quotidiano L'Eco di Bergamo è arrivata una lettera anonima con scritto: 'Sono io l'assassino di Yara'. La missiva, alquanto sgrammaticata, è stata scritta su un foglio A3 utilizzando un normografo con caratteri a stampatello. Nella lettera anonima, che riporta il timbro del centro meccanografico posta di Genova, l'autore ha raccontato il delitto di Yara Gambirasio. La giovane vittima sarebbe stata uccisa da un presunto pedofilo, che si trovava nella zona di Brembate per lavoro e passava, si legge, 'vicino al centro sportivo per conoscere qualche ragazzina, perché le donne non me vogliono, mi imbarazzo con adulti'.
L'anonimo autore della missiva ha parlato di una conoscenza con Yara lunga almeno due mesi. Ha raccontato che verso fine settembre aveva cominciato a passare vicino alla palestra a bordo della sua automobile e con delle scuse aveva conosciuto una ragazza di nome Yara. 'Finimmo con il simpatizzare - ha scritto l'uomo - eppure mi sembrava di piacere a lei perché me sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso'.
Raccontando quanto accaduto lo scorso 26 novembre, l'uomo ha poi scritto: 'Gli offrivo un passaggio a casa verso le 18.50. Con una scusa le dissi che dovevo passare un attimo al posto di lavoro a Mapello. Verso le 19 arrivammo a Mapello, in macchina le squillò il cell. La convinsi a spegnerlo, lei aveva già capito le mie intenzioni. Una volta fermata la macchina si spaventò e tentò di scappare, prima mi colpì ai testicoli e il suo cell. mi cadde addosso. Lo presi e lo disattivai. Lei intanto era appena scappata fuori de macchina. Avevo perso la testa per il fatto che poteva rovinare il mio corpo. La insegui nel campo dietro cantiere avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (..) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello'.

La lettera, che a dire il vero non svela alcun dettaglio inedito, è stata trasmessa al Ris di Parma dai carabinieri, su disposizione del pm Letizia Ruggeri. Nel frattempo ecco arrivare le prime indiscrezioni sulla consulenza medico legale che verrà consegnata nei prossimi giorni al pm Ruggeri. A quanto pare la povera Yara sarebbe morta per una serie di concause: un colpo alla testa, diverse ferite da taglio e una insufficienza respiratoria provocata da un tentativo di strangolamento. La 13enne sarebbe dunque deceduta per le ferite e per il freddo.

Non facciamo illusioni, questa lettera è un puro falso creato ad arte. Si tratta di qualche perverso gioco il cui fine non è dato sapere. Innanzitutto, dice solo cose apprese dai giornali. Inoltre, perché mai l'assassino avrebbe dovuto scrivere una tale lettera? A quale fine? Senso di colpa? Scusate, ma non rido per puro rispetto del dramma. Forse, volendo essere più buoni nell'interpretare tale gesto, potremmo attribuirlo a qualcuno che vuole che  si riparli del caso perché le indagini siano più serrate. In ogni caso, è chiaro che il latore vuole indirizzare le investigazioni sulla pista dell'extracomunitario. Quindi, non è detto che dietro tutto questo non ci sia uno xenofobo.
Yara non sarebbe mai salita in macchina con uno appena conosciuto per andare con lui in un cantiere. Nessuna ragazzina di buon senso l'avrebbe mai fatto. Inoltre, come si legge nelle ultime righe dell'articolo, nelle fasi dell'aggressione di Yara c'è stato un tentativo di strangolamento che l'anonimo neppure cita.
L'assassino di Yara è qualcuno della comunità che conosce i luoghi, le abitudini della gente del posto. Prima o poi aggredirà qualche altra ragazzina. Il suo istinto predatorio lo porterà a colpire nuovamente. Speriamo solo che nel frattempo lo arrestino per qualche motivo è che il test del DNA lo inchiodi alle sue responsabilità.

mercoledì 3 agosto 2011

L'Ordinanza: analisi. Al di là di ogni ragionevole dubbio.

Una doverosa annotazione

Ho ricevuto un commento da Henry 62, la cosa mi fa molto piacere perché si tratta di una persona che  stimo e ammiro. Colgo l'occasione per dire che chi volesse approfondire l'argomento Mostro di Firenze più che ai libri oramai bisogna rifarsi a tre blog che sono il meglio che potete trovare, uno è quello di Henry62, per l'appunto, (http://mostro-di-firenze.blogspot.com), l'altro è quello di Master Evo (http://calibro22.blogspot.com); e l'ultimo quello di Flanz (http://insufficienzadiprove.blogspot.com). 
Nessun argomento di cronaca nera, in Italia, ha l'importanza dei delitti del Mostro di Firenze; il suo primato rimane ineguagliato. Prima o poi affronterò questo caso... non posso non farlo.



Diciamo che il caso di Melania Rea è solo un gioco, proprio come il Monopoli. La piattaforma prevede invece di Vicolo Corto e Parco delle Vittorie, Ripe di Civitella, Pianoro di Colle san Marco, e via discorrendo. La cosa può sembrare a prima vista irriverente, dissacratoria e cinica. Ma non è così. Per affrontare un caso criminale bisogna avere una mentalità ludica: il giocatore, infatti, adotta strategie mentali differenti dalla norma per le proprie soluzioni. Per gioco, quindi, non intendo, un divertimento, farsi quattro risate in compagnia. Alludo a una mente che è allenata a risolvere enigmi. L'atteggiamento ludico, comunque, è inutile negarlo, si concede anche un piacere intellettuale. Ovviamente, non sto dicendo che il giocatore gode di una tragedia, ma i quesiti, i presupposti, gli elementi che deve collegare, ai quali occorre dare un senso logico, questo sì, lo esaltano. L'enigma lo avvince, lo ammalia. Se si cala però nella tragedia, se ne assapora la drammaturgia, se viene coinvolto lo spirito, la sua ricerca sarà inquinata dai sentimenti. Il gioco non prevede sentimentalismi, ma solo esercizio mentale. Però, siccome comunque i personaggi sono reali, il risolutore di enigmi veri in qualche modo è frenato, non si esprime al massimo. Il suo limite è quello di non adottare strategie dirompenti ma rimanere il più possibile ancorato ai fatti.



L'omicidio: nel nostro volgere quotidiano, la routine scandisce i ritmi. Sappiamo già cosa faremo, abbiamo già programmato tutto per i prossimi mesi, a volte per i prossimi anni. Imprevisti possono continuamente modificare il progetto originario ma un filo conduttore c'è sempre. Se uno è ingegnere sarà ingegnere tutta la vita, magari avrebbe voluto esercitare a Milano invece si ritroverà a Pechino. In ogni caso, gli imprevisti vengono comunque affrontati, risolti momento per momento. A meno che non si tratti di una tragedia imprevista: la morte improvvisa di una persona cara può mandare a monte tutti i progetti. L'omicidio, più di qualsiasi altra tragedia, rappresenta l'entropia insita nel nostro quotidiano. Nel caso specifico, l'omicidio di Melania Rea condizionerà per sempre la vita futura di sua figlia Vittoria, il marito si ritrova in prigione dove il suo futuro è al massimo delle incertezze, i suoi cari dovranno convivere per sempre con questa mancanza. Ma non è solo la mancanza, è farsi una ragione di tale mancanza: Melania non è morta per cause naturali: malattie, catastrofi; o incidenti quotidiani: domestici, stradali, ferroviari. Melania non c'è più perché qualcuno ha deciso così, è nella volontà di un'altra persona che un intero nucleo familiare deve ricostruire la propria esistenza. L'assassino è l'avversario contro il quale il giocatore di enigmi veri ha intrapreso la sfida.






Non c'è dubbio che l'Ordinanza della procura di Ascoli Piceno che richiede l'arresto di Salvatore Parolisi è un pamphlet, un atto di accusa all'apparenza ineccepibile.  Lui aveva il modo, il tempo, l'occasione e il movente per uccidere la moglie. Tuttavia...


Questioni di celle... telefoniche


Se abbiamo letto bene quel che dice l'Ordinanza, a Pianoro le celle telefoniche in questione sono 4:
la maggior parte delle comunicazioni telefoniche nei test eseguiti in zona Colle San Marco avviene tramite la cella servente …..381, cella con segnale notevolmente superiore a tutte le altre, cella quasi sempre impegnata durante le chiamate dei telefoni delle prove salvo pochi casi in cui i terminali si sono connessi con celle “adiacenti” tra queste la cella …..358 la cella … 390 ; mentre solo in un caso e solo per una specifica posizione del telefono del test vi è stato l’impegno della cella …451; ….390; le misurazioni radioelettriche delle celle in questa zona identifica la cella ….390 esclusivamente come cella “adiacente” e con valori di segnale molto bassi ed identifica la cella ….451 sia come “adiacente” sia come “servente” esclusivamente in uno specifico punto (collocato al di fuori del percorso ipoteticamente seguito da Carmela Rea per allontanarsi e andare in bagno).
[...] Tale telefono a partire dalle 14.53 riceve 32 chiamate senza risposta e 5 sms. Le prime due chiamate senza risposta sono alle 14.53 e 14.56 e in tali occasioni il telefono di Melania impegna la cella ….. 451. In tutte le chiamate successive vengono impegnate le celle ….451 e ...390.


La cella 451 e la cella 390 coprono Ripe di Civitella e sono entrambe serventi.

In Giallo la cella servente, ovvero principale, la 381 (3 linee); in rosso la cella servente e adiacente in quello specifico punto presso il Monumento, la 451, (2 linee). In blu la cella adiacente 390 (1 linea); in rosa l'altra cella adiacente, (1 linea) la 358. Il numero delle linee indica che quella cella è più forte nel gestire il segnale.

Dunque, negli esperimenti, il segnale, a Pianoro, veniva catturato soprattutto dalla cella servente 381, altrimenti dalle altre celle adiacenti 390 e 358. In un solo caso, e in uno specifico punto, il segnale è stato gestito dalla cella 451.


Nella zona del ritrovamento del cadavere abbiamo due solo celle, entrambe serventi, la 390 e la 451.




La cella che viene agganciata dal telefono di Carmela Rea quando riceve le due telefonate in questione è la ……451 (ubicazione cella Castel di Lama) – cella che copre e serve la zona in cui il cadavere è
stato ritrovato ma che copre solo molto residualmente la zona S. Marco (servita da altra cella con segnale molto potente) e in particolare solo uno specifico punto vicino al Monumento Caduti avente coordinate geografiche 42° 49’ 38,5752’’ – 13° 34’ 54,6924’’, non la zona delle altalene. 


Dalle 15.26 alle 16.28 Salvatore Parolisi effettua dieci tentativi di chiamata sul telefono 333-8102280 in uso alla moglie (e per due volte chiama anche il cellulare pure in uso e utilizzato per parlare con i familiari alla moglie ma lasciato a casa): viene alternativamente agganciata la cella ….451 ubicata a Castel di Lama e la cella …390 ubicata a Spinetoli – (le telefonate complessive ricevute dal telefono di Melania a partire da quella delle 15.26 sono 30; vengono sempre agganciate alternativamente le celle …451 e …390 ) entrambe tali celle servono la zona del Chiosco della Pineta.


Facciamo il punto della situazione e cerchiamo di capire.

Pianoro viene servita da 4 celle: la principale è la 381. In pratica quasi tutte le telefonate vengono gestite da questa cella. Altrimenti, possono entrare in campo le altre due celle adiacenti, 351 e 390. La cella 451 è presente sono in uno specifico punto con coordinate ben precise:




Come si vede, le coordinate geografiche del punto in cui la cella 451 gestisce le telefonate è proprio presso il Monumento ai Partigiani.


Colleghiamo tutti questi dati con i fatti.
Dunque, Parolisi dovrebbe essere giunto a Pianoro intorno alle 14:45. Se dice la verità, Melania si sarebbe allontanata dopo pochi minuti dall'arrivo. Alle 14:53, quando riceve la prima telefonata di Sonia, lei poteva benissimo essersi trovata presso il Monumento, nel punto dove coincidono le coordinate geografiche della cella 451. Infatti, non dimentichiamoci che i cani molecolari perdono la pista proprio al Monumento. La versione di Parolisi non è per nulla in contraddizione con questi dati. Vediamo cosa è accaduto quel pomeriggio.


In Rosso il percorso di Parolisi venendo da Folignano (secondo la sua versione); in giallo il breve tragitto per raggiungere il Cacciatore; in blu il cammino effettuato da Melania secondo i cani molecolari.
Non voglio fare l'avvocato difensore di Salvatore, ma è indubbio che assecondano la sua versione almeno  4 elementi:
a) Le due telefonate di Sonia e i due sms vengono gestiti tutti dalla cella 451, e non più o meno alternativamente dalla 451 e dalla 390, come succederà dalle 15:26 quando Salvatore comincerà a chiamare. Questo implica che lei poteva effettivamente trovarsi in un punto gestito soprattutto dalla cella 451 con esclusione della 390, ovvero proprio quello coincidente con le coordinate suddette e citate nell'Ordinanza.
b) I cani molecolari individuano una e una sola pista che porta verso le coordinate della cella 451. 
Non risulta che 8 giorni prima , quando Melania si è trovata con la famiglia e l'amica Sonia a Pianoro abbiano effettuato il percorso che porta al Monumento. Di certo sono andati a Il Cacciatore seguendo il tragitto più breve. Eppure, i cani non seguono affatto questo itinerario. Dunque, non hanno fiutato una presenza pregressa di Melania sul luogo. Bisogna aggiungere che Parolisi nella sua versione, sarebbe giunto a Pianoro venendo da Folignano, dunque seguendo l'itinerario rosso della figura. Se invece è giunto il loco venendo da Ripe il suo itinerario sarebbe stato dalla parte opposta. In nessun caso aveva necessita di fare il tragitto seguito dai cani. Questo per dire, che i cani non hanno seguito una traccia olfattiva presente nella macchina di Salvatore. All'apparenza, hanno fiutato la "presenza" di Melania lungo quel percorso fino al Monumento, dopodiché si sono fermati. Come se Melania, appunto, giunta lì fosse salita su un auto. 
c) Gli orari delle telefonate di Sonia coinciderebbero con un tempo di percorrenza che combacerebbe con il racconto di Salvatore; cioè a dire, se egli asserisce il vero, alle 14:53, se Melania avesse veramente effettuato il tragitto descritto dai cani molecolari, si sarebbe ritrovata sul punto delle coordinate.
d) Se Melania voleva allontanarsi senza farsi vedere e trovare da Salvatore, il posto migliore per un appuntamento è proprio presso il Monumento. Infatti, se l'incontro fosse stato previsto presso il Cacciatore, qualcuno poteva notarla e riferire in un secondo tempo al marito. Non solo, un eventuale adescamento ai suoi danni da parte dell'assassino, doveva avvenire lontano da occhi indiscreti e più o meno vicino all'auto con la quale era arrivata a Pianoro; l'area del Monumento, soddisfa tali requisiti.

Le telefonate
Molto importanza è stata data, in questo caso, alle telefonate.
La prima è quella della madre di Melania. Quando riceve questa telefonata lei è a casa con il marito. Sono le 13:46. Nemmeno due ore dopo Melania verrà uccisa. Da questa conversazione apprendiamo i seguenti suggerimenti:
a) Melania è stata in bagno
b) ha pranzato con una piadina
c) si sarebbe recata a Pianoro.
La madre, dunque, era informata che da lì a pochi minuti la famiglia si sarebbe trasferita per qualche ora a Colle.

...tale dato è confermato circostanzialmente dalla mamma di Carmela Vittoria Garofalo che quando telefona alla figlia alle ore 13.36 riceve prima risposta dal Parolisi che gli dice che Melania è in bagno – cfr. dichiarazioni rese da Garofalo Vittoria il 27.4.2011
[...] alle 13.36 Carmela Rea parla al telefono con la madre per 7 minuti e 32 secondi e dice che ha finito di pranzare e che sarebbero andati a san Marco.

[...] si tenga anche conto che tra le 14.53 e le 16.28 vi sono state 12 tentativi di chiamata al telefono di Carmela Rea tutti senza risposta (due provenienti da Sonia Viviani – dieci provenienti dal marito; oltre agli sms...)

[...] dalle 15.26 alle 16.28 Salvatore Parolisi effettua dieci tentativi di chiamata sul telefono 333-8102280 in uso alla moglie (e per due volte chiama anche il cellulare pure in uso e utilizzato per parlare con i familiari alla moglie ma lasciato a casa)

[...] le due telefonate fatte da Viviani Sonia a Carmela Rea alle ore 14.53 e quindi 14.56; ( cfr. pg. 162 segg. nota riepilogativa e Relazione All. 79 pg. 8-9 e 16 oltre ai riferimenti documentali inseriti nel citato Allegato 79):
a) che Carmela non risponde a tali due telefonate (né ai due sms successivi delle 15.03 e 15.04, né a tutte le successive numerose chiamate); 

Cosa apprendiamo da tutto questo? Innanzitutto, che l'intenzione di andare a Pianoro non è una invenzione di Parolisi, dato che Melania lo dice a sua madre. Poi che Salvatore cerca la moglie finanche sul telefono che lui sa certamente trovarsi a casa e inutilizzato. Lo fa per ben due volte. Se sapeva che Melania era morta che serviva questo disperato tentativo di cercarla a casa? Sembra che l'intento di Salvatore fosse quello di vedere se in qualche modo Melania era rincasata. All'apparenza sembrerebbe che non sapesse che pesci prendere. 

Sonia telefona due volte nel giro di 3 minuti sul telefono di Melania, se ho ben capito, le invia tre sms in pochissimi minuti, uno sappiamo andato a vuoto perché sull'utenza Wind, ovvero quella certamente rimasta a casa e sulla quale anche Salvatore ha provato invano a chiamare, e due sulla Tim. Che Sonia abbia inviato un sms sulla Wind, Salvatore dice di averlo appreso dagli inquirenti nella trasmissione Chi l'ha visto? del 27.04.2011. L'Ordinanza però asserisce che gli sms sono due, entrambi giunti sulla Tim. Non cita quello Wind. Perché non c'è mai stato questo sms sulla Wind oppure perché non era importante citarlo parlando degli esperimenti su Pianoro effettuati con la sola utenza Tim? In ogni caso balza agli occhi che Sonia, che pure aveva appuntamento con i Parolisi alle 16:00 a casa della propria madre, non cerca Melania sul suo cellulare. Tanta premura intorno alle 15:00 per cercare Melania, e poi più niente. Forse Parolisi ha pensato di informarla che Melania era scomparsa quello stesso pomeriggio? Ma se così fosse stato c'era una ragione in più perché Sonia tempestasse di chiamate la propria amica. Fatto sta che alle 16:28, Sonia non ha ancora sentito i Parolisi che erano in ritardo di mezzora. Ha mai chiamato quel pomeriggio dopo le 16:28? E se non lo ha fatto, perché non lo ha fatto? Cosa ha scritto negli sms inviati sull'utenza Tim?
Non voglio accanirmi, ma questi fatti appaiono strani.

Lo staging e il vilipendio di cadavere.

Chiunque abbia fatto lo staging, difficilmente costui poteva essere Parolisi. Ecco i suoi movimenti dopo la scomparsa della moglie.

La notte tra il 18 e il 19 aprile Salvatore Parolisi la passa con il fratello del suocero, lo zio di Melania, a Folignano, nella casa in cui viveva con la moglie.

Mattina del 19 aprile, Parolisi chiama al cellulare Ludovica, la sua amante, alle ore 08:17, ma questa non risponde. 

Ore 11, Parolisi esce da casa, spiega che è diretto in caserma e che non vuole essere accompagnato. 

Ore 11:20  riprova a chiamare Ludovica che questa volta risponde: i due rimarranno al telefono fino alle 11:46. 

Un collega di Parolisi afferma poi che alle 13:30 il caporalmaggiore è in caserma, dove rimarrà fino alle ore 19.
 
Ore 15:10  telefona all'amica del cuore di Melania, Imma. 

Ore16:01 provvede a rimuovere Ludovica dai suoi "amici" di Facebook. 
Una volta fuori dalla caserma, rimarrà fino alle 22 sul pianoro di Colle San Marco.

La notte tra il 19 e il 20 Parolisi vorrebbe dormire in caserma: sono i colleghi a convincerlo a tornare a casa, invitandolo a passare del tempo con Vittoria, che nella giornata del 19 aprile era stata con i nonni per tutto il giorno.

Salvatore trascorre la notte tra il 19 e il 20 a casa sua, insieme ai parenti di Melania. 

Il 20 aprile si svegliano tutti alle 6:30.

In quale momento Salvatore avrebbe potuto effettuare lo staging? E perché avrebbe dovuto rischiare tanto? Se si sentiva attenzionato, se aveva capito che su di lui gravavano i primi sospetti, come poteva recarsi a Civitella senza temere di venire comunque osservato? 
Dove si sarebbe procurata la siringa e il laccio emostatico? In ogni caso lo staging dovrebbe essere avvenuto a poche ore dalla scoperta del cadavere. Probabilmente poco prima delle 07:00 del 20 aprile, quando il cellulare di Melania verrà riattivato. Egli, in quel momento è a casa con i parenti di Melania.

Trovo difficile pensare che comunque abbia violato il cadavere della moglie. questo è un gesto estremo che denota odio, disprezzo, distacco nei confronti della vittima. Nessuno, nonostante i tradimenti di Salvatore, ha affermato che odiasse la moglie.
Chi ha effettuato lo staging è dunque ritornato sulla scena del crimine. Forse doveva tornare. E' stato costretto a farlo, per un semplice motivo: doveva aver lasciato qualcosa sulla scena. Doveva esserci un segno della sua presenza, qualcosa da portar via oppure qualcosa che forse ha cercato di mascherare. 

DNA femminile, capelli di donna (forse), sono stati trovati sul cadavere di Melania. Non si possono accantonare tali elementi. A mio avviso, al momento, non siamo in quella formula di rito per cui al di là di ogni ragionevole dubbio, si debba condannare Salvatore Parolisi, anche se rimane il principale indagato.